Tutti a bordo, la recensione
Dopo aver diretto nel 2019 Attenti al gorilla, il regista napoletano Luca Miniero ritorna al cinema con il suo undicesimo lungometraggio dal titolo Tutti a bordo, il remake della commedia francese Attention au départ di Benjamin Euvrad, anche se per la versione italiana si è avvalso di alcune sostanziali modifiche. Il film, prodotto da Indiana Production e Medusa Film, racconta il viaggio in treno di sette bambini in giro per l’Italia.
Dopo il lockdown, Bruno (Stefano Fresi) decide di far partecipare suo figlio Juri a una vacanza studio a Palermo. Un’occasione per far socializzare il bambino con i suoi coetanei dopo mesi di isolamento che il mondo intero ha dovuto subire a causa della pandemia. Ma l’uomo non sa che sarà lui ad accompagnare i ragazzi insieme a suo padre Claudio (Giovanni Storti). A causa di un litigio con quest’ultimo, il treno parte con i bambini a bordo senza di loro. Sarà solo l’inizio di una serie di vicissitudini che porterà i due uomini a cercare di raggiungere Juri e i suoi amici.
Tutti a bordo è una commedia tutta italiana che strizza l’occhio a classici come Mamma ho perso l’aereo o I Goonies, dove i protagonisti sono dei bambini alle prese con il loro primo viaggio da soli, senza adulti. Due viaggi paralleli per raggiungere la stessa meta. Da una parte dei bambini desiderosi di vivere la propria libertà dopo due anni di pandemia, dall’altra degli adulti preoccupati per loro.
Luca Miniero fa leva su un cast di bravissimi attori, in primis Stefano Fresi, che negli ultimi anni è riuscito a conquistarsi ruoli da protagonista, basti citare Il regno e Il grande passo. L’attore romano riesce a farci ridere a crepapelle con un personaggio dai modi bambineschi, affiancato da Giulia Michelini che veste i panni di sua moglie Ludovica, Carlo Buccirosso e Giovanni Storti. Ma non sono da meno i giovanissimi attori, tutti in parte, in grado di farci immergere in quest’avventura che li vede coinvolti in prima persona. Questo viaggio è soprattutto un percorso di crescita che li porta inevitabilmente ad avere più sicurezza di se stessi, seppur si trovino in un’età in cui la spensieratezza regna sovrana.
Discostandosi dalla versione originale, Luca Miniero che ha scritto la sceneggiatura insieme a Michele Abatantuono e Lara Prando, ha preferito inserire alcune sostanziali modifiche, rendendo l’opera tipicamente italiana e ambientandola in epoca post-Covid. Non mancano, però, situazioni poco credibili che possono essere difficilmente dimenticate quando si parla di una commedia che ha la capacità di farci strappare più di una risata, seppur lo sviluppo dei personaggi adulti viene messo in ombra dai giovani interpreti che finiscono col diventare il motore trainante dell’intera opera, regalandoci novanta minuti di risate e di situazioni a dir poco rocambolesche.
Giovanna Asia Savino
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