Past Lives, la recensione

Presentato in concorso al Sundance Film Festival 2023 e candidato a ben due premi Oscar, tra cui l’ambita statuetta a miglior film, Past Lives è arrivato finalmente nelle sale italiane lo scorso 14 febbraio distribuito da Lucky Red dopo aver avuto la sua premiere italiana alla Festa del Cinema di Roma 2023.

Il film si concentra sulla vita di Nora Moon, una donna coreana emigrata negli Stati Uniti con la famiglia quando era ancora una bambina, e di Hae Sung, suo amico d’infanzia col quale rientrerà in contatto dodici anni dopo. Altri dodici dopo questi scambi digitali, i due finalmente si incontreranno nuovamente di persona a New York, Hae Sung è rimasto single mentre Nora è sposata e l’amore puerile dei due in Sud Corea sembra ormai solo un lontano ricordo.

Esordio alla regia di Celine Song che ha raccolto moltissimi consensi di critica e di pubblico, Past Lives è un’opera che si inserisce in quel filone di film romantici a metà tra il what if e il triangolo amoroso non riuscendo però bene in nessuno dei due aspetti. Sebbene il film presenti degli interessanti spunti di regia e degli scorci visivi molto poetici, la scrittura e il lavoro sui personaggi risultano estremamente piatti.

In una pellicola di 106 minuti dove ci sono sostanzialmente tre personaggi la sceneggiatura non riesce mai ad approfondire nessuno di questi. Si ha come la sensazione che venga mostrata solo la superficie delle loro personalità; un film che si basa sulle proiezioni che gli uni fanno verso gli altri senza mai davvero arrivare a vedere queste proiezioni effettivamente confermate o smentite dai personaggi. Tolto il brillante lavoro sulla frammentazione del tempo che presenta comunque alle volte dei banali escamotage narrativi, il sentore è che in una pellicola che lavora sulla separazione e sulle distanze tra i protagonisti l’unica vera distanza che si crea è quella emotiva tra lo spettatore e il film stesso. Difficile risulta infatti empatizzare di fronte a un film estremamente piatto che dovrebbe fare delle emozioni il suo punto forte ma che di emozioni veramente sembra non averne.

Il lavoro che Celine Song cerca di fare sull’astrazione dei concetti e del tempo che scorre risulta alle volte fin troppo relativo e per nulla solido. Più che la dimensione narrativa risultano interessanti alcune soluzioni di regia, in particolare le scelte nei movimenti di macchina e nel montaggio. Se Past Lives ha dei pregi, e si fatica a trovarne, questi risiedono tutti proprio nella questione formale del film: la fotografia di Shabier Kirchner regala scorci poetici e riflessivi e il montaggio riesce a realizzare 2 o 3 stacchi interessanti sul piano emotivo. Una scena veramente degna di nota è il finale, dove un lungo carrello a seguire sulla protagonista mostra un’idea registica ben precisa da parte della Song. Un long take che ti fa quasi rivalutare l’intero film, salvo poi ricordarti che tutto il resto della pellicola non era costruito come quest’ultima struggente inquadratura.

Un esordio, dunque, quello della Song estremamente mediocre e che fa rumore probabilmente grazie all’apporto produttivo della A24, da sempre attenta a realizzare un certo tipo di cinema che sa distinguersi dal mainstream. Piatto, noioso e deludente Past Lives si discosta da un k-drama originale Netflix solo ed esclusivamente per un’ottima forma, incapace però di sopperire al piattume contenutistico sopra cui queste belle mura inevitabilmente crollano.

Emanuele Colombo

PRO CONTRO
  • Ottima fotografia.
  • Bel montaggio.
  • Personaggi assolutamente non sviluppati a dovere.
  • Buone premesse, cattiva realizzazione.
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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Valutazione: -1 (da 1 voto)
Past Lives, la recensione, 5.5 out of 10 based on 2 ratings

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