Into the Dark: La casa sull’albero, la recensione

Siamo giunti ormai al sesto episodio di Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una ricorrenza.

Giunti alla metà precisa della prima stagione della serie prodotta dal reuccio dell’horror low budget Jason Blum, diventa possibile tracciarne un primo bilancio ed evidenziare come l’andamento degli episodi segua uno schema ben preciso: a due film dai toni più vicini agli stilemi del cinema di genere, ne segue un altro decisamente più concettuale che si serve di immagini forti e truculente per offrire spunti di riflessione. È il caso, quest’ultimo, de La casa sull’albero di James Roday, attore noto al grande pubblico soprattutto per la serie tv Psych, il quale realizza il suo episodio del mese di Marzo e lo dedica alla celebrazione della festa della donna, omaggiando il gentil sesso con una storia dai tanti contenuti e ricco di riferimenti al movimento “mee to”.

Ciò che ne viene fuori è un prodotto dalla regia dal taglio molto televisivo, al quale però fa da contraltare una sceneggiatura solida grazie alla quale lo spettatore viene immerso in una storia in cui la dialettica uomo-donna, violenza e redenzione, assume una dimensione tutt’altro che piatta, cosa che permette a chi guarda di sentirsi così coinvolto a tal punto da prendere una posizione ed esprimere un giudizio su tutti i protagonisti della storia e le loro azioni.

Into the Dark - La casa sull'albero

Un film che, nonostante ricorra all’ormai inflazionata immagine delle streghe per identificare le femministe e donne alla riscossa, ha una sua originalità, una propria dimensione ben precisa che lo rende un prodotto più che gradevole, pur tra qualche limite e ingenuità frutto dell’inesperienza del regista americano.

Peter Rake è uno chef stellato famoso per un programma televisivo di successo, a cui sembra non mancare nulla per essere felice. Nonostante ciò, il suo stato d’animo non è dei migliori a causa di alcune recenti vicende familiari e, per ritrovare serenità, decide di ritornare nella casa dov’è cresciuto. Durante il soggiorno l’uomo incontra un gruppo di giovani donne che stanno festeggiando un addio al nubilato e decide di invitarle a cena a casa sua. La serata di festa, però, si trasforma ben presto in incubo per Peter costretto a fare i conti con un passato non proprio cristallino.

Into the Dark - La casa sull'albero

L’intenzione di Roday, e allo stesso tempo la grande intuizione, è quella di voler giocare tantissimo sui contrasti, sulle apparenze e il conflitto fra la morale e la redenzione dai peccati e gli errori del passato. Un meccanismo perverso e doloroso che ha come motore emotivo la visione da parte del protagonista della sua vecchia casa sull’albero, simbolo dell’infanzia e dell’innocenza, che in questo caso però si trasforma in una dimora di segreti e scheletri nell’armadio inconfessabili. Prosegue, poi, con l’addio al nubilato e il festeggiamento della futura sposa, altro simbolo di purezza e amore vero, e ha come suo culmine una serie di torture da parte di un gruppo di streghe. È proprio qui che La casa sull’albero mostra il meglio di sé dal momento che nella sceneggiatura dello stesso Roday vittima e carnefici si sfidano in un duello fatto di torture di ogni tipo e, soprattutto, caratterizzato dal fatto che entrambi non si limitano ad interpretare un canovaccio prestabilito, bensì prendono una posizione, espongono punti di vista ed attaccano la controparte con sadismo e orgoglio. Tutto questo concorre a dar vita ad una storia dalle tante soprese e colpi di scena che rendono piacevole la visione e stimolano lo spettatore.

Into the Dark - La casa sull'albero

Punti forza di forza utili a nascondere, anche se solo in parte, le carenze di una regia fin troppo scolastica, monocorde e senza quelle intuizioni visive che un film sulla stregoneria dovrebbe sfoggiare. Difetto questo non da poco che concorre a disperdere la carica iconica del gruppo di streghe i cui simboli e travestimenti appaiono fin troppo anonimi, così come sono anonime le prove di un cast incapace di dare peso ai propri ruoli.

Al netto di tutto, tuttavia, La casa sull’albero di James Roday è un prodotto riuscito e capace di offrire un punto di vista interessante sul rapporto tra vittima e carnefice in quanto al tema della violenza sulle donne.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • La storia offre una chiave di lettura diversa sul classico duello uomo – donna.
  • La tematica della violenza viene resa con toni non banali.
  • Indovinata la scelta di giocare sui contrasti.
  • La regia fin troppo televisiva e scolastica non valorizza la possibile portata visiva dell’universo stregonesco.
  • Un cast incapace di dare in pieno il dovuto peso ai personaggi.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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