The Walk, la recensione
The Walk, l’ultimo film di Robert Zemeckis presentato al Festival del cinema di Roma, racconta la straordinaria impresa del funambolo Philippe Petit (interpretato da Joseph Gordon-Levitt), che nell’agosto del 1974 compì la traversata delle Torri Gemelle.
La narrazione ripercorre cronologicamente la crescente passione di Philippe Petit per l’arte circense ed in particolare per il funambolismo. Col passare degli anni egli diventa sempre più esperto e spericolato: va via di casa e diventa un’artista di strada, ideando esibizioni iconiche nel cuore della Parigi turistica. Sarà proprio durante questo periodo, tra un inseguimento e l’altro da parte della polizia, che Philippe incontrerà Annie, una giovane cantante che diventerà la sua fidanzata nonché la prima “complice” del suo grande progetto: infatti il protagonista coltiva da tempo il sogno di percorrere, sospeso su un filo, la distanza che divide le due Torri Gemelle. Dopo anni di allenamento e l’acquisizione di ulteriori complici, Philippe e i suoi amici partono alla volta di New York per tentare il “colpo”, come lo chiamano loro. Quella che realizzeranno sarà un’impresa indimenticabile, che ha dato vita anche a un documentario diretto da James Marsh, The man on the wire, nonché a questo film.
La Statua della Libertà era la prima cosa che gli immigrati europei vedevano attraccando ad Ellis Island: essi partivano nella speranza di realizzare il proprio sogno americano, dunque non è un caso che nel film Petit racconti la sua storia proprio sopra di essa. Di fatto, aldilà del palese collegamento storico (la Statua della Libertà è stata donata agli USA dalla Francia), il legame è perlopiù ideale; Petit non è solo un artista, ma è un sognatore nell’accezione più intensa e letterale del termine, quindi non avrebbe potuto realizzare altrove la sua iniziativa più celebre.
Anche la prima parte del film sembra essere uscita da un sogno a occhi aperti: in una Parigi che richiama i musical anni ’30 e ’50, Joseph Gordon-Levitt cammina sul filo con la grazia di un ballerino, ricordandoci i passi di danza di Fred Astaire e Gene Kelly. Sebbene la manifesta artificiosità di questa fase renda efficacemente il versante fantasioso e giocoso sul quale Zemeckis intendeva orientarsi, forse avrebbe dovuto smorzarne i toni fittizi che risultano, alla lunga, eccessivamente forzati. Fortunatamente la seconda parte si presenta maggiormente aderente alla realtà, prendendo comunque ispirazione da pellicole retrò in cui si attuano rapine o “colpi”, appunto, come La Stangata; questa sezione mostra i preparativi americani di Philippe, ovvero la sua attività di spionaggio per apprendere i turni degli operai che lavorano alle Torri Gemelle, il reclutamento di nuovi e necessari complici nonché le difficoltà e i dubbi che attraversano la mente del funambolo.
Il 3D non solo è funzionale a riprodurre sul grande schermo i vertiginosi virtuosismi compiuti da Petit sul filo, ma anche a ricostruire un simbolo perduto di New York, ovvero le Torri Gemelle. Come il “compliment” finale che il funambolo compie lungo la traversata, per ringraziare le Torri di averlo accolto e sostenuto durante la sua impresa, anche Zemeckis ne ha compiuto uno a sua volta girando questa pellicola: essa è una sincera e delicata testimonianza di un emblema della Grande Mela, teatro di un’ammirevole performance artistica molti anni prima che venisse associato, per sempre, alla tragedia dell’11 settembre. Il regista vuole inaugurare una nuova maniera di rappresentare le Torri Gemelle nell’immaginario filmico: è giusto che esse vengano riprodotte se necessario, ma attuando un processo di dovuta presa di distanza e coscienza.
Quest’atto di amore e solidarietà per la città di New York non potrà che coinvolgere ancora di più lo spettatore, già emozionato dall’impresa di Petit. Nonostante per alcuni possa risultare difficile immedesimarsi nel sogno del funambolo, non si può rimanere indifferenti alle scene mozzafiato presenti nel finale, arrivando a tifare e a tremare per il destino di questo piccolo grande uomo.
Giulia Sinceri
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