Il Settimo Figlio, la recensione

Seppure l’iconografia ci tramandi immagini di streghe brutte, sporche e cattive, il cinema – quello americano in particolare – preferisce cavalcare l’onda contraria e ci restituisce sempre e comunque un corpo invitante, statuario, sexy. Non sfugge alla regola anche Il settimo figlio, che affida i ruoli di perfide streghe a Julianne Moore, Alicia Vikander e Antje Traue.

L’ennesimo fantasy young adult? Chiederete voi. Ni.

Il settimo figlio è la trasposizione di L’apprendista del mago, il primo romanzo di una lunga saga (ben tredici titoli!) scritta dall’inglese Joseph Delaney a cominciare dal 2004 e chiamata The Wardstone Chronicles. Delaney non è Stephenie Meyers e la sua opera si immerge con maggior pregnanza in un immaginario molto sedimentato nell’epica fantasy, dark e popolata da una miriade di creature diaboliche. Ovviamente non è esente qualche elemento che àncora questo prodotto a quelli di derivazione letteraria young adult che oggi vanno per la maggiore, così avremo un protagonista poco più che adolescente e una storia d’amore contrastata e “interraziale”, perché lui è un apprendista mago e cacciatore di streghe, lei una strega. Ma a Il settimo figlio non interessa più di tanto seguire quella strada lì perché è un fantasy nudo e crudo, fatto di tanta azione e mostri a vagonate, il che è senza dubbio un punto a suo favore.

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Ma allo stesso tempo è anche la fiera del già visto, un accumulo di scene e situazioni di cui abbiamo letto e visto in almeno 3 fantasy su 4, con il rapporto mentore/apprendista, le tappe a scontri contro mostri emissari del villain principale o semplici incidenti di percorso, l’aiutante magico, il cattivo che si redime, i colpi di scena sul passato dei protagonisti… insomma, pensate a un topos fanta-avventuroso e questo sarà di sicuro in Il settimo figlio. Per di più la sceneggiatura, scritta a sei mani e a cui ha contribuito anche il regista di Locke Steven Knight, ha delle sospette somiglianze con quella di Hansel e Gretel: Cacciatori di streghe, il divertente fanta-horror scritto e diretto da Tommy Wirkola e prodotto due anni fa sempre da Universal Pictures. Che due storie si somiglino e che presentino elementi comuni, soprattutto se appartenenti a un genere comune, ci può stare, ma in questo caso abbiamo proprio un’identica scansione degli eventi, compresi riferimenti e personaggi simili e stesso utilizzo dei medesimi colpi di scena. Tutto ciò è sospetto e se non ci fosse di mezzo un romanzo datato 2004, non apparrebbe strano pensare a un riciclo di sceneggiatura da parte della Universal. E non escludiamo comunque che sia così.

A guardare Il settimo figlio ci si diverte, questo è poco ma sicuro. I personaggi rispondono ad archetipi ben precisi che qui si fanno stereotipi e tutto ha un sapore così accomodante e familiare da far paradossalmente piacere. In tutto ciò va senza dubbio lodato il look delle creature mostruose e i costumi, che presentano un mix dark/goth azzeccatissimo (si guardi il costume della strega Madre).

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Poi va notato che, malgrado in alcuni frangenti sembra quasi di trovarsi una produzione da b-movie di medio/basso budget, il cast è di quelli da grandissime occasioni con due veterani del calibro di Julianne Moore e Jeff Bridges e una coppia di giovani attori rappresentata dal Ben Barnes di Le Cronache di Narnia e da Alicia Vidanker di Royal Affair. I primi due appaiono un po’ sprecati per un film così, a dire il vero, soprattutto quando si nota l’impegno che ci hanno visibilmente messo (Bridges caratterizza anche vocalmente il suo personaggio!), i secondi due sono le persone giuste nel luogo giusto. In una particina iniziale c’è anche il Kit Harington di Pompei e Il trono di spade, tanto per rimarcare lo spirito da fantasy in costume.

A dirigere il tutto troviamo il russo Sergey Bodrov, regista di Mongol, che svolge questo compitino su commissione senza infondere il minimo di personalità e fondando tutto sul ritmo forsennato che sembra attingere più di un’occasione ai più moderni videogames d’azione avventurosa (si veda lo scontro con il mostro del sottosuolo).

Perfetto per una serata rumorosa tra bibite gassate e pop-corn, ma si dimentica con la stessa velocità con cui si consuma il sacchetto medio di mais scoppiato.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • C’è ritmo e diverte.
  • Ottimo look per le creature e buon lavoro di costumi e scenografie.
  • E’ un frullato di tante cose già viste, a cominciare da un pesante déjà-vu riguardo il recente Hansel e Gretel: Cacciatori di streghe.
  • Il cast di grandi nomi è sprecato per un film di questa caratura.
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