The Slaughter – La mattanza, la recensione

C’è stata un’epoca nella Storia del cinema di genere made in Italy in cui le grandi produzioni horror, thriller/gialle e fantastiche stavano lasciando il passo a una dimensione più contenuta, fatta da realtà più piccole, quasi indipendenti che tenevano, però, ancora alto il vessillo del nostro cinema di genere anche all’estero. Parliamo della seconda metà degli anni ’80 e dei primi ’90, immediatamente prima del tramonto di un’epoca che avrebbe portato a un sostanziale stallo produttivo di questa tipologia di film per almeno un ventennio. In quegli anni, Joe D’amato spopolava con la sua casa di produzione Filmirage, Franco Gaudenzi con la Flora Film sparava le sue cartucce migliori e cominciava a muovere i primi passi in produzione Giovanni Paolucci; ma in quegli anni emergeva anche Michele Soavi, Lamberto Bava trovava fortuna, Claudio Fragasso e Bruno Mattei davano il meglio e Lucio Fulci stava rimettendo in gioco la sua ultratrentennale carriera. Un periodo davvero singolare che insieme a titoli ormai imprescindibili del nostro cinema di genere, ha sfornato tanti b-movie che oggi ricordiamo con affetto, spesso sgangherati e improbabili, che in molti casi guardavano alla lezione statunitense per riproporre situazioni e trame di grandi successi d’oltreoceano.

È a questa particolare epoca di transizione cinematografica che guarda The Slaughter – La mattanza, il nuovo film diretto da Dario Germani, già autore di Lettera H e Antropophagus II, che arriva nei cinema il 21 luglio prodotto e distribuito da Flat Parioli.

Non è un caso, infatti, se The Slaughter – La mattanza porti la firma in sceneggiatura di Antonio Tentori, vera istituzione dell’odierno cinema indie horror/thriller che proprio in quegli anni muoveva i primi passi al fianco di Fulci e D’Amato, e veda come organizzatore generale di produzione proprio quel Giovanni Paolucci che ha legato il suo nome a molto cinema di Bruno Mattei.

Sette giovani amici si organizzano per passare una nottata da sballo all’interno di uno stabilimento cinematografico di sviluppo e stampa. Dopo aver pagato il custode e aver promesso di non fare danni e rimettere tutto in ordine prima di mattina, i ragazzi si abbandonano a una notte sfrenata di sesso, alcool, droga e… cinema! Infatti, Norman, il cinefilo del gruppo, propone di guardare nella saletta privata dell’edificio un raro film horror cult scovato nel magazzino ma, con sorpresa, il ragazzo scopre che le immagini che scorrono sullo schermo appartengono a un altro film, un horror in soggettiva, apparentemente amatoriale, in cui uno psicopatico mascherato irrompe in una villa e trucida i proprietari. Ben presto, quello che scorre sullo schermo comincia a verificarsi anche nella realtà e un misterioso individuo mascherato come il killer del filmato inizia a far fuori, uno dopo l’altro, i ragazzi.

Semplice, lineare, immediato: The Slaughter – La mattanza dà allo spettatore esattamente quello che promette, senza troppi fronzoli o perdite di tempo. Si tratta di uno slasher molto canonico che rispetta a pieno (o quasi) le regole che hanno reso noto il filone di Halloween e Venerdì 13. C’è un gruppo di ragazzi di bella presenza e poco cervello rinchiusi in un luogo circoscritto e c’è un killer mascherato e all’arma bianca che non disdegna di utilizzare con letale creatività anche oggetti del contesto. Il killer indossa una tuta da operaio come Michael Myers, mentre la maschera con fattezze di una bambola di porcellana ricorda quella da Cupido di Valentine – Appuntamento con la morte, Babyface di The Hills Run Red – Le colline sanguinano o il più recente Auguri per la tua morte. Tutto scorre liscio come da regole dello slasher: nudità gratuita, personaggi che si separano invece di rimanere uniti, e morti cruente, ben supportate da un ottimo impianto effettistico a cui ha collaborato per gli effetti di trucco e prostetici David Bracci.

Il cast comprende un affiatato gruppo di giovani attori alle prime esperienze, tra i quali Tonia De MiccoSamuel KayNadia RahmanJanice QuinolRoberto Luigi MauriJason PrempehTashi Higgins e il veterano Fabrizio Bordignon, già visto in Canepazzo e Hope Lost.

Nonostante qualche dialogo fin troppo sopra le righe e una gestione dei minuti finali che crea un po’ di confusione e lascia inutilmente porte aperte (i riferimenti al culto religioso perché non hanno una spiegazione?), The Slaughter – La mattanza diverte e si lascia guardare con piacere perché riesce a centrare l’essenza di quel cinema di serie b, consapevole di esserlo, con una divertita ricercatezza. A tal proposito, il film è stato davvero girato all’interno di uno stabilimento cinematografico romano di sviluppo e stampa e, oltre a macchinari e archivi originali, possiamo vedere esposte sulle pareti molte locandine d’epoca di prodotti Flora Film e La Perla Nera, come Zombi 3, Non aprite quella porta 3 e il famigerato La Tomba di Bruno Mattei. Insomma, strizzate d’occhio che sicuramente gli appassionati apprezzeranno.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ha un buon ritmo e rispetta tutti i dettami dello slasher movie.
  • Omaggia il cinema horror italiano anni 80 e 90.
  • Ottimi effetti speciali.
  • Alcuni dialoghi e alcune situazioni sono un po’ troppo sopra le righe e improbabili, facendo apparire i personaggi dei perfetti idioti.
  • Il look del killer sa di già visto.
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