RomaFF11: l’incontro con Meryl Streep

Insieme a Tom Hanks, Meryl Streep era l’ “Ospite” di questa undicesima Festa del cinema di Roma. Attesissima da uno stuolo di fan di ogni età che hanno preso d’assalto gli spalti del red carpet fin dalla prima mattina, Meryl Streep ha tenuto una masterclass nel pomeriggio del 20 ottobre in una gremita Sala Sinopoli dell’auditorium per sfilare poi sul carpet prima della proiezione del suo film in selezione ufficiale Florence Foster Jenkins; noi abbiamo avuto la possibilità di incontrare l’attrice in conferenza stampa e sono stati molti gli spunti di discussione che ne sono scaturiti. 

Dalla visione di Florence Foster Jenkins, diretto da Stephen Frears, si evince che “solo chi canta senza cuore è imperdonabile”, mentre la passione è da incoraggiare:

Il film parla passione di tutti i tipi – specifica la Streep – quello che facciamo per sostenerci a vicenda. Credo che cantare senza passione sia davvero il peccato più grave, così come cantare senza talento, ma quest’ultima cosa è anche divertente!

 In che modo la Streep ha preparato il personaggio di Florence?

Non ho mai interpretato un ruolo così prima, quindi mi sono preparata per cantare. Una volta ho sentito un grande compositore americano, George Cashwell, che cantava e suonava, ma era stonato e lui sicuramente sapeva quale era la nota giusta, ma nella sua testa sentiva quello che sentiva Florence.

Meryl Streep può essere considera un mito e un vero esempio per intere generazioni di attrici. Lei sente addosso questa responsabilità?

Avverto l’obbligo di smantellare un edificio quando arrivo al lavoro il primo giorno, a volte inconsciamente me ne libero perché ci si deve lavorare insieme, la recitazione è un feeling reciproco. Mi dimentico le battute, mi muovo nella direzione sbagliata e così tutti si rilassano e quindi tutto procede meglio. Credo di aver aperto la strada per alcune attrici che pensano di avere una carriera oltre i 40 anni, che ai miei tempi era l’età massima. Finché non arrivavi ai 60, quando potevi interpretare solo donne orribili.

La Streep è anche un’ottima cantante e l’ha dimostrato al cinema sia nel musical Mamma Mia che nel film di Neil Jordan Dove eravamo rimasti, in cui interpreta una rock star. Per Florence, ha imparato a stonare?

Mi sono preparata a cantare proprio nella maniera in cui lo fa Florence; è stato entusiasmante preparasi a stonare, mi hanno insegnato a cantare e a mandare tutto all’aria nell’ultima settimana. Quando facevo ridere il mio coach ho capito che c’ero riuscita.

Al Festival di Berlino la Streep è stata una grande sostenitrice di Fuocoammare, il documentario di Gianfranco Rosi candidato a rappresentare l’Italia agli Oscar.

Sono orgogliosa che la giuria di Berlino lo abbia premiato, è stato controverso sceglierlo in quanto documentario. Credo sia un’opera unica, negli States ci tocca l’argomento dell’immigrazione solo quando di mezzo c’è un bambino che soffre. Rosi ha raccontato la storia di una famiglia normale e l’ha intrecciata con l’orrore, ha mostrato l’orrore e ci ha dato anche la ricetta per uscirne. Secondo me ha un’ottima chance per l’Oscar.

Qual è la vera importanza del ruolo di Florence Foster Jenkins?

Lo spirito da bambina di Florence ha fatto persistere questo personaggio, lei ha la capacità, come i bambini, di prendere l’attenzione e far si che non si rida malgrado lo si vorrebbe. Lo spirito che il marito amava di lei è proprio questo infantilismo. Lui l’ha appoggiata e sostenuta, come se l’amore, arrivato a un certo livello, diventasse impenetrabile.

Poi la Streep si concede una riflessione su cosa è il suo mestiere in questo suo momento della vita:

Fare cinema a questo punto della carriera vuol dire la stessa cosa che significava quando ho cominciato, la prima donna che ho interpretato ha la stessa importanza dell’ultima. Non c’è un calo dell’entusiasmo, amo la recitazione e amo i personaggi. Finché continueranno a scegliermi continuerò ad essere impegnata a recitare.

 Ha mai pensato, a questo punto, con tale esperienza, di fare come molti colleghi e realizzare un film da regista?

Alcuni miei registi mi dicono che ci ho già provato – inizia ridendo – ma no, non ho mai sentito la necessità di essere un regista. Ho sempre voluto recitare, amo questo esercizio, non lo percepisco come un lavoro, immagino di essere una persona diversa che viene da un luogo diverso ogni volta. L’ho provato fin da ragazzina, quando imitavo mia nonna truccandomi con delle rughe finte. Quando immagini il dolore di qualcun altro riesci a comprendere meglio anche il tuo di dolore.

Florence Foster Jenkins somiglia tantissimo a Marguerite, un film dello scorso anno diretto da Xavier Giannoli. Questa somiglianza è un caso?

Non ho visto Marguerite ma ne ho sentito parlare. Noi abbiamo cominciato a girare prima che cominciassero loro ma ci abbiamo messo più tempo. Tutto qui.

C’è mai stato un ruolo che avrebbe voluto interpretare lei e invece è stato dato a una collega?

Si avrei voluto poter fare il film Sweet Dreams interpretato da Jessica Lange e non ho mai perdonato il regista Karel Reisz di aver dato il ruolo a lei e non a me.

Conclude ironicamente la Streep.

a cura di Roberto Giacomelli

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