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One Second, la recensione
Secondo William Friedkin, regista de L’Esorcista e Il braccio violento della legge, “l’inseguimento è la forma cinematografica più pura“.
In One Second il regista Zhang Yimou sembra aver fatto scuola di queste parole, dal momento che il suo film è un continuo susseguirsi di inseguimenti e ribaltamenti, oltre che una vera e proprio lettera d’amore al Cinema.
Dopo gli ultimi blockbuster come Shadow (presentato a Venezia nel 2018) e The Great Wall con Matt Damon, il regista cinese di film famosissimi anche in Occidente come Hero e La Foresta dei Pugnali Volanti, torna ad uno stile più intimo e non focalizzato sull’azione ma capace di mettere al centro una storia molto semplice, divertente e allo stesso tempo commovente.
Arriva in bluray Respiri, il dramma thriller con Alessio Boni.
Che il cinema italiano si stia lentamente “svegliando” ce lo siamo detti tante volte e, in fin dei conti, si prova sempre un certo piacere nel ripeterselo. Negli ultimi anni abbiamo visto approdare sui nostri schermi alcuni film made in italy contraddistinti da una buona qualità e capaci di riaccendere (seppur timidamente) una certa attenzione sul genere. Giusto qualche settimana fa vi abbiamo ri-parlato del fantascientifico Tito e gli alieni di Paola Randi e siamo in trepida attesa di vedere cosa ha combinato Luca Guadagnino con il remake di Suspiria. Spesso però, accanto a titoli più o meno attesi e più o meno “grandi”, ci sono anche delle opere minori (in quanto supportate da produzioni minori) che finiscono per essere fagocitate dal mercato così da cadere vittima di una distribuzione semi-invisibile che le rende sconosciute ai più. Questo è anche il caso di Respiri, un piccolo dramma dalle sfumature thriller/horror uscito nelle sale ad inizio estate e passato praticamente inosservato. Adesso, grazie ai canali distributivi della sempre attenta CG Entertainment, ci è possibile recuperare in home video questo dramma minimale ricco di un potenziale non del tutto espresso.
On the Milky Road – Sulla via lattea, la recensione
C’era una volta, un lattaio di nome Kosta, che ogni giorno trasportava il latte e attraversava il fronte a dorso di un asino, schivando pallottole, per portare la sua preziosa mercanzia ai soldati. Un bel giorno arrivò la primavera, nel Paese di Kosta, tutto distrutto dalla Guerra dei Balcani. Il tempo, per la gente, sembrava essersi fermato, ma per la natura no… lei andava avanti lo stesso! Nella ripetitività delle giornate, il lattaio assecondava la sua vita sorniona e priva di preoccupazioni (tra mitragliate e serpenti). Kosta il serbo, benedetto dalla fortuna nella sua missione quotidiana, era anche amato da una bella italiana, la Sposa, che pareva quasi piovuta dal cielo. Tutto sembrava andare per il meglio, ma la vita del nostro eroe stava subendo grandi cambiamenti. Lui non lo sapeva ancora, ma la sua strada, la sua via lattea personale, stava per esser messa a soqquadro, da una serie di fantasmagoriche e rocambolesche avventure!
La meccanica delle ombre, la recensione
Duval (interpretato da François Cluzet) è un ex alcolista alla disperata ricerca di un lavoro. Ed è per questo che accetta un’offerta che puzza di guai, ovvero trascrivere a macchina intercettazioni telefoniche per conto di una misteriosa società. Ovviamente il lavoro si rivelerà tutt’altro che tranquillo e Duval finirà per rimanere invischiato, suo malgrado, in un intrigo più grande di lui.
Il Traduttore, la recensione
La passione fra Anna (Claudia Gerini) e Andrei (Kamil Kula) scoppia all’improvviso e inaspettata. Lei è un rispettabile antiquario, da poco rimasta vedova. Lui viene da Bucarest, studia Letteratura all’Università, si barcamena fra una miriade di incombenze, studio, lavoro in pizzeria e un supporto di traduzione a sostegno del lavoro d’indagine della Questura. Ci sarebbe anche una fidanzata da portare in Italia ma è evidente, già dal principio, come almeno per quanto riguarda questo argomento la testa di Andrei sia decisamente rivolta altrove.