Venom – La furia di Carnage, la recensione

Avevamo lasciato Eddie Brock e il suo simbionte Venom, nel 2018, davanti alla cella del serial killer Cletus Kasady, nel carcere di massima sicurezza di San Quintino. Una visita di lavoro per il reporter del Daily Globe inserita nella scena post-credits di Venom di Ruben Fleischer pronta ad annunciare il villain del prossimo film, che i lettori Marvel ben conoscono come il letale Carnage. Promessa mantenuta e tre anni dopo, posticipi pandemia compresi, arriva nei cinema Venom – La furia di Carnage.

Ma cosa è cambiato in tre anni in casa Sony? Sicuramente si è sviluppato un progetto concreto per un universo condiviso, come accade in altre realtà produttive, che per forza di cose va ad incrociarsi con quello dei Marvel Studios di Kevin Feige e della Disney. Sony, però, sta perseguendo un obiettivo per il momento unico: dar spazio ai “cattivi” e non agli eroi tout-court. Così al secondo Venom seguirà lo stand-alone su Morbius il vampiro vivente e poi su Kraven il cacciatore.

Ma in tre anni, cosa è cambiato veramente nell’approccio della Sony ai personaggi del suo universo? Di fatto quasi nulla, perché Venom – La furia di Carnage è sostanzialmente molto simile al precedente Venom, compresi gli enormi difetti e il discutibile approccio bambinesco che lo caratterizzavano.

Eddie Brock è tornato ad essere il reporter di punta del suo giornale ma deve far fronte a una convivenza davvero difficile da gestire, quella con Venom. Il simbionte, infatti, gli fornisce vari vantaggi come la forza, l’agilità, l’intuito e la prontezza che si rivelano utili per il suo lavoro ma esige anche di essere sfamato e il suo organismo alieno, per sopravvivere sulla Terra, ha bisogno del continuo apporto di una particolare proteina che si trova solo nella cioccolata e nel cervello. Così, appurato che Venom non deve divorare cervelli di esseri umani e la sola cioccolata non basta, Eddie lo ha messo di fronte a un ferreo regime alimentare a base di… polli! Nel frattempo, Eddie riesce ad aggiudicarsi l’ultima intervista al serial killer Cletus Kasady prima che venga giustiziato, ma durante la conversazione Venom aggredisce Cletus e quest’ultimo si difende mordendo Eddie. Ora nel sangue dell’assassino circolano le cellule del simbionte che non tarda a manifestarsi come Carnage!

Venom 2

Se il film di Fleischer attingeva dal materiale di David Michelinie e Todd McFarlane epurandolo accuratamente di ogni contributo adulto con una buona coerenza che il pubblico ignaro poteva accettare senza sospetto, Venom – La furia di Carnage soffre di una schizofrenia abbastanza evidente. Creato nei primissimi anni ’90 sempre da David Michelinie e dai disegni di Mark Bagley, Carnage è l’allegoria della distruzione totale e del caos, la personificazione della furia omicida, dell’uccidere per il solo piacere di farlo e questo si evince in diversi cicli narrativi di cui il simbionte rosso è stato protagonista, senza rinunciare a una certa violenza grafica e a tematiche adulte che da metà anni ’80 in poi sono diventati la regola per alcuni fumetti americani. Il film diretto da Andy Serkis e scritto da Kelly Marcel, che aveva già co-sceneggiato Venom ma anche Cinquanta sfumature di grigio, Saving Mr. Banks e Crudelia, prende ispirazione dal ciclo narrativo del 1993 Maximum Carnage mostrandoci il passato di Cletus e la nascita di Carnage, infarcendolo di elementi originali e alcune svolte che appartengono a un’altra miniserie, la più recente Venom contro Carnage.

Venom 2

Insomma, il materiale di base è davvero buono, solo che il film è figlio dell’idea di portare avanti un franchise adatto a tutti, bambini compresi. Così, quello che sulla carta poteva essere un cinecomic violento e votato all’eccesso, come la riuscita qualitativa di The Suicide Squad insegna, nei fatti è una commedia d’azione in cui la violenza è onnipresente ma mai e poi mai mostrata. E a differenza del primo Venom, dove si sono ben guardati dall’ispirarsi alle storie di Garth Ennis, in La furia di Carnage quel vorrei ma non posso è costantemente percepibile con il risultato che il film, a conti fatti, è anche concettualmente inadatto a un bambino.

La durata esigua per un cinecomic moderno, poco più di 90 minuti, fa si che il ritmo sia sempre piuttosto alto e la storia molto semplice e lineare, quasi basica. Così ci ritroviamo il film praticamente diviso in due metà: la prima vede Eddie Brock, sempre interpretato da Tom Hardy, battibeccare continuamente con Venom per gettare le basi di una separazione tra i due e la rientrata in scena di Anne Weying; la seconda metà è dedicata a Carnage, la sua convivenza simbiotica con Cletus (Woody Harrelson) e allo scontro con Venom.

Venom 2

Se avete apprezzato la componente da buddy-comedy che occupava un consistente minutaggio nel film del 2018 sicuramente sarete contenti di ritrovarla anche qui, amplificata e carica di grottesco infantilismo, se non l’avevate trovata convincente, come il sottoscritto, qui probabilmente soffrirete più del dovuto ad entrare nel film. Fortunatamente, quando c’è in scena Carnage riesce a monopolizzare l’attenzione e dà vita a molte scene ben riuscite sotto il punto di vista dell’azione, oltre che nella caratterizzazione visiva del personaggio, fedelissima alla controparte fumettistica.

Andy Serkis, che conosciamo per lo più come grande attore e corpo di molti personaggi di fantasia in performance capture, svolge il compito di regista senza particolari guizzi se non una scena creata in animazione tradizionale che serve a narrare l’infanzia di Cletus, un tocco di originalità per un film in cui non è assolutamente richiesto infondere una firma autoriale.

Venom 2

In mezzo a un marasma di azione, battute di grana grossa e atmosfere gothic-dark, che ricordano tantissimo certo cinema fumettistico anni ’90 (l’ombra di Spawn è onnipresente e fatale, se si pensa che Todd McFarlane è padre artistico anche di Venom), c’è spazio anche per personaggi di contorno cari all’immaginario Marvel: Shriek/Frances Barrison – che ha il convincente volto di Naomie Harris – è il secondo villain del film, amante di Cletus e allo stesso tempo minaccia per Carnage, che ha il giusto spazio che solitamente viene dedicato a una spalla ma riesce ad emergere meglio di tante spalle in altrettanti cinecomix. Poi c’è il detective Mulligan, futuro Toxi, che ha il volto empatico di Stephen Graham e una backstory collegata a Shriek ma risulta il personaggio più superficiale e sacrificato dell’intero film. Appartiene agli anni ’90 anche la funzionalità della Annie Weying di Michelle Williams, classica “principessa” in pericolo come sempre più raramente si vede nelle grandi produzioni hollywoodiane.

Venom 2

Insomma, se avevate apprezzato la verve buffonesca del primo Venom, sicuramente apprezzerete anche questo sequel che ha più ritmo e degli effetti visivi migliori, ma se il film di Fleischer non vi aveva convinto (o peggio), sappiate che Venom – La furia di Carnage va nella medesima direzione confermandoci come la Sony abbia deciso di conformarsi al trend Marvel Studios senza averne la finezza di scrittura.

Scena post credits decisamente bruttina ma importante per l’espansione dell’universo condiviso Sony.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ha ritmo.
  • Carnage è figo e quando c’è in scena lui il film decolla.
  • Le scene buffonesche tra Eddie e Venom sono troppe e alla lunga risultano irritanti.
  • Stringi stringi è proprio un b-movie nel senso negativo del termine.
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