The Witch, la recensione

Le streghe al cinema di solito non fanno paura. Non è un caso se sempre più spesso sono diventate protagoniste di innocui teen movie, film per famiglie o blockbuster che concedono all’azione più che all’orrore. Eppure, di tanto in tanto, qualcuno si ricorda il potenziale terrificante delle seguaci di Satana e così arrivano piccoli film come The Witch, capaci di sbalzarci all’improvviso in una dimensione da incubo che difficilmente si dimentica.

Diretto dall’esordiente Robert Eggers, The Witch (anche conosciuto con la grafia stilizzata The VVitch) è stato capace negli ultimi mesi di distinguersi in importanti competizioni come il Sundance Film Festival, dove ha vinto il premio per miglior regia, e il London Film Festival, dove si è aggiudicato la targa per miglior opera prima. Il perché di tanto clamore, che gli ha fatto guadagnare anche la nomea di miglior film horror degli ultimi anni, è presto detta: The Witch è un film formalmente impeccabile e dalla forza evocativa incredibile. Ma non parliamo di un horror a tutto tondo, anzi, se cercate mostri e brividi a buon mercato The Witch non potrebbe essere il film più sbagliato.

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Eggers, infatti, non cede mai all’exploitation tanto caro all’horror, ma porta avanti un discorso formale attento alla ricostruzione storica e all’evocazione di atmosfere tetre che suggeriscono l’orrore invece che mostrarlo. Il risultato è sorprendete perché The Witch riesce ad inquietare con semplici dettagli: basta lo sguardo di una lepre immobile in mezzo al bosco a suggerire la presenza del Maligno, oppure una serie di piccoli avvertimenti da parte di Madre Natura per annunciare la catastrofe imminente.

XVII secolo, New England. Una famiglia di puritani integralisti viene allontanata da una colonia anglicana britannica e si stabilisce in una fattoria in mezzo al bosco. Il raccolto però non premia la scelta della famiglia e alcune avvisaglie fanno presagire un influsso maligno su quel luogo. A conferma dei sospetti del capofamiglia c’è la misteriosa scomparsa dell’ ultimogenito Samuel e la conseguente convinzione che nei paraggi ci sia una strega intenzionata a distruggere l’armonia dei nuovi arrivati.

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La musica ossessiva e spettrale (ricorda quella di Suspiria di Dario Argento, altro caposaldo del cinema stregonesco) accompagna i momenti più spaventosi di The Witch, che punta tutto sulla paranoia crescente all’interno di un nucleo famigliare palesemente marcio, corrotto da un’ideologia fondamentalista che antepone il Credo all’affetto dei propri cari. Basta poco per far gridare alla “strega”, un raccolto andato a male, una munta sanguinolenta, tutti segnali “inconfutabilmente” malefici in un periodo storico oscuro in cui i demoni annebbiavano la ragione dei più. Eppure Eggers mette in scena un vero sabba, una festa di sangue che fin dai primi minuti ci suggerisce la reale presenza del Male in un luogo che sembra attirare a gran voce il Male stesso.

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La strega esiste, abita in una casetta nel bosco e attira i giovani, proprio come nelle più crudeli favole, e non è un caso se Eggers ha cominciato la sua carriera con un cortometraggio ispirato ad Hansel & Gretel e il sottotitolo originale di The Witch sia “A New England Folktale”. Vecchia megera che fa inorridire per le sue cadenti nudità e l’oscena risata, capace – dietro consono tributo di sangue – di trasformarsi in bellissima e attraente giovane: è l’immagine della stregoneria che tutti abbiamo nella mente e che Eggers, giustamente, carpisce per restituirla nel modo più familiare possibile. Ma i simboli del Male si moltiplicano, c’è una mela insanguinata, la possessione, un corvo che martoria la carne e lui, Black Philip, caprone nero e furioso che rappresenta la subdola nemesi del film.

Parliamo di un film evocativo ma che non si sottrae dall’esibire anche l’orrore più fisico. La violenza spesso fa capolino, soprattutto nel truculento climax finale che non risparmia spargimenti di sangue; inoltre si nota per tutta la durata di The Witch una tensione sessuale che riguarda il personaggio del giovane Caleb, ma interessa indubbiamente anche lo spettatore messo di fronte all’agire della protagonista adolescente Thomasin, interpretata dalla bravissima Anya Taylor-Joy.

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Non esente da difetti, che riguardano principalmente una certa propensione alla prolissità nella parte centrale, The Witch si fa notare nel mare magnum dell’horror odierno, tutto un po’ troppo uguale a se stesso, ha la forza di farsi ricordare e pone i riflettori su un autore dalle indiscutibili doti registiche, già assoldato per dare nuova vita a Nosferatu.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Forza evocativa e capacità di inquietare con semplice scelte registiche.
  • La protagonista Anya Taylor-Joy.
  • Le musiche ossessive.
  • Qualche momento di stanca nella parte centrale.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 2 voti)
The Witch, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to The Witch, la recensione

  1. Giovanni Berardi ha detto:

    Un incredibile horror che non da speranze, dove la cattiveria e la follia umana (e non) è in ogni singola cosa. Una messa in scena praticamente perfetta, con delle artistiche inquadrature fisse con questa inquietante e oscura foresta che sta lì, immobile e paziente come un ragno con la sua tela. Un lavoro incredibile, quello fatto da Eggers, che gli è valso il premio della miglior regia al Sundance Film Festival del 2015.

    Ecco qui il link della mia analisi completa: https://mgrexperience.wordpress.com/2016/09/07/the-witch-di-robert-eggers/

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