Venezia 73: The Bleeder

Philippe Falardeau (oggi insignito del premio Persol: Tribute to Visionary Talent Award) esordisce a Venezia con un film un po’ troppo sotto tono per raccontare la vita di Chuck Wepner, venditore di alcolici del New Jersey che entrò nella storia il 24 marzo 1975, quando resistette quindici round contro il campione dei pesi massimi Mohamed Alì.

Quando si parla di cinema bisogna fare attenzione anche solo a nominare un capolavoro come Rocky (1976, Sylvester Stallone), figuriamoci se ne si comprano i diritti d’autore per inserirlo dentro il proprio film. Dovremmo ricordarlo un po’ tutti a Philippe Falardeau, regista (ma non sceneggiatore) di The Bleeder, ovvero la storia di Chuck Wepner, ovvero colui a cui si ispirò Sylvester Stallone (senza nemmeno pagargli un centesimo, come viene ribadito anche in questo film) quando iniziò a scrivere uno dei più grandi film di sempre. E in effetti questa pellicola sembra un po’ nascondersi dietro al fantasma di Rocky, sin dai titoli di apertura con un esplicito richiamo.

Fin qui niente di eccessivo, il problema (almeno il mio problema) sorge quando vuoi mettere in scena Stallone, e per farlo ingaggi uno che di suo ha solo (e forse) la capigliatura. Detto ciò nessuno vuole sminuire la prova tecnica del regista francese (inquadrature azzeccate), anche se tutte le scene che fanno riferimento a Rocky o vengono girate sul Ring invogliano ad alzarsi dalla poltrona: rivedere Million Dollar Baby deve essere stato tra i compiti delle vacanze mai svolti.

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Chi per converso sembra averli fatti veramente bene i compiti a casa è Liev Schreiber (al suo terzo film sul pugilato, dopo Creed e Hurricane), che dopo essersi presentato proprio qui al Lido l’anno scorso con Il Caso Spotlight interpretando un giornalista mite e pacato, compie un’inversione di tendenza e veste i panni del pugile egocentrico, alcolizzato e cocainomane. Accanto a lui troviamo una come sempre splendida Naomi Watts (in concorso con Arrival) che fornisce una buona prova, anche se il suo ruolo è quello di una cameriera presente in un numero abbastanza limitato di scene.

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Per finire, consiglierei questo film a chiunque sia un grande fan degli anni ’70: la ricostruzione di questo periodo storico (dai costumi alla musica) è stata fatta con grande accuratezza.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Costumi.
  • Musiche.
  • Interpretazione di Liev Schreiber.
  • Scene di combattimento.
  • In generale troppo pacato.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 73: The Bleeder, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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