TFF37. Letto n.6

Letto n. 6

La dottoressa del turno di notte di una importante clinica pediatrica muore suicida. La sostituisce Bianca (Carolina Crescentini), che accetta il lavoro senza rivelare di essere incinta. Quando viene a sapere che dovrà passare le notti proprio nella stanza dalla quale si è buttata la collega, le inquietudini hanno inizio. Malgrado lo scetticismo del marito (Pier Giorgio Bellocchio), i timori di Bianca non tarderanno a essere confermati: una notte, seguendo rumore di singhiozzi, fa conoscenza con il bambino del letto numero sei. Vuole la sua mamma. Bianca lo rassicura: domani mamma arriva. Ma la notte seguente il bambino si presenta in infermeria, accusandola di essere una bugiarda. Bianca cerca informazioni sul bambino, scoprendo che il letto numero sei è vuoto da tempo.

Gli ingredienti per un buon horror ci sono tutti. Peccato siano amalgamati con malagrazia e serviti nel peggior modo possibile. Innanzitutto, la fotografia. In ogni inquadratura sembra risuonare la voce di Renè Ferretti che ordina: “Smarmella”. Per chi non capisse il riferimento (che guardi Boris, dannazione!) è un modo per dire che il film è permeato da un’illuminazione cruda e invadente, forse il vero mostro della vicenda.

Il film passa diligentemente in rassegna i cliché del genere fino a giungere all’ovvia conclusione senza aver detto nulla di nuovo. I personaggi si limitano al loro ruolo: protagonista spaventata ed empatica, marito pragmatico e ottuso, direttore (Roberto Citran) che sa più di quanto non dica, bimbo-fantasma traumatizzato (Riccardo Bortoluzzi), misteriosa benefattrice della clinica (Carla Cassone). L’unico guizzo è il giovane portantino (Andrea Lattanzi), primo ad aiutare Bianca.

Letto n. 6

Oh dimmi pure, io per filosofia mia credo a tutto” è una delle sue memorabili battute. Il classico esperto di esoterismo, incaricato di indicare alla protagonista la via per la risoluzione, viene calato nei panni di un borgataro che “sta in fissa di brutto” con l’occulto. Un po’ mentore, un po’ comic relief, strappa risate ogni volta che apre bocca. Se fosse stato lui il protagonista il film ne avrebbe giovato, ma sarebbe diventato una parodia.

In un paio di occasioni Letto n. 6 riesce a disturbare con immagini potenti. Purtroppo il più delle volte fallisce. Non basta che il bimbo-fantasma spunti alle spalle della protagonista, esibisca iridi nere o parli con voce cavernosa (più che un indemoniato sembra Batman con il catarro).

letto n. 6

Doveroso menzionare gli intenti sociali alla base della produzione. Chiunque sa che l’abbandono di un bambino in un manicomio infantile è una brutta cosa, qui però vengono indagate le motivazioni della madre che abbandona, non in cerca di condanna, ma di spiegazione. Il dato migliore del film.

Un peccato che la gravidanza segreta di Bianca non abbia mai un vero ruolo nella vicenda, se non nelle vesti di gratuito deus ex-machina.

Alessio Arbustini

PRO CONTRO
  • Il dramma dietro la storia di fantasmi solleva importanti questioni sociali.
  • Il film sembra voler giocare con i cliché del genere, ma si limita a reiterarli.
  • Visivamente poverissimo.
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