Pierfrancesco Campanella: chiacchierata con un anarchico del cinema

Classe 1960, una decennale gavetta nel mondo del cinema e dello spettacolo e almeno tre cult in curriculum come regista. Parliamo di Pierfrancesco Campanella, filmaker e giornalista romano conosciuto soprattutto per il thriller ultra-gore di matrice “argentiana” Cattive inclinazioni (2003) ma anche per il giallo erotico Bugie rosse (1993) e per la commedia sbarazzina Strepitosamente…flop (1991). Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Pierfrancesco in occasione della presentazione dei suoi nuovi progetti, ripercorrendo la sua carriera e scoprendo cosa pensa delle nuove frontiere della distribuzione filmica.

Buongiorno Pierfrancesco, per iniziare vorrei chiederti come hai mosso i tuoi primi passi nel mondo del cinema. Da attore per Zavattini a regista di Cattivi Pierrot.

A dire la verità ho iniziato ben prima del film di Zavattini. Ho fatto esperienze di ogni tipo: dal cosiddetto teatro d’avanguardia, che andava tanto di moda in quegli anni, alle sceneggiature per fumetti e fotoromanzi, e poi pubblicità, piccoli ruoli in cinema e in televisione e molto altro. Intanto sognavo di diventare regista e scrivevo copioni che proponevo in giro con risultati disastrosi. Insomma, di gavetta ne ho fatta tanta, collezionando talmente tanti pesci in faccia che avrei potuto aprire un mercato ittico!

Ora una mia curiosità di cui non ho trovato molte informazioni: come si è arrivati da Cattivi Pierrot alla versione rimontata da Fabrizio Rampelli, La trasgressione?

Diciamo che tutto è nato da una esigenza di marketing della casa di distribuzione che, per imporre il film di un esordiente nelle sale, aveva bisogno di un titolo “forte”. In quel periodo, in seguito al clamoroso successo de “La chiave” di Tinto Brass, andavano di moda le pellicole erotiche. E così si decise di spacciare la mia opera per un porno soft, complice un manifesto “eccitante”. Vennero girate delle scene aggiuntive un po’ spinte, mentre molte altre furono eliminate dal montaggio definitivo. Alla fine, col nuovo titolo, venne fuori un prodotto ibrido, molto diverso dall’originale, che peraltro, nella sua prima versione, era stato presentato in una sezione collaterale della Mostra di Venezia nel 1986. Così ho preferito prendere le distanze da quella “strana” operazione.

Strepitosamente… flop e Bugie rosse sono stati irreperibili per molto tempo e attorno a questi film si è creata un’aura di culto che oggi può finalmente coinvolgere in maniera diretta gli appassionati anche grazie alla pubblicazione in streaming su CG Digital. In che modo valuti, da artista e da spettatore, le nuove frontiere della distribuzione filmica attraverso le piattaforme streaming?

 Ne penso tutto il bene possibile. Mai mi sarei aspettato di poter dare nuova visibilità ai miei lavori di tanti anni fa. Oltretutto i miei film, essendo vietati ai minori, sono poco “televisivi”. Quindi il download digitale per me è stata una vera manna dal cielo per farmi conoscere da un pubblico più vasto! Ringrazio lo staff della CG Entertainment per questa grande possibilità. Tra l’altro in tempi recenti hanno pubblicato il mio catalogo anche  in dvd, con ottimi risultati. Ti confesso che queste riedizioni sono state accolte favorevolmente anche dalla critica, ricevendo recensioni molto positive,  più di quando i film uscirono al cinema. Come spettatore, grazie allo streaming, riesco a recuperare titoli di difficile reperibilità. E questo mi sembra notevole. Resta comunque il fatto che alla sala, secondo me, deve rimanere  il ruolo centrale nel lancio strategico di un’opera cinematografica.

Ricordo che quando uscì Cattive inclinazioni, tra i fan del cinema thriller e horror, soprattutto quello italiano, c’era un gran fermento dato in particolar modo dal coinvolgimento di nomi molto importanti nel cast legati proprio a questo settore come Florinda Bolkan, Franco Nero, Eva Robin’s. Mi potresti raccontare qualcosa sulla lavorazione di questo film e sul casting?

È stato il film che più mi ha divertito durante le riprese. Un clima di grande complicità tra tutti, interpreti, tecnici e maestranze. Gli attori erano tutti molto coinvolti e nessuno ha fatto le bizze. Cosa davvero incredibile, visto che le protagoniste erano quasi tutte donne. Tanto è vero che il titolo originale di “Cattive inclinazioni” era “Donne crude”. Il casting è stato piuttosto facile, dato che il copione piaceva immediatamente a tutti. La prima che ha detto sì è stata la Bolkan, seguita dalla Robin’s. Tutti gli altri hanno aderito a ruota.

Tu che rapporto hai con il cinema horror e thriller italiano? Da spettatore quali sono stati i registi e i film che più hai apprezzato?

Sin da bambino ho amato pazzamente questo genere di pellicole. Forse perché sono facilmente impressionabile e soffro di incubi. Gli italiani sono stati dei grandi maestri perché realizzavano film interessanti con budget limitati. Penso ai vari Bava, Fulci, Lenzi e tanti altri registi che, con i loro incassi, salvavano i bilanci delle case di distribuzione, spesso in perdita con le opere d’autore.

Nel documentario I Love … Marco Ferreri individui nella società post-moderna e contemporanea, fondata sul consumismo, “l’assassino” di Marco Ferreri. Potresti approfondire questa posizione?

Partendo dal fatto che di Marco Ferreri, dopo la sua dipartita, non se ne parla praticamente più, non è difficile capire che è proprio il “sistema” ad averlo rimosso. Lui aveva previsto tante cose scomode, quelle stesse “cose” che oggi non hanno interesse a divulgare il libero pensiero di un “uomo contro”.

Ultimamente ti sei dedicato alla realizzazione di cortometraggi, tra cui il thriller/drama Sacrificio disumano con Maria Grazie Cucinotta. Perché dal lungometraggio e il documentario sei passato al corto? Esigenza produttiva o spinta artistica?

Spinta artistica. Non avendo le condizioni produttive e distributive per realizzare una storia giusta per un lungo, ho preferito aspettare tempi migliori. Nel frattempo, per assecondare la mia passione e l’insopprimibile esigenza di comunicare al pubblico, mi sono rifugiato nel film breve. Che poi non è nemmeno così facile! Ci ho preso gusto e ne ho confezionati parecchi.

So che stai lavorando a un nuovo progetto che in un certo senso ha a che fare proprio con la fusione tra i linguaggi del lungo e del cortometraggio? Mi puoi anticipare qualcosa?

Si tratta di un lungometraggio a episodi, intitolato “Brividi d’autore”, un po’ come quelli che si facevano una volta e che tanto piacevano al pubblico (tipo “I mostri”). La particolarità sta nel fatto che ci ho infilato dentro qualcuno dei miei corti già realizzati, costruendo poi  intorno una struttura originalissima e con tante sorprese. Al momento non posso dire di più ma, credi, di questo film se ne parlerà moltissimo, magari male, ma non passerà inosservato!

A cura di Roberto Giacomelli

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