Croce e delizia, la recensione

I Petagna sono gente semplice: persone umili, dal cuore d’oro, che nella vita hanno sempre messo al primo posto la famiglia e il lavoro. I Castelvecchio, invece, sono l’esatto opposto: narcisisti ed eccentrici, preda di vizi e disuniti. Nel cuore dell’estate, tuttavia, Carlo Petagna decide di portare figli e nuora a trascorrere le vacanze proprio nella lussuosa villa al mare di Tony Castelvecchio. Cosa ci sia ad unire queste due famiglie, tremendamente diverse, lo sanno solo Carlo e Tony che, amanti da più di un anno, hanno finalmente deciso di rivelarsi ed annunciare l’imminente data delle loro nozze. Scioccati dalla notizia inaspettata, Sandro e Penelope, i rispettivi primogeniti di Carlo e Tony, faranno di tutto per cercare di sabotare le sgradite nozze.

Due anni fa usciva nelle sale Moglie e Marito, la commedia campione d’incassi diretta da Simone Godano che rifletteva in modo un po’ giocoso e un po’ grottesco sulle differenze basilari (tanto caratteriali quanto comportamentali) che sussistono tra un uomo e una donna, tra un marito e una moglie. Una commedia davvero molto brutta – a parere di chi scrive – che si adagiava sulla collaudata e fantasiosa formula dello scambio di personalità per tentar di apportare qualcosa di nuovo nel panorama stantio della commedia italiana.

Adesso il pupillo di Matteo Rovere (che produce) ci riprova e si cimenta con l’opera seconda, Croce e delizia, una commedia corale molto più ancorata alla nostra tradizione ma che, per molteplici aspetti, porta avanti il discorso iniziato da Godano nel suo precedente film.

Ancora una volta, infatti, il regista si diverte a giocare con i caratteri sessuali ponendo al centro del racconto dei personaggi che vengono “svuotati” dalla loro prevedibile personalità per assumere connotati inimmaginabili, divertenti ma decisamente attuali.

Focalizzare l’attenzione su una coppia omosessuale matura, esattamente come fa Godano nel suo film, è il riflesso diretto dei tempi che viviamo e finalmente viene servita una commedia che riesce ad affrontare la tematica senza cadere nei soliti e moralistici cliché che vedono giovanotti alla scoperta della loro vera sessualità e criticati da genitori chiusi nei loro schemi mentali. Parlare di “omosessualità”, ormai, non è più un tabù e di conseguenza è corretto che anche il cinema faccia qualche passo avanti sull’argomento.

Diventa interessante, a tal proposito, vedere che al centro del focus è posta – come si diceva – un’insospettabile coppia matura (la generazione dei padri) e che a scandalizzarsi per l’accaduto siano invece i più giovani (la generazione dei figli). Ancora una volta Godano gioca con il ribaltamento della situazione e lì dove in Moglie e Marito venivano invertiti i caratteri dei “capi-famiglia”, in Croce e delizia si ribaltano i ruoli dei padri con quelli dei figli: i genitori hanno paura del giudizio dei figli e spetta a questi ultimi “rimediare” alle scelte (forse) sbagliate dei rispettivi padri.

Al di là dell’interessante discorso contenutistico, Croce e delizia è un film che riesce a raggiungere livelli molto alti sul duplice fronte della scrittura e delle interpretazioni.

Scritta da Giulia Steigerwalt, la sceneggiatura si dimostra molto attenta nella costruzione dei dialoghi e soprattutto delle psicologie. Non c’è nulla di lasciato al caso, ogni personaggio portato in scena gode di un carattere ben definito così come di una precisa funzione ai fini della narrazione. Carlo e Tony, ma anche Sandro e Penelope e gli altri, in un modo o nell’altro riescono tutti ad evadere dal facile stereotipo dimostrando che, in fase di scrittura, ci sia stato uno studio ben ponderato su come rendere davvero tridimensionale il rapporto fra i vari personaggi senza cadere nella macchiettistica e sgradevole delineazione che elegge gli omosessuali allo status di buoni e vittima contrapposti agli eterosessuali che sono cattivi e carnefici. Nel film di Godano non ci sono “buoni” e “cattivi”, tutti i personaggi hanno un loro preciso punto di vista che può essere condivisibile o meno ed ogni qualvolta che il film sembra andare incontro al facile “cliché” la sceneggiatura riesce a sorprendere con svolte narrative adeguate, talvolta divertenti e talvolta drammatiche.

L’altro punto di forza del film, come si diceva, sono le interpretazioni. Praticamente perfette. Tutti gli attori chiamati in causa riescono ad aderire ai lori personaggi in modo impeccabile, in particolar modo primeggiano sugli altri il sempre bravo Alessandro Gassmann (davvero tra gli attori più completi del nostro cinema), che si cimenta a perfezione in un ruolo molto lontano dalle sue abituali corde, e Jasmine Trinca, chiamata a dare credibilità ad un personaggio dalle molte sfaccettature e sicuramente non facile. A completare il cast troviamo anche il divertente Fabrizio Bentivoglio, che assieme a Gassmann crea una coppia abbastanza singolare, e i convincenti Filippo Scicchitano e Rosa Diletta Rossi.

Un notevole passo avanti per Simone Godano, dunque, che firma una commedia davvero ben costruita ed inscenata che vede come unico limite quello di trovare rifugio in uno schema narrativo fin troppo battuto dal cinema italiano. Nonostante lo studio certosino di personaggi e dialoghi, quella della “riunione di famiglia” in cui, tra equivoci e colpi di scena, tutti finiranno immancabilmente contro tutti è un meccanismo di cronaca a cui il nostro cinema fa ricorso troppe volte, da troppo tempo ormai.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
La tematica dell’omosessualità affrontata in modo abbastanza intelligente.

Una scrittura attenta a dialoghi e psicologie.

Cast superlativo.

L’escamotage della riunione di famiglia al mare, destinata a mettere tutti contro tutti, inizia ad apparire come un meccanismo narrativo stanco e vecchio.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Croce e delizia, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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