Archivio tag: streghe

Into the Dark: La casa sull’albero, la recensione

Siamo giunti ormai al sesto episodio di Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una ricorrenza.

Giunti alla metà precisa della prima stagione della serie prodotta dal reuccio dell’horror low budget Jason Blum, diventa possibile tracciarne un primo bilancio ed evidenziare come l’andamento degli episodi segua uno schema ben preciso: a due film dai toni più vicini agli stilemi del cinema di genere, ne segue un altro decisamente più concettuale che si serve di immagini forti e truculente per offrire spunti di riflessione. È il caso, quest’ultimo, de La casa sull’albero di James Roday, attore noto al grande pubblico soprattutto per la serie tv Psych, il quale realizza il suo episodio del mese di Marzo e lo dedica alla celebrazione della festa della donna, omaggiando il gentil sesso con una storia dai tanti contenuti e ricco di riferimenti al movimento “mee to”.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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The Wretched – La Madre Oscura, la recensione

La magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti è creduta”. Questa frase pronunciata dal Professor Milius in Suspiria di Dario Argento – forse uno dei film più belli della storia del cinema horror – riesce più di altre mille parole a definire la potenza, la forza devastante e l’universalità della magia e del mondo della stregoneria. Caratteristiche che hanno spinto generazioni di registi a fantasticare sulla figura ancestrale della strega e a rappresentarla in diversi modi: si va dal classico aspetto con tanto di cappello a punta, naso allungato e pelle raggrinzita, passando per quello mostruoso reso tale da artigli, denti affilati e movimenti repentini e aggressivi, fino a catapultarla nella nostra vita di tutti giorni trasformandola in una persona comune, una di noi insomma.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Luna Nera: l’eclissi della serialità italiana

Solchiamo subito una linea di demarcazione: queste parole che leggerete sono frutto di un’analisi e di un punto di vista sul prodotto seriale, non sul cast, sulla produzione o sulle presunte – e rivedibili – strategie di marketing che hanno spinto questa serie tv ad esser pubblicizzata in pompa magna per una particolarità (e curiosità) di genere: il liberatorio “tutto al femminile”.

Fatta questa breve, ma doverosa premessa, veniamo a noi: la serie tv Luna nera è mediocre.

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Luna Nera: analisi dei primi due episodi

Dal 31 gennaio sul colosso dello streaming Netflix esordirà Luna Nera, una serie tutta italiana prodotta da Fandango che affronta la tematica della stregoneria trattandola secondo gli stilemi del genere fantasy. Ambientata nell’Italia del XVII secolo, la prima stagione comprende sei episodi che raccontano le vicissitudini della giovane Ade, una levatrice di 16 anni accusata di essere una strega in seguito alla morte di un nascituro. La ragazza fugge dagli spietati Benandanti, una milizia armata che da la caccia alle streghe per conto della Chiesa, e trova rifugio in una comunità di sole donne, streghe per l’esattezza, che la iniziano alle pratiche magiche.

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Autopsy, la recensione

Il genere horror va a periodi, ormai lo abbiamo appurato. Un sali-scendi con momenti fiorenti in cui vengono prodotti film di un certo peso destinati a incidere la storia del cinema, alternati ad altri in cui sembra che questo magnifico genere stia stagnando in attesa di morire definitivamente. L’attuale periodo è proprio quello di stasi che mette in depressione qualsiasi horrorofilo, rappresentato da rare uscite cinematografiche e, in generale, di qualità abbastanza modesta. È per questo che l’uscita di un film come Autopsy, che in originale titola The Autopsy of Jane Doe, ci rende particolarmente euforici, perché abbiamo a che fare con un Signor horror, uno dei quei piccoli grandi film che sappiamo segnerà in qualche modo il genere.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 72. Sangue del mio sangue

Vicino alla soglia dei 50 film diretti e con una carriera che va avanti da oltre cinquant’anni, Marco Bellocchio è tra i più apprezzati cineasti italiani, capace di donarci dei veri gioielli ma anche colpevole di un vistoso declino retorico che negli ultimi anni l’ha imprigionato in una “nicchia” per le sole élite. Con uno stile rigoroso e, per forza di cose, molto classico il regista dei fondamentali I pugni in tasca e Buongiorno, notte compie un anomalo passo con Sangue del mio sangue, il film con cui torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dopo aver vinto il Leone d’oro nel lontano 1967 con La Cina è vicina e aver conferito il Premio alla carriera nel 2011.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Il Settimo Figlio, la recensione

Seppure l’iconografia ci tramandi immagini di streghe brutte, sporche e cattive, il cinema – quello americano in particolare – preferisce cavalcare l’onda contraria e ci restituisce sempre e comunque un corpo invitante, statuario, sexy. Non sfugge alla regola anche Il settimo figlio, che affida i ruoli di perfide streghe a Julianne Moore, Alicia Vikander e Antje Traue.

L’ennesimo fantasy young adult? Chiederete voi. Ni.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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