TFF35. A voce alta – La forza della parola, la recensione
Ogni anno il concorso Eloquentia ha luogo nell’Università di Saint-Denis. Si tratta di un concorso in cui gli studenti si cimentano nelle loro abilità oratorie, un evento a cui partecipano anche importanti personalità dello spettacolo francese in veste di giurati come il regista Edouard Baer e l’attrice Leila Bekhti. Un gioco ad eliminatorie intelligente e sofisticato al termine del quale verrà premiato il “miglior oratore”.
Il documentario di Stéphanie de Freitas ritrae proprio questa incredibile esperienza filmando le lezioni preparatorie di una classe multietnica formata da giovani con storie molto forti. Assistiamo così ad una serie di lezioni aggreganti e goliardiche, affrontate con però con grande serietà dagli studenti partecipanti, che mescolano esercizi di public speaking con tecniche di acting.
À voix haute è un film entusiasmante e originale che ci conquista con una mise en scène sapiente e coinvolgente che deve molto al connazionale Laurent Cantet (La classe).
Stéphanie de Freitas lascia parlare i propri personaggi, aspetta che si mettano a loro agio e raccoglie tutto il suo girato in un risultato finale che spicca indubbiamente per l’unicità degli intenti.
Attraverso le varie lezioni indette da Eloquentia, i ragazzi hanno modo di raccontarsi di esprimere il loro punto di vista su esperienze personali e su temi sociali: i loro sogni, i loro sacrifici, ma anche il loro punto di vista sul razzismo e sull’esclusione sociale, sul femminismo e sul ruolo della donna nella società contemporanea e nella cultura islamica, e nel mezzo spunta persino un accenno alla strage di Charlie Hebdo.
À voix haute offre uno spaccato sulla Francia contemporanea interrogandosi su tutto quello che sta succedendo e sul suo futuro incerto. Ma è un film speranzoso che ripone fiducia nei suoi giovani (che il regista non cessa di rappresentare come il futuro della nazione francese), tutti aspiranti politici, giudici o attori. Una fiducia che non viene mai persa e che si rivela tutt’altro che mal riposta.
Claudio Rugiero
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