World War Z, la recensione

Mentre Gerry Lane si trova bloccato nel traffico metropolitano con la sua famiglia, qualche cosa di terribile sembra accadere in città: prima la polizia si mobilita, poi un’esplosione, segue il panico dei cittadini. Alcune persone sembrano come colte da raptus aggressivi e si lanciano incontrollati verso i passanti e sulle auto, incuranti di provocare danni a se stessi e a terzi. Gerry, sua moglie e le sue bambine fuggono fuori città, apprendendo che il caos dilaga ovunque, in tutto il mondo, causato da un virus di origine sconosciuta che sta trasformando chi lo contrae in un mostro furioso e dall’istinto omicida. Gerry è un ex impiegato delle Nazioni Unite e per questo viene portato in salvo su una nave al largo di New York, dove un suo ex collega lo informa che gli infetti sono ufficialmente dei morti viventi e gli chiede di prestare aiuto alla causa dirigendosi con uno scienziato e alcuni soldati in Sud Corea, dove sembra sia stato identificato il paziente zero. Gerry accetta e per lui sarà un’avventura pericolosissima che lo porterà ad esplorare diverse zone del mondo colpite dal virus. 

Nel periodo in cui dilagava la rinata moda dei morti viventi, riportata in auge dal successo della serie The Walking Dead, arrivava al cinema – parliamo del 2013 – World War Z, ovvero quello che a più riprese è stato definito il più costoso film sugli zombie mai prodotto a Hollywood.

World War Z

Tratto dal romanzo World War Z: La guerra mondiale degli zombie, scritto nel 2006 da quel Max Brooks che già aveva avuto successo con il cult Manuale per sopravvivere agli zombie, il film diretto da Marc Forster (Monster’s Ball; Quantum of Solace) e prodotto e interpretato da Brad Pitt è uno strano oggetto, tanto – troppo – ancorato alle suggestioni zombesche post-2000, quanto chiaramente mosso dal desiderio di differenziarsi da ogni tipo di film sugli zombie mai fatto.

Non era una cosa semplice tradurre per immagini il romanzo di Brooks, visto il racconto frammentato e fin troppo corale dello scritto, è comprensibile dunque che la lavorazione del film abbia previsto tempi piuttosto lunghi, soprattutto in fase di scrittura, coinvolgendo tre dei più talentuosi sceneggiatori di Hollywood: Matthew M. Carnahan (The Kingdom; State of Play), Drew Goddard (Cloverfield, Quella casa nel bosco) e Damon Lindelof (Prometheus; Star Trek: Into Darkness), questi ultimi due chiamati in aiuto al primo in un secondo momento. Ed è altrettanto comprensibile, nonché assolutamente condivisibile, scegliere un unico punto di vista sulla vicenda, onde evitare quelle prolissità alla Roland Emmerich caratteristiche di tanto cinema americano catastrofico. Ma quello che è venuto fuori dal film World War Z è un anomalo blockbuster che è uno zombie-movie solo in minima parte, prediligendo l’aspetto action e catastrofico.

World War Z

Avremo, dunque, un incipit al fulmicotone, con lo sbocciare dell’epidemia nella metropoli in cui vive il nostro protagonista Gerry Lane inquadrata nel caos e nel traffico cittadino, che diventa una vera trappola mortale per chi vi si trova nel frangente del disastro. Da quel momento in poi il film procede a step attraverso una serie di scene madri con le quali è costruita tutta la vicenda e che portano Gerry a confrontarsi con gli zombie – in ordine – in una claustrofobica palazzina, in un aeroporto sudcoreano, a Gerusalemme con l’ormai celebre scena della piramide di zombie, su un aereo di linea e nei laboratori della OMS. Ogni macro-sequenza, presa a se stante, funziona a meraviglia con punte di spettacolarità nella scena di Gerusalemme davvero impressionanti, così come altre scene, come quella dell’aereo o nei laboratori, capaci anche di offrire qualche brivido da vero horror. Però è nel suo complesso che il film mostra un po’ la corda, appare frammentario e troppo poco attento a raccontarci una storia compatta a favore, invece, della costante ricerca dello stupore.

L’onnipresente Brad Pitt a volte appare un po’ spaesato e forse troppo poco credibile, nel suo impeccabile look da modello, come agente delle Nazioni Unite chiamato a salvare il mondo, al contrario appaiono assolutamente in parte le due attrici del film, Mireille Enos (Gangster Squad, Sabotage), che interpreta l’apprensiva moglie di Gerry, e Daniella Kertesz (AfterDeath)che invece è il soldato Segen.

World War Z

E ora passiamo alla questione zombie. Anche se si comportano in modo molto simile ai rabbiosi di 28 giorni dopo, in World War Z ci sono veri e propri morti viventi, quelli a cui devi sparare in testa per fermarli e a volte incenerirli per mandarli all’altro mondo. Questi zombie ci appaiono in due stadi: veloci e furiosi come gli infetti di Boyle, quando sono sotto stimolo, lenti e ciondolanti alla Romero quando invece sono “dormienti”, ovvero lontani da stimoli visivi e sonori. La cosa curiosa è che, quando non sono in orde furiose, emettono un richiamo e a volte si muovono strategicamente come i velociraptor di Jurassic Park, il che li rende si temibili, ma da anche luogo a qualche momento involontariamente ridicolo. Ma senza dubbio, quello che rimarrà degli zombie di World War Z sono le montagne e i flussi incontrollati di morti viventi che portano avanti cose e persone nelle scene ambientate a Israele.

Le scene d’azione sono molto veloci e caotiche, il che non è un assolutamente un difetto perché riescono a creare la giusta tensione catastrofica, ma dobbiamo anche valutare un fatto: World War Z al cinema è presentato anche in 3D con risultati non spregevoli anche se neanche particolarmente esaltanti, visto che le scene d’azione così come sono state pensate e girate non giovano della terza dimensione, risultando solo confuse e da mal di testa.

World War Z

Il sangue e la violenza forse sono il vero neo di questo film, una vicenda di morti viventi furiosi che però è pensata come un PG-13, quindi un film quasi per famiglie, tanto che scannamenti, amputazioni e decapitazioni di cui il film è ovviamente colmo, avvengono tutti fuori campo e di fatto non scorre neanche una goccia di sangue.

Insomma, con World War Z Paramount Pictures ha provato a fare il film sugli zombie più imponente e spettacolare mai prodotto e ha centrato l’obiettivo, anche se questo non vuol dire che il film sia riuscito del tutto. Sicuramente si farà ricordare per il modo diverso in cui i morti viventi ci vengono mostrati, ma se cercate uno zombie-movie in piena regola, beh… forse è meglio cercare altrove.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Spettacolare e con scene madri che rimangono ben impresse nella mente.
  • La coralità del romanzo è stata molto ben adattata concentrando la vicenda su pochi personaggi.
  • Poca violenza grafica… che per un film con gli zombi equivale a un grosso svantaggio.
  • Brad Pitt è sicuramente un buon interprete ma non ha le fisique du role.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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