Blue Jasmine, la recensione

Il tenore di vita della sofisticata quarantenne Jasmine (Cate Blanchett, alla sua prima collaborazione con Woody Allen) è quello della tipica principessa di Park Avenue: è la moglie di un uomo ricco e di successo (Alec Baldwin) e trascorre le proprie giornate tra shopping con le amiche, feste lussuose e incantevoli gite fuori porta.

Il suo scintillante e opulento universo, tuttavia, si dissolverà senza alcun preavviso in una bolla di sapone – travolgente quanto una valanga – nel momento in cui scoprirà che il marito, oltre ad essere patologicamente fedifrago, altri non è che un truffatore.

Disperata, reduce da un brutto esaurimento nervoso e senza più nemmeno uno spicciolo in tasca, Jasmine si ritroverà costretta a fare, per la prima volta in vita sua, i conti con la dura realtà. Raccattate le sue cose (in valigie rigorosamente griffate) e abbandonata l’amata Fifth Avenue, si trasferirà a San Francisco, nel modesto appartamento della fricchettona e indipendente sorella Ginger (Sally Hawkins).

La convivenza comincerà immediatamente in maniera tutt’altro che idilliaca. Ginger, già mamma di due bambini, sta infatti per sposare il trasandato meccanico Chili (Bobby Cannavale) e questa, agli occhi di Jasmine, che non ha mai apprezzato il mediocre stile di vita né i gusti in fatto di uomini della sorella, rappresenta l’ennesima mossa suicida nel gremito curriculum di Ginger che, dal canto suo, accoglie Jasmine a braccia aperte purché eviti di intromettersi nelle sue scelte e faccia il possibile per rimettersi in sesto.

Riuscirà la nuova Jasmine, smarrita e dal temperamento labile, a mettere da parte l’incorreggibile puzza sotto al naso, rimboccarsi le maniche e reinventare se stessa?

E soprattutto, ce la farà Woody Allen, dopo la gelida accoglienza riservata al dimenticabile To Rome with Love, a riconquistare il cuore del pubblico europeo con la sua ultima fatica cinematografica? Blue Jasmine segna il ritorno del cineasta alla tragicommedia (l’ultima fu Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni del 2010) e ha sicuramente tutte le carte in regola per rimediare alla recente delusione e ricordare tanto ai fedeli estimatori che agli onnipresenti detrattori ciò che il geniale regista di Manhattan è in grado di fare, al di là di sporadici incidenti di percorso.

La pellicola, dotata una decisa personalità e di un efficace punto di vista, rappresenta sotto molti aspetti un unicum nella filmografia di Allen che, se da una parte non è nuovo a magistrali rappresentazioni di complessi personaggi femminili e nevrosi quotidiane, d’altro canto non ha mai indagato così a fondo il tema della follia se non, forse, in Sogni e Delitti (2007), attraverso il personaggio interpretato da Colin Farrell.

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Jasmine è certamente una figura inedita nel panorama dei caratteri precedentemente creati da Woody e l’esperimento, complessivamente, può dirsi riuscito più che bene.

Il lungometraggio si dimostra in grado tanto di divertire che di coinvolgere emotivamente, senza perder mai di vista i temi principali della vicenda. Questo si deve in massima parte allo straordinario talento di Cate Blanchett, ora determinata e impeccabile, ora logorroica interlocutrice di se stessa, prigioniera del ricordo di un passato dorato, fissato ossessivamente nella melodia di “Blue Moon”, ma perduto per sempre.

È interessante notare come il soggetto di Blue Jasmine rievochi sulle labbra degli spettatori il sapore agrodolce di quel capolavoro del 1951 che fu Un tram che si chiama Desiderio di Elia Kazan.

Le vicissitudini e l’atteggiamento di Jasmine ricordano, seppur vagamente, quelli dell’instabile e tormentata Blanche DuBois, immortalata sul grande schermo da un’indimenticabile Vivien Leigh (ruolo che, lo ricordiamo, valse all’attrice inglese il secondo Oscar della sua carriera).

In Blue Jasmine manca, per contro, una forte figura maschile – quale quella del personaggio interpretato dall’irraggiungibile Marlon Brando – in favore di una rosa di interessanti comprimari; nel cast, oltre ai già citati Alec Baldwin (in un ruolo appena accennato) e Bobby Cannavale, compaiono l’affascinante Peter Sarsgaard, il bravo comico americano Louis C.K. e un divertente Michael Stuhlbarg (l’apprezzato protagonista del pluripremiato A Serious Man dei Fratelli Cohen) nei panni di un lascivo dentista che tenterà, col proprio discutibile charme, di sedurre la malcapitata Jasmine.

Blanche e Jasmine hanno sicuramente molto in comune e chi scrive aggiunge, senza timore di esagerare, che la monumentale presenza scenica dell’ottima Cate Blanchett, sulla quale poggia prevalentemente l’architettura della tragicommedia di Allen, ha davvero ben poco da invidiare al suo archetipo cinematografico. Una delle più apprezzate peculiarità artistiche della Leigh era, infatti, la sua innata capacità di tradurre sullo schermo i repentini sbalzi d’umore dei propri personaggi, esprimendo con pari intensità e nel giro di pochi minuti due sentimenti fra loro contrastanti (quando non agli antipodi).

Cate Blanchett è a sua volta formidabile nella rappresentazione dei progressivi ma inesorabili cambiamenti di personalità, ai limiti della schizofrenia, che Jasmine subisce continuamente nel corso del film, fino a sconfinare definitivamente in una placida e melanconica follia.

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Il contrasto tra opposte dimensioni è, in fin dei conti, la chiave di lettura dell’intero impianto filmico: tra le altre, la polarità Jasmine/Ginger, upper/middle class, New York/San Francisco (fotografata, quest’ultima, con bonaria concretezza, senza orpelli da cartolina)…

L’inquieto finale del lungometraggio di Kazan, infine, non lasciava spazio ad alcuna speranza di redenzione per la povera Blanche. Quest’ultima e Jasmine condivideranno anche lo stesso sconsolato destino? È cosa nota che Woody Allen sia tutt’altro che un fan del ‘lieto fine’, ma chissà…

Blue Jasmine, storia di una sconfitta e di un raffazzonato tentativo di ricominciare da zero, può contare su una buona sceneggiatura, dinamica e costellata da numerosi flashback, dialoghi forti dello smalto che è da sempre il rinomato marchio di fabbrica del cineasta newyorchese per antonomasia e comicità distribuita ad arte in piccole ma precise dosi.

Woody è tornato, ed è in ottima forma.

 Chiara Carnà

Blue Jasmine arriverà nelle sale italiane il prossimo 5 dicembre, distribuito da Warner Bros.

PRO CONTRO
  • La straordinaria performance di Cate Blanchett.
  • È un esperimento piacevolmente inedito nella filmografia di Woody Allen.

 

  • Non è un film per tutti.
  • La resa in italiano dei dialoghi penalizza l’efficacia dei momenti più divertenti.

 

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Blue Jasmine, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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