Songbird, la recensione

Ci sono film che riescono a cogliere la contemporaneità ed analizzarla, a volte perfino anticipare quello che il sociologo Edgar Morin definiva l’espirit du temps. In gergo si chiamano instant movie e spesso partono da un dato fatto di cronaca o di rilevanza per l’attualità per dar vita a una storia originale o un mero resoconto dei fatti fictionalizzati. Songbird di Adam Mason è un instant movie che prende il “la” da un evento della nostra contemporaneità, la pandemia da covid-19, e lo sviluppa in un fanta-action che racconta l’oggi incastonandolo in un domani molto vicino.

Siamo nel 2024, a quattro anni dall’esplosione della pandemia da nuovo coronavirus, che di variante in variante è mutato in Covid-23, una forma del virus che ha raggiunto una mortalità del 53% che avviene nell’arco di 24 ore dal contagio. A Los Angeles vige da molti anni il lockdown e solo gli immuni sono liberi di circolare per la città presidiata dai militari, spesso assoldati per lavori di rilevanza sociale, come accaduto a Nico, ex laureando in giurisprudenza che ora fa il rider per una nota ditta di e-commerce. Nico è fidanzato con Sara, che vive sola con la nonna, ma quando quest’ultima rimane infettata da una vicina di casa, Nico farà di tutto per portar via la sua ragazza prima che le autorità arrivino per trasportare in quarantena l’anziana e, di conseguenza, anche Sara. L’unica possibilità è che il ragazzo si procuri al mercato nero un braccialetto che attesti l’immunità di Sara e per far questo dovrà lanciarsi in una corsa contro il tempo.

Adam Mason, conosciuto nel mondo degli appassionati di horror (La sedia del Diavolo, Broken, alcuni episodi della serie antologica Into the Dark), qui anche sceneggiatore insieme a Simon Boyes, parte da un’idea molto accattivante che si focalizza tanto su una storia d’amore “impossibile” quanto sulla limitazione della libertà personale e la inserisce nel triste contesto attuale che, per l’occasione, diventa una scheggia distopica neanche troppo improbabile.

Songbird, che porta la firma produttiva di Michael Bay, è stato girato a Los Angeles proprio nei mesi del primo lockdown e ci mostra una città inquietantemente deserta senza l’ausilio degli effetti speciali e delle ricostruzioni in studio. Ovviamente Songbird non è il primo film a raccontare la pandemia tra quelli usciti in questi mesi, lo hanno preceduto tanto il sequel di Borat, girato proprio a ridosso dell’esplosione del virus, che l’heist movie di Doug Liman Locked Down, ma è il primo di un certo peso produttivo a raccontare lo sviluppo della pandemia in un’ottica fantascientifica.

Ottime premesse che, nei fatti, danno vita a un film poco convincente per come affronta i temi scelti e, soprattutto, per lo sviluppo dei personaggi.

Songbird, pur avendo due protagonisti, è un film tutto sommato corale e porta avanti più storyline intrecciate tra loro. Oltre a Nico e Sara, che sono interpretati da K.J. Apa di Riverdale e dalla cantante Sofia Carson, seguiamo le storie della famiglia Griffin (Bradley Whitford e Demi Moore) che traffica illegalmente in braccialetti da immuni, della youtuber May (Alexandra Daddario), del pilota di droni Dozer (Paul Walter Hauser) e del villain interpretato da Peter Stormare, sadico capo del dipartimento di sicurezza. Tutti loro fanno parte di un unico grande “piano” ma nessuno riesce ad emergere realmente, a cominciare dai due protagonisti che incarnano lo stereotipo dell’eroe ottimista e di bell’aspetto e della donzella in pericolo, bellissima e capace di reagire nelle situazioni più disperate. È tutto molto standard, compreso il cattivo davvero molto sopra le righe che ha un background interessante (un uomo ai margini della società che è riuscito a fare fortuna con l’esplosione della pandemia) ma è interpretato da Stormare col pilota automatico.

Regia molto curata nella gestione dei set naturali e nel senso della geografia cittadina, ma scene d’azione un po’ sottotono che passano quasi inosservate anche se il film ci punta molto.

Interessante, nello script di Mason e Boyes, la lettura distopica ma realistica delle conseguenze del covid-19 con la descrizione di uno stato militarizzato che priva completamente la libertà individuale incentrando il potere nelle mani di pochissimi. La politica, quella ufficiale, è completamente assente in Songbird, sembra quasi una visione anarchico-sovranista della società in cui ad arricchirsi sono le aziende di e-commerce, qui inquadrate in senso monopolistico, e chi era ai vertici della società continua a mantenere quella posizione grazie a pratiche illegali. Discutibile, da un punto di vista prettamente etico, invece, è il piano di Nico di spacciare Sara per immune, ovviamente il progredire del film addrizzerà il tiro ma da quella decisione istintiva si può involontariamente comprendere per quale motivo lo scenario pandemico descritto si è protratto così tanto, visto l’egoismo del singolo.

In definita, Songbird si mostra come un film importante per documentare lo spirito del tempo attuale, declinato in chiave fantastica, ma sicuramente è anche un film svolto in fretta che avrebbe necessitato di una scrittura dei personaggi più attenta e pregnante e una regia maggiormente ispirata. Tra anni, quando ci auguriamo tutto questo sarà solo un ricordo, potrebbe diventare un cult, oggi convince a metà.

Songbird arriva nei cinema italiani il 30 giugno distribuito da Notorious Pictures.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Coglie elementi dell’attualità e li trasforma in spunti fantastici. Un girono questo film potrebbe essere un bel documento della situazione mondiale nel 2020.
  • Personaggi delineati poco e male.
  • Regia poco ispirata, soprattutto nella gestione dell’azione.
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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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