Un profilo per due, la recensione
Alex (Yaniss Lespert), giovane scrittore senza arte né parte, vive una insoddisfacente relazione con (e a carico di) Juliette, ambiziosa ragazza in carriera.
Per scuotere il ragazzo dalla patetica abulia in cui si trastulla, Sylvie (la mamma di Juliette) gli propone di impartire lezioni di informatica al suo anziano papà Pierre (Pierre Richard), depresso e trascurato dopo la morte dell’adorata moglie. Sylvie promette ad Alex di non rivelare al padre che ad insegnargli a usare il computer sarà il fidanzato della nipote, e così il bizzarro corso ha inizio, non senza reticenze da parte di entrambi. La faccenda prenderà una piega inaspettata quando Pierre scoprirà il seducente e imprevedibile mondo degli incontri online…
Il regista Stéphane Robelin, con Un profilo per due, riporta la commedia d’oltralpe alla ribalta confezionando un prodotto godibile, leggero e, al tempo stesso, in grado di elaborare un preciso punto di vista su una tematica assolutamente attuale: l’amore al tempo dei social network.
Pierre, infatti, chattando con la sensibile e affascinante Flora63 (Fanny Valette) riscoprirà le gioie del romanticismo e della condivisione, trovando nuovi stimoli e entusiasmi.
Robelin, che firma anche la sceneggiatura, non si limita a raccontare il mutamento generazionale che ha condotto alla normalizzazione di Internet quale strumento per intrecciare nuove conoscenze. Ne traccia, infatti, un vero e proprio elogio, dipingendo la rete come salvifico ormeggio per sfuggire alla solitudine e, perchè no?, incontrare il vero amore. Questo sottotesto, più o meno condivisibile, è veicolato da un impianto narrativo prevalentemente votato alla commedia degli equivoci, che regala momenti autenticamente divertenti, accanto ad altri tuttavia meno efficaci.
Pierre Richard, con la sua interpretazione misurata eppure mai reticente a osare col registro comico, dipinge perfettamente il ritratto di un gentiluomo attempato che, attraverso le moderne tecnologie, scopre di avere ancora molto da dire – e da dare – alla vita. Ottima anche Fanny Valette, dai grandi e ipnotici occhi languidi, che si destreggia con disinvoltura tra umorismo brillante e momenti intensi. Promosso a metà Yaniss Lespert, il cui broncio svogliato finisce per penalizzare l’empatia del pubblico se non addirittura privare il personaggio di Alex di qualsiasi spessore, trasformandolo in nulla più che il guscio dell’emotività di Pierre (è il trentenne, infatti, a incontrare Flora al posto di quest’ultimo).
Un profilo per due, ricapitolando, ha dalla sua ritmo e una buona dose di audacia; intrattiene grazie a un umorismo fresco e a un protagonista ineccepibile. Inoltre, caso piuttosto insolito, nel confronto generazionale a spuntarla è il ‘vecchio’, che supera in acume e sensitività chi possiede – in teoria – il vigore e la grinta della giovinezza. Manca, però, di un epilogo all’altezza, che sparigli le carte e, al pari dello svolgimento, rifugga la banalità. Le motivazioni che conducono alle dinamiche conclusive non sono del tutto solide e coerenti, e lasceranno probabilmente una punta di amara insoddisfazione in un pubblico che credeva di potersi aspettare un colpo di scena in più.
Un profilo per due è in sala dal 31 agosto con Officine UBU.
Chiara Carnà
PRO | CONTRO |
Intrattiene e diverte con brillante leggerezza.
Un Pierre Richard ineccepibile. Propone un punto di vista diverso dal solito sul conflitto generazionale. |
Epilogo telefonato e a tratti incoerente. |
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