34 TFF. Sam Was Here, Yoga Hosers e The Arbalest: tre sfumature del thriller

Inseriti nella sezione “After Hours” e caratterizzati da tinte noir tendenti al thriller, ma anche all’horror, vi parliamo di tre film presentati al 34° Torino Film Festival: Sam Was Here del francese Christophe Deroo, il bizzarro Yoga Hosers di Kevin Smith e The Arbalest di Adam Pinney.

Sam was here

sam-was-here-locandinaSam Corbitz è in viaggio per lavoro, intorno a lui vi è il nulla. Nel vero senso della parola. Non solo la natura che lo circonda è desertica ma a quanto pare non riesce a parlare con anima viva. Le uniche voci che sente sono quelle delle segreterie telefoniche e quella di Eddy, un vibrante conduttore radiofonico che invita i suoi ascoltatori a insorgere e lamentarsi di tutto quello che non va nella loro vita.

È grazie a Eddy se veniamo a sapere che un crudele criminale è a piede libero: non si sa esattamente cosa abbia fatto, per certo qualcosa di terribile ed efferato, probabilmente legato alla violenza su una bambina.

Sam continua il suo solitario viaggio cercando di tornare a casa dalla figlioletta e dalla moglie che, in seguito a un litigio, non risponde alle sue chiamate.

Man mano che il film avanza, la cappa di tensione creata fin dalle prime immagini e esasperata dalla solitudine sembra chiudersi inesorabilmente su Sam. Ad una situazione già strana si aggiungono particolari ancora più strani e inquietanti: una porta chiusa con diversi lucchetti nello stesso motel in cui Sam alloggia, insulti da destinatari anonimi sul cercapersone, scritte inquietanti apparse dal nulla sulla sua macchina. Quando ormai la tensione tocca il suo apice, Sam incontra un poliziotto sulla sua strada che gli spara senza proferire parola ferendolo gravemente.

Da questo momento tutto cambia, il viaggio solitario di Sam si trasforma in una corsa per salvarsi la vita da spaventosi individui che lo inseguono con il volto coperto da raccapriccianti maschere che ripropongono volti umani distorti. E quello stesso Eddy che gli aveva tenuto compagnia sulla sua strada solitaria potrebbe non essere il faro di speranza che aveva sperato.

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Sam Was Here è un film claustrofobico ambientato in sconfinati spazi desertici. Un protagonista che riesce a tenere sulle proprie spalle il peso di un’intera narrazione. Un’ansia sorda che cresce fino a raggiungere picchi quasi insopportabili. Eppure questo film, che parte con i migliori presupposti, sembra perdersi man mano che raggiunge il nocciolo della storia. Troppe domande affollano la mente dello spettatore, domande la cui risposta, comunque, non farebbe altro che rovinarne la visione. L’insoluto, il finale aperto, non sortiscono totalmente l’effetto voluto per un film psicologico che non dovrebbe essere spiegato. Da vedere e da rifletterci.

Voto 7.5

yoga hosers posterYoga Hosers

Il titolo letteralmente significa “le fanatiche dello yoga”. Due quindicenni canadesi fanno una vita abbastanza normale divise fra la loro band, il loro cellulare e, ovviamente lo yoga. Lavorano in un super market vendendo i tipici prodotti canadesi. Ma il pericolo è in agguato e si presenta sotto forma di un piccolo esercito di salsicciotti neo nazisti che cominciano a mietere vittime in tutta la città. Riusciranno le nostre due giovani canadesi a sconfiggere la nuova armata dei nazisti canadesi?

Raccontato in questo modo sembrerebbe il classico film da prendere e cestinare senza neanche un battito di ciglia, ma Yoga Hosers ha delle inaspettate qualità nascoste. Tanto per cominciare la regia è di quel pazzo anticonformista di Kevin Smith. E qui lo spettatore può cominciare a drizzare le orecchie. Nel cast troviamo, oltre alla figlia del regista Harley Quinn Smith, Lily-Rose Depp accompagnata sia dal papà Johnny (come al solito irriconoscibile) e da mamma Vanessa. Fanno una comparsata degna di nota Austin Butler e Tayler Posey, sicuramente conosciuti dal pubblico delle più giovani, Adam Brody, Justin Long, Haley Joel Hosmet (è tornato!), Stan Lee, lo stesso Kevin Smith.

E poi si ride molto.

Yoga Hosers 1

Con le sue grafiche da social anni ’90, le assurde priorità dei personaggi, due protagoniste “scemate” ma che sanno il fatto loro, genitori tremendi e adorabili allo stesso tempo, questo film riesce davvero a regalare parecchi momenti di sano divertimenti all’insegna dell’assurdo. Scivola sul finale, perdendo mordente e lasciandosi andare ad una risata fin troppo facile, ma nel complesso Yoga Hosers rimane una piccola chicca che merita di essere vista.

Voto 7

the-arbalest-locandinaThe Arbalest

Fine anni ’70. La troupe di un programma televisivo si mette in contatto con Foster Kalt, multimiliardario inventore del più popolare gioco di tutti i tempi. Kant ha fatto voto del silenzio ma una volta lasciato solo con i microfoni ancora accesi si lascia andare sul treno dei ricordi, svelando la parte già segreta della sua vita.

Storia di un amore struggente a senso unico, The Arbalest tocca diversi momenti della vita del suo protagonista partendo dal momento in cui incontra Sylvia, la donna di cui si innamorerà perdutamente e morbosamente e che sarà l’artefice della sua fortuna.

Attraverso momento tragicomici, tappezzerie improponibili e momenti di estrema solitudine, il film racconta l’accrescersi dell’ossessione di Foster per Sylvia fino a raggiungere il famoso punto di non ritorno.

Un film che garantisce dei buoni momenti grazie ad un’ironia legata all’assurdo e a situazioni improbabili, in alcune situazioni potrebbe persino ricordare un Wes Anderson degli esordi. A questi momenti di inaspettata comicità si alternano però attimi da fiato sospeso.

the-arbalest-di-adam-pinney

Un film assolutamente rispettabile, dunque, ma il problema è che purtroppo si tratta di un film dimenticabile. I momenti buoni e interessanti non riescono comunque a rendere lo spettatore partecipe al 100%, lasciando, a fine visione, una vaga idea della storia senza lasciare effettivamente il segno.

È difficile trovare degli effettivi punti a sfavore per questo film, semplicemente non riesce ad essere incisivo. Man mano che il tempo passa le scene diventano più sfocate e presto, purtroppo, diverrà uno di quei film di cui non si serberà memoria.

Voto 6

Michela Marocco

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