Watchmen: un universo espanso

Recentemente si è conclusa su HBO la serie tv legata all’universo di Watchmen. Le preoccupazioni erano tante, fin da quando era stata annunciata nel lontano 2015.

Watchmen è un prodotto particolarmente difficile da affrontare nel formato video a causa di un paio di motivi: nasce come serie di albi a fumetti a cavallo del 1986 e 1987 dalle mani di Alan Moore e David Gibbons e Moore è notoriamente conosciuto per disprezzare qualsiasi riadattamento delle sue opere; il film di Zack Snyder del 2009, che riportava le vicende del fumetto, aveva raccolto pareri contrastanti generando un dibattito che infuoca gli animi dei fan tutt’oggi; e per ultimi vengono loro, i cortei sconfinati di appassionati di Watchmen, pronti alla rivolta in caso di un adattamento irrispettoso dell’opera.

Probabilmente proprio a causa della paura di deludere qualcuno con una nuova trasposizione del fumetto, Damon Lindelof (Lost, The Leftovers) ha deciso di soprassedere e passare oltre. La trama infatti è ambientata ai giorni nostri (a differenza del 1985 del fumetto) e osserva le conseguenze degli eventi ormai conosciuti del classico universo di Watchmen e non solo.

watchmen serie tv

La serie però non si limita ad uno sguardo al futuro di alcuni dei personaggi tanto amati, ma si crea una sua nicchia di narrazione all’interno di un universo già conosciuto. Gli autori azzardano nuove trame, sviluppano personaggi che nella storia originale erano poco approfonditi, intrecciano temi tipici di Watchmen con il futuro che ormai li ha assorbiti, insomma riescono in un’impresa in cui tantissimi hanno fallito: la creazione di un universo espanso.

Troviamo quindi la nostra protagonista Angela Abar (interpretata da Regina King) agente di polizia in incognito: in questo futuro infatti la polizia è costretta a nascondere la propria identità a causa di minacciosi gruppi terroristici razzisti determinati a uccidere il maggior numero di poliziotti possibile. Così, per uno strano svolgersi degli eventi, malgrado i vigilantes mascherati non esistano più, è come se fossero stati direttamente integrati nelle forze dell’ordine, in un bizzarro ribaltamento della sorte. Il mondo di Angela verrà capovolto quando il suo capo e amico verrà assassinato. Dall’indagine per scoprire chi siano stati i malfattori si dipaneranno le fila della trama: la vera storia di un personaggio mai approfondito (Hooded Justice), la continuazione delle vicende di altri ben conosciuti (Doc Manhattan, Ozymandias, Silk Spectre) e l’introduzione di tanti nuovi. Vedremo gli effetti disastrosi delle azioni più efferate compiute dai vecchi protagonisti e come siano entrate a fare parte di un nuovo mondo, di come eventi straordinari possano cambiare le sorti non solo di pochi ma dell’umanità intera.

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Ora, per quanto la serie sia paragonabile alla perfezione di un rompicapo ad incastro per quanto combaci con il materiale originale, restano un paio di appunti probabilmente da dover fare. Se una persona che non avesse mai visto o letto nulla del franchise di Watchmen volesse approcciarvisi per la prima volta, sicuramente la serie gli risulterebbe indigesta. Per un profano è spesso complesso capire a cosa si faccia riferimento in molte scene, le motivazioni di alcuni personaggi sono oscure senza l’ombra di un chiarimento, così come gli effetti, senza il mostrare le cause. Si potrebbe dibattere che non si possa avere la botte piena e la moglie ubriaca, che non si possa pretendere una continuazione perfettamente lineare con una storia degli anni ’80 e allo stesso tempo la reiterazione didattica delle vecchie storie per tenere gli ignoranti al passo. È giusto anche questo, ma rimane vero che un prodotto debba potersi anche reggere con le sue sole gambe, e probabilmente questo lo fa con fatica.

Un’altra critica che si può aggiungere è quella che fu rivolta al film del 2009 (anche se in misura molto minore). Il tema centrale del fumetto era senza ombra di dubbio la critica al mondo supereroistico: Moore tentava di dirci che, se nel mondo reale un gruppo di persone si fosse travestita con costumi di latex e fosse corsa in strada a “combattere” il crimine, sarebbero semplicemente e all’unanimità stati considerati dei ridicoli stramboidi. E malgrado la cura per altri dettagli, nel film questo messaggio fu completamente mancante: lo slow motion la faceva da padrone per evidenziare le incredibili scene di lotta, tanto che, malgrado i personaggi non avessero veri superpoteri, era facile convincersi invece del contrario.

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I “Watchmen” del film erano tante cose, moralmente corrotti, disillusi, falliti, ma mai ridicoli.

Nella serie la sensazione di epicità è sicuramente ridotta, alcune delle maschere dei detective sono assolutamente assurde e sentiamo spesso Laurie (aka Silk Spectre, interpretata da Jean Smart) deridere aspramente i travestimenti, ma anche qua siamo ben lontani dalla totale destrutturazione del fumetto: Angela Abar è semplicemente meravigliosa nel suo costume da Sister Night, e il racconto della vita di Hooded Justice non fa altro che dare un grandissimo valore a ogni sua azione come vigilantes.

Forse nel mezzo filmico sarà sempre impossibile restituire quella sensazione di disagio che dovrebbero dare i giustizieri, dopotutto i protagonisti di una serie che si porta dietro la carica della sacralità di Watchmen dovranno sempre sembrare dignitosi in ciò che fanno.

Il film che più si avvicina a quel tipo di ridicolo è forse Super di James Gunn.

Comunque, a prescindere da tutti i ragionamenti che potremo mai farci sopra, Watchmen è una serie straordinaria e una vera gioia per gli amanti della graphic novel originale.

Silvia Biagini

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