T2 – Trainspotting: Danny Boyle presenta il film a Roma [Video]
Il 26 febbraio Renton, Sick Boy, Spud e Begbie tornano al cinema dopo oltre 20 anni per uno dei sequel più attesi di sempre: T2 – Trainspotting. Squadra che vince non si cambia, così tutti gli attori del mitico film originario tornano in questo secondo capitolo, che porta ancora una volta la firma di Danny Boyle.
Proprio il regista, prima di partire per la capitale tedesca per presentare il suo film al 67° Festival di Berlino, è stato protagonista di una interessantissima masterclass svoltasi a Roma negli spazi del Maxxi. Ma nella mattinata, Boyle ha tenuto un altrettanto interessante conferenza stampa nella suggestiva location dell’ex caserma Guido Reni.
Di seguito vi mostriamo il video integrale della conferenza stampa e, a seguire, un riassunto scritto dell’incontro.
Interrogato sul tema della musica, Boyle spiega la genesi del film.
Sony ha chiesto un sequel che ricalcasse fedelmente il prototipo, ma io non ero interessato a questa cosa. Poi è stato aperto un sondaggio sul pubblico che ha trovato tre elementi che sono risultati fondamentali per la costruzione di questo film: quattro protagonisti maschili, l’inserimento di Kelly Mcdonald nel film e una colonna sonora bella come il primo. Anche in questo secondo ci sono musiche dell’originale remixate che servano da collegamento con il film originale. Per il resto, a parte Blondie e Radio Gaga, sono tutti pezzi inediti.
Trainspotting 2 ha molti debiti col primo capitolo, che si materializzano con il rimontaggio di alcune scene topiche del primo film…
Inizialmente era previsto un solo flashback, quando Spud fa boxe, gli altri sono stati aggiunti perché gli attori hanno avuto ricordi sul set e questi sono serviti a innescare il ricordo dei personaggi nel film. Ci abbiamo tenuto che non fossero troppo lunghi per non cadere nella nostalgia, così abbiamo realizzato in totale un minuto di flashback.
Poi, facendo riferimento all’inserimento di un flashback che implica la neonata del primo Trainspotting e la sua tragica dipartita, Boyle spiega:
Quando si girano sequenze con bimbi si hanno di solito due gemelli e la scena con la bimba prevedeva appunto una gemella e per scegliere abbiamo fatto una ricerca. Le due neonate oggi sono ragazze e sono state invitate alla festa di presentazione di Trainspotting 2, dove loro si presentavano agli altri invitati dicendo “Piacere, sono la bambina morta”.
Riguardo la sceneggiatura, il regista così ha spiegato la genesi del film.
Irving Welsh si dedica spesso al cinema ma la nostra collaborazione funziona bene così: lui scrive romanzi e i suoi personaggi passano nelle mani di John Hodge che li adatta alla perfezione. Così lavoriamo molto bene. I cambiamenti in confronto a Porno sono stati necessari per rendere il film più personale. Una prima versione era molto più fedele al romanzo, ma non ci era piaciuta e così l’abbiamo riscritta in maniera che parlasse degli uomini e del tempo che passa, sull’accettazione degli accadimenti.
Un dato curioso è che nel film passa lo stesso tempo che è passato in realtà tra un film e l’altro…
Non abbiamo realizzato un sequel nove anni fa perché non avevamo nulla da dire allora, ma avremmo fatto un riadattamento del primo film. Abbiamo corso il rischio di non farlo e abbiamo aspettato altri 10 anni, ma siamo soddisfatti perché c’è stata l’ispirazione. Renton dice “ho 46 anni e sono fottuto”, ed è quello che pensiamo tutti… T2 è un film più personale.
Poi Boyle aggiunge:
La speranza, ironicamente, risiede tutta in Spud, ci si chiede come ha fatto a sopravvivere, ma a un certo punto scopre che ha un talento, scrivere, e i suoi racconti potrebbero diventare il prossimo romanzo. Anche Frank ha la speranza perché si scusa con moglie e figlio per la sua condotta di vita e, allo stesso modo, anche Renton nel suo abbraccio col padre infonde molta speranza.
La ribellione del protagonista è una costante in entrambi i film…
Prima l’opportunità e poi il tradimento, sono concetti molto presenti nel primo film, quindi abbiamo voluto riprenderli anche qui, con la consapevolezza che saremmo andati in un’altra direzione. L’individualismo sovrasta sul senso di gruppo, questa è una cosa che può succedere nella vita reale… anche io ho tradito Ewan McGregor nella vita reale, quindi questo concetto appartiene alla vita di tutti noi. Ma quando ci siamo ritrovati sul set, tutto questo è passato.
Infine, riguardo il contesto politico inglese:
I due film non sono politici o realisti, come potrebbero essere quelli di Ken Loach; i protagonisti vivono una realtà aumentata, pero il loro contemporaneo ha dei riscontri sulla vita reale, come il dimostra il discorso di Frank sulle delusioni della sua vita. La delusione per quello che non è stato è, invece, il punto focale del discorso di Renton su “scegli la tua vita”. È un discorso che possiamo fare anche noi. Questo film parla del tempo e del suo passare, accettato o meno.
Roberto Giacomelli
(video e foto di Rita Guitto)
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