Relic, la recensione

Relic

Il cinema horror sta attraversando un momento particolarmente roseo, innalzato e celebrato come forma d’arte al pari di altre opere considerate meritevoli di attenzioni da parte di blasonati festival. Oggi, grazie ad autori dalla personalità forte e originale come Ari Aster e Robert Eggers, possiamo notare un occhio di riguardo da parte delle “élite” anche per il cinema del brivido con il proliferare di opere che guardano al genere raccontando però le idiosincrasie della società o particolari stati d’animo che caratterizzano la contemporaneità. Ad unirsi al coro della new wave horror internazionale troviamo l’australiana Natalie Erika James, che dopo essersi fatta notare con il cortometraggio Creswick, ha esordito nel lungometraggio nel 2020 scrivendo (insieme a Christian White) e dirigendo Relic.

Presentato con successo al Sundance Film Festival 2020 e poi portato in Italia in home video da Blue Swan Entertainment dopo essere stato in programma al Trieste Science+Fiction Festival 2020, Relic riesce a raccontare una storia di fantasmi e case infestate riflettendo sulla solitudine dell’essere umano e sull’abbandono a cui, a volte, sono condannate le persone anziane.

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In seguito alla scomparsa dell’anziana madre Edna, Kay e sua figlia Sam si precipitano nella casa della donna, che dopo tre giorni ricompare come se nulla fosse, senza ricordare cose le fosse accaduto. Kay sospetta che sua madre cominci a presentare i segnali dell’Alzheimer e pensa di ricoverala in una casa di cura, ma Sam si oppone fermamente offrendosi di prendersi cura della nonna. Ma nei giorni che seguono la permanenza di Kay e Sam nella scricchiolante e lugubre casa della nonna, una presenza sinistra si manifesta nell’abitazione e sembra essere in qualche modo legata al repentino declino mentale e fisico dell’anziana donna.

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La regista si è ispirata alla sua storia personale e al rapporto che ha avuto con sua nonna per costruire un piccolo horror minimalista ricco di atmosfera e pregno di inquietudine. Portando in scena tre generazioni di donne, Relic accoglie in primis il punto di vista della più giovane, Sam, interpretata dalla bravissima Bella Heathcote (Dark Shadows, The Neon Demon), figlia e nipote responsabile ed empatica che cerca di capire le ragioni del malessere della nonna guardando il caso molto da vicino. A lei si contrappone idealmente sua madre Kay (Emily Mortimer), apparentemente cinica e dispotica che mostrerà, nel corso della storia, un vero e proprio percorso di crescita durante il quale scopriremo anche il motivo della sua ostilità a questa delicata situazione. Oltre ad essere una storia di madri e figlie, di umanità, di superamento di un trauma, di accettazione dello stato degenerativo della condizione umana, Relic è anche un’inquietantissima parabola dell’orrore.

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Natalie James mette al centro della vicenda, oltre le tre protagoniste, anche la casa della nonna, un’abitazione in legno che ha una storia ben precisa e sembra quasi viva, come se trasmettesse nei suoi abitanti un Male che poi li contamina e li porta alla putrefazione. Assi marce, finestre piene di muffa e quei corridoi che di notte mutano, si stringono, fino a stravolgere la morfologia dell’edificio conducendo a una dimensione parallela spettrale. Evidenti sono le influenze dall’epoca d’oro del j-horror, con suggestioni che arrivano direttamente dalla saga originale di The Grudge, ma si possono notare in Relic anche richiami alle atmosfere lugubri e surreali della saga videoludica di Silent Hill e al body-horror conenberghiano con un epilogo tanto disgustoso quanto poetico.

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Attento alla forma tanto quanto al contenuto, Relic è un gran bell’esordio, un film dell’orrore che utilizza il linguaggio del brivido e della repulsione per raccontare il dramma della solitudine e dell’abbandono, di un riscatto famigliare e della complicatissima fase dell’elaborazione del lutto.

Quello di Natalie James è un film che riesce a sopravvivere nella testa dello spettatore, cresce e non lo abbandona per giorni.

Potete leggere l’intervista alla regista Natalie James cliccando qui.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Riflette con delicatezza su tematiche esistenziali molto importanti.
  • Emily Mortimer, Bella Heathcote e Robyn Nevin sono molto brave.
  • Ha un’atmosfera lugubre e decadente che mette i brividi.
  • Se cercate brividi a buon mercato e splatter, girate a largo, Relic non è quel tipo di film.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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