Non c’è 2 senza te, la recensione
Chi bazzica la commedia all’italiana sicuramente ricorderà Alfredo e Manolo, ovvero il cugino di Checco Zalone e il suo compagno che comparivano in un ruolo di contorno nel primo film del comico pugliese, Cado dalle nubi. Ora la coppia gay interpretata da Dino Abbrescia e Fabio Troiano torna come protagonista di Non c’è 2 senza te, che non è un vero spin-off del film con Zalone, visto che i due attori interpretano personaggi differenti (probabilmente per una questione di diritti), anche se praticamente replicano quella performance volutamente.
Nel film Alfonso (Dino Abbrescia) e Moreno (Fabio Troiano) sono una coppia omosessuale ormai collaudata da anni: il primo fa la “donna” di casa e desidera diventare padre, il secondo è l’uomo in carriera e porta da mangiare a casa facendo l’arredatore d’interni. Ma la tranquillità quotidiana della coppia è sconvolta prima dall’arrivo del nipotino di Alfonso, che dovrà rimanere con loro per ben tre mesi perché la madre è costretta ad andare in Cina per questioni di lavoro, poi dall’infatuazione (ricambiata) che Laura (Belen Rodriguez) prende per Moreno.
Ricordate i film che venivano prodotti in Italia negli anni ’70 e ’80 che proponevano la macchietta dell’omosessuale? Diciamo sul modello della checca isterica alla Michel Serrault di Il Vizietto, o alla Leopoldo Mastelloni in Culo e Camicia. Ecco, Non c’è 2 senza te ripropone quella tipologia lì e se nel 1981 la cosa faceva sghignazzare di gusto, nel 2015, francamente, appare vecchia nonché velatamente offensiva, anche se il film ha uno sguardo affettuoso e un finale “gay pride” che sicuramente saprà farsi perdonare da chi chiama in causa.
Fatto sta che incentrare un’intera commedia sull’idea dello stereotipo gay senza trattarlo, appunto, come uno stereotipo, lascia un po’ perplessi perché Non c’è 2 senza te gioca la sua unica carta proprio su questo dato qui. Dino Abbrescia e Fabio Troiano (anche co-autore della sceneggiatura) funzionano benissimo insieme, sono affiatati e hanno tempi comici perfetti, confermando la giusta intuizione di chi li aveva voluti insieme in Cado dalle nubi, ma il film in se è davvero poca cosa, banalotto e, nel complesso, pochissimo divertente.
Gran parte dei personaggi sembrano piuttosto stupidi perché non si accorgono mai dell’ovvio, a cominciare dalla insegnate di spagnolo vegana interpretata da Belen Rodriguez, che incredibilmente non capisce che il suo nuovo boyfriend (Fabio Troiano, appunto), è “frocio” perso. E il paradosso è che il personaggio non faccia nulla per mascherarlo, il che sicuramente aiuta a generare comicità, ma accentua il sospetto di stupidità del personaggio.
Il ritmo è molto elevato, la regia di Massimo Cappelli (che aveva già diretto Troiano nel pregevole Il giorno + bello) è più movimentata dello standard da commedia italiana e il film si lascia anche guardare senza annoiare però questo sguaiataggine e stupidità di fondo, nonché il concentrato di stereotipi, alla lunga infastidisce piuttosto che divertire. Stereotipizzazione che coinvolge anche la vicina di casa dei protagonisti, interpretata da una Tosca D’Aquino che ripete il personaggio della napoletana verace molto simile a quello che le diede la celebrità in Il Ciclone.
Attori piuttosto bravi, dunque, ma visibilmente lasciati a briglia sciolta, dato che risulta evidente su Belen Rodriguez che se in passato aveva dimostrato non essere malvagia nel recitare (Se sei così ti dico sì), qui risulta il vero punto debole del cast.
Alla fine ci si chiede perché fare un film come questo, vecchio nel concept, poco ispirato, poco divertente e senza nomi nel cast su cui puntare il traino commerciale.
Roberto Giacomelli
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