10 giorni senza mamma, la recensione

Carlo e Giulia sono una coppia felice, o almeno in apparenza. Conducono una vita ordinaria ed hanno tre figli a cui badare: Camilla, adolescente ribelle alle prese con le prime cotte; Tito, furbetto di dieci anni dallo scherzo facile ed infine la piccola Bianca, che ha poco più di due anni e non ha ancora imparato a parlare bene. Pur amandosi, Carlo e Giulia stanno affrontando un periodo di crisi. Lui è costantemente distratto ed assorbito dai problemi lavorativi così che lei è confinata al ruolo di casalinga dovendo badare a tempo pieno alla casa e ai figli. Per sfuggire all’esaurimento nervoso, un giorno Giulia decide di prendersi una piccola pausa dalla quotidianità e farsi una vacanza a Cuba con sua sorella. Solo dieci giorni, che sarà mai? Per Carlo, che conosce poco i suoi figli e non ha la più pallida idea di come si possa portare avanti una casa, è subito il panico.

Fino alla metà degli anni sessanta – all’incirca – in Italia dominava un pensiero rigorosamente maschilista che contemplava una netta scissione dei ruoli all’interno della famiglia. L’uomo doveva provvedere al mantenimento economico del nucleo mentre alla donna spettavano le così dette faccende di casa. Una divisione dei compiti che, soprattutto oggi, ci appare spaventosamente superata e di carattere “primitivo”. Fortunatamente ormai questa disparità sociale si è del tutto appianata così che l’uomo e la donna, tanto nella società che di riflesso nel nucleo familiare, hanno raggiunto stessi diritti e stessi doveri.

Una trasformazione sociale che non ha lasciato indifferente il cinema che, in più occasioni, ha ironizzato sulla faccenda provando ad immaginare ed estremizzare una situazione interamente giocata sul capovolgimento dei ruoli. A tal proposito possiamo ricordare il dimenticato Mister Mamma (S. Dragoti, 1983), commedia brillante in cui un Michael Keaton neo-licenziato si trova costretto a badare ai tre figli nel frattempo che la moglie si impegna per portare i soldi a casa. Persino la serie animata I Simpson ha dato il suo valido contributo sul tema, nell’irriverente puntata Piccola grande mamma (undicesima stagione) in cui, a causa del ricovero in ospedale della mamma, spetta alla piccola Lisa Simpson dover fare le faccende di casa vista e considerata l’incompetenza del padre.

A questa lunga lista di prodotti audiovisivi intenti a domandarsi “e se non ci fosse mamma?” si aggiunge la commedia argentina – inedita sul nostro mercato – Mamá Se Fue de Viaje (Ten Day Without Mom) diretta da Ariel Winograd e interpretata da Diego Peretti.

Partendo proprio da questo film argentino, Coloradofilm (casa di produzione ormai specializzata in remake) produce la nuova commedia scritta e diretta da Alessandro Genovesi ed interpretata, tra gli altri, da Fabio De Luigi e Valentina Lodovini.

Considerando o meno la sua natura di remake, 10 giorni senza mamma non ha assolutamente nulla di innovativo e l’intuizione che muove l’intero racconto è davvero delle più semplici. Ancora una volta, dunque, il gioco diventa quello di capovolgere i ruoli ed invertire lo stereotipo, facendo si che sia la mamma (Lodovini) ad assentarsi da casa con l’inevitabile conseguenza di lasciare al papà (De Luigi) tutte quelle faccende “scomode” che solitamente si attribuiscono alla donna. Per dieci lunghissimi giorni l’uomo di casa diventa anche la donna di casa, un autentico mammo, con l’arduo incarico di dover adempiere a difficilissimi compiti come cambiare pannolini, cucinare, portare i bambini all’asilo e conoscere le amicizie dei propri figli.

Nel raccontare 10 giorni senza mamma Alessandro Genovesi si orienta verso una direzione piuttosto audace e non scontata per il cinema italiano, ossia quella del minimalismo. Una storia perfettamente in linea con la nostra tipica commedia convenzionale viene realizzata attraverso uno sguardo ed uno stile leggermente più autoriale. Nel suo racconto familiare, Genovesi non sembra molto interessato all’aspetto strettamente “comico” della vicenda bensì alle sue sfumature agrodolci pronte a privilegiare i difficili punti di contatto tra il mondo dei piccoli e quello dei grandi. Così facendo il racconto assume spesso dei connotati intimi, non si punta mai in direzione della risata di pancia ma si insegue piuttosto il sorriso. E lo si trova, molto spesso.

Così come da un punto di vista strettamente espressivo, il regista sembra rifiutare quella grammatica collaudata della commedia italiana di oggi per adottare un linguaggio molto più agile e moderno. Quasi interamente girato in interni e con la macchina a spalla, 10 giorni senza mamma assume l’aspetto del “documento” quotidiano di una famiglia che si trova improvvisamente privata del suo principale (unico?) punto di riferimento.

Grazie a tutte queste scelte, molte decisamente sottili ma efficaci, il film di Genovesi funziona bene nonostante la sua poca originalità ed è per questo che le più grandi fragilità del film emergono nel momento in cui 10 giorni senza mamma prova ad assomigliare a tutte le altre commedie in circolazione. I tanti siparietti al di fuori delle mura domestiche che ci mostrano l’attività lavorativa di Carlo, con faide fra colleghi e datori di lavoro sopra le righe (il capo non può che avere il volto dell’onnipresente Antonio Catania), non funzionano mai e fanno perdere al film quella sensibilità che sembra esistere solo dentro casa.

In un film come 10 giorni senza mamma l’elemento che riesce a fare davvero la differenza è la performance dei tre figli, tutti assolutamente in parte e credibilissimi. Angelica Elli è perfetta nel ruolo dell’adolescente ribelle e costantemente arrabbiata col mondo così come sono efficaci le interpretazioni dello scalmanato Matteo Castellucci o della piccolissima Bianca Usai. Nella selezione dei tre giovani volti, il lavoro di casting è stato perfetto.

Insomma, 10 giorni senza mamma non è certo il tipo di commedia che lascia il segno e per la sua natura “alternativa” potrebbe anche far storcere il naso a più di qualcuno, che potrebbe trovarlo fiacco e poco divertente. La realtà è che il film di Genovesi non parla a chi vuole semplicemente ridere ma a tutti coloro che cercano uno spettacolo gradevole dove, alla fine, rimane anche un po’ di cinema.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
Angelica Elli, Matteo Castellucci e Bianca Usai: i veri protagonisti.

Uno stile di regia audace e abbastanza ricercato nel suo essere minimale.

Fabio De Luigi è a suo agio nel ruolo.

 

La sottotrama in ufficio, troppo convenzionale.

Qualche sketch esageratamente dozzinale.

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