Regression: Alejandro Amenàbar spiega i segreti del suo nuovo film

Il 3 Dicembre arriverà nei cinema italiani Regression, l’ultima opera del regista spagnolo Alejandro Amenàbar, che è assente dagli schermi dal ben sei anni, quando diresse il dramma storico Agorà. Con Regression, che nelle nostre sale arriva grazie a Leone Film Group e Adler Entertainment, Amenàbar torna al genere che l’ha reso famoso, il thriller, nel specifico contaminato col soprannaturale, come era accaduto con la sua opera ad oggi di maggior successo, The Others.

Alejandro Amenàbar ha incontrato la stampa romana per presentare la sua opera, un film ispirato a fatti realmente accaduti in Minnesota nei primi anni ’90 e legati a rituali satanici che hanno infiammato le cronache nere locali avendo una considerevole eco mediatica.  

Regression poster

Parlando del suo ritorno al genere dopo averlo già praticato con successo con Tesis, Apri gli occhi e il già citato The Others, il regista confessa di essere sempre stato attirato dagli horror ed è per questo che ha deciso di esordire, negli anni 90 con Tesis, perchè lo fa sentire a suo agio. Inoltre Regression era nell’aria da molto tempo, prima che cominciasse a girare Agorà. All’epoca Amenàbar aveva già pensato di fare un film sul diavolo, ma non era riuscito a trovare un argomento sufficientemente interessante. Aveva fatto ricerche sul satanismo, trovando la connessione che spesso ha con gli abusi e ha capito che era quello l’approccio giusto per trattare l’argomento. Prendendo questa strada, Regression non era più un horror ma un thriller psicologico a tutti gli effetti, che esplora i labirinti della mente.

Per specificare il suo approccio tematico all’argomento, Amenàbar cita un regista che con lui condivide spesso genere e lingua, Guillermo Del Toro. Il regista di Crimson Peak suddivide i film della tipologia a cui Regression appartiene in due tipologie: quelli in cui il Diavolo è all’esterno e quelli in cui il Diavolo risiede dentro di noi. Regression appartiene a questa seconda tipologia, portandosi dietro tutto quel bagaglio cinematografico e letterario in cui il confine tra realtà e soprannaturale è molto labile. Per questo motivo il personaggio del prete, che solitamente in questi film è centrale, qui rimane sullo sfondo, pur giocando un ruolo chiave. Quel personaggio deriva dalla grande influenza che in America è data falla Chiesa Evangelica, ma Amenàbar è interessato soprattutto a mostrare come due istituzioni che solitamente appaiono opposte, come la religione e la scienza, possano invece collaborare. Per questo il ruolo della Chiesa non è troppo enfatizzato e da spazio, in più occasioni, all’aspetto psicologico che è rappresentato dal principio della regressione che sta alla base delle teorie dello psichiatra interpretato da David Thewlis che collabora con la polizia.

A tal proposito, Amènabar chiarisce come secondo lui i ricordi sono fin troppo fragili, noi diamo per scontato che quello che ricordiamo sia effettivamente quello che è successo, ma capita che se ci confrontiamo con altri, possiamo renderci conto che alcune cose non sono come le ricordiamo. I ricordi sono influenzati dalle paure e dai desideri.

La figura dello psicologo era già presente in Apri gli occhi, altro film che giocava con il concetto di ricordo e con il quale Amenàbar si era divertito ad abbandonarsi ai chichè per svelarli. È quello che fa anche in Regression, che rielabora alcune immagini e situazioni relative al satanismo che sono ben impresse nella mente di ognuno di noi.

Come un giornalista in conferenza osserva, l’atmosfera in Regression è fondamentale e renderla così tetra e fosca, spiega il regista, non è stato affatto facile, visto che hanno girato a Toronto, una città che generalmente è molto assolata. L’atmosfera, però, è stata creata anche in fase di scrittura e per collimare il dark con le suggestioni psicologiche, Amenàbar spiega che ha ascoltato di frequente la colonna sonora del film su Freud con Jack Houston mentre scriveva Regression.

Ma l’ispirazione è nata anche dal cinema degli anni 70, sia per quanto riguarda lo stile registico, con pochi movimenti di macchina, come per esempio accadeva in Il Maratoneta, sia per l’approccio realistico al soprannaturale, come in L’esorcista. L’idea era di catturare lo stile del cinema anni 70 e trasportarlo in un’ambientazione anni 90. Antal proposito, Amenàbar ribadisce che Regression non è un horror in piena regola, ma quasi un anti-horror, perchè non tenta di spaventare lo spettatore ma smonta i meccanismi della paura interrogandosi sul perchè abbiamo paura.

Alla domanda sul perchè abbia aspettato così tanto prima di fare un altro film, Amenàbar spiega che non se ne è reso neanche conto che tra Agorà e Regression siano passati tutti questi anni. Quando studiava all’università pensava che avrebbe diretto qualsiasi tipo di film gli fosse capitato perchè guardava soprattutto l’aspetto economico del cinema. Oggi però pensa che trovare prima una storia che sente sua sia fondamentale per mettersi a lavoro.

Parlando del casting, Amenàbar rivela che quando ha incontrato Ethan Hawke lui gli ha spiegato che malgrado avesse già fatto due horror di successo (Sinister e La notte del giudizio), a lui questo genere non piace perchè serve a spaventare le persone. Di Regression, però, gli piaceva proprio il fatto che qui si smantellano i meccanismi della paura.

Amenàbar, però, non ha scritto il personaggio avendo in mente Hawke, anzi non aveva in mente nessuno, ma avendo visto la sua trilogia dei “Before”, ha capito che aveva la sensibilità giusta per questo film. Dopo la lettura della sceneggiatura, ha chiesto che tipo è il suo detective Bruce Kenner perchè non lo aveva capito e il regista gli ha detto che doveva completamente dimenticare il passato del suo personaggio e partire da un tipo che non avesse vere basi. A questo punto Hawke ha proposto un personaggio che dorme molto e non vuole assolutamente compiere alcun tipo di errore; Amenàbar è rimasto basito da questa scelta e aveva la sensazione che l’attore stesse equivocando il personaggio, ma alla fine il risultato raggiunto da Ethan Hawke è stato perfetto.

L’ultima immagine, il mare perso nell’orizzonte, sta ad indicate che per la prima volta si vede la realtà. Al regista, inoltre, piaceva l’idea di avere un penitenziario vicino al mare perchè richiama visivamente il film con cui ha vinto l’Oscar, Mare dentro.

Regression sarà nelle sale giovedì 3 dicembre distribuito da Adler Entertainment.


Roberto Giacomelli

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