John Wick 4, la recensione

Che meraviglia John Wick 4!

2 ore e 45 minuti di pura adrenalina, di azione forsennata senza compromessi, una strabordante avventura in giro per il mondo mirata a trovare la quadratura del cerchio in una saga praticamente perfetta, che rappresenta lo zenit del cinema action contemporaneo.

Quello che hanno fatto (e stanno facendo) Chad Stahelski, i suoi sceneggiatori Derek Kolstad e Shay Hatten (ai quali si aggiunge Michael Finch in questo quarto capitolo), oltre che l’interprete Kenu Reeves, è un qualche cosa di unico per il cinema d’azione, il classico punto di non ritorno con il quale d’ora in poi devono confrontarsi tutti i film dello stesso genere.

Se John Wick 3 – Parabellum aveva pesantemente alzato il tiro in confronto al già dirompete capitolo 2, John Wick 4 aumenta ancora di più la posta in gioco mettendo in scena uno spettacolo action davvero senza precedenti.

Dopo essere sfuggito all’agguato della Grande Tavola sul tetto del Continental di New York, John Wick ha trovato rifugio nel sottosuolo della Grande Mela, nascosto dal Re e dal suo efficiente stuolo di camaleontici sudditi. Una volta rimessosi in sesto, John inizia il suo percorso per liberarsi una volta per tutte dalle opprimenti regole della Grande Tavola e sganciarsi dal legame che ha con loro, ma dovrà agire velocemente e nell’ombra dal momento che la taglia sulla sua testa sta crescendo esponenzialmente. Nel frattempo, il Marchese, giovane esponete della Grande Tavola che si è fatto strada con velocità tra le cariche più importanti, ha giurato che fermerà John Wick ad ogni costo così da imporre la sua autorità e per far questo richiama in azione Caine, un ex sicario ormai cieco ma ugualmente letale, che ha un debito proprio con il Marchese.

Chad Stahelski tiene intatto lo spirito del precedente film, ovvero una sequela ininterrotta di spettacolari scene madri d’azione, ma stavolta la polpa narrativa è più consistente ed elaborata grazie alla presenza di due nuovi personaggi che offrono una chiave di volta allo sviluppo narrativo della saga. Parliamo del sicario Caine, interpretato con grande carisma dal sempre ottimo Donnie Yen, e il Marchese, viscido e spietato villain che ha il subdolo sorriso di Bill Skarsgård.

Sostanzialmente, John Wick 4 aggiunge pochissimo alla macro-storia iniziata nel primo film sviluppata con decisione a partire dal secondo, se non la volontà del protagonista di liberarsi dai vincoli che ha con la congrega internazionale degli assassini seguendo un percorso “ufficiale” in cui è aiutato dal sempre più fondamentale Winston di Ian McShane. Troppo poco per giustificare le quasi tre ore di durata. Così entrano in ballo due importanti back-story che aggiungono moltissimo alla mitologia di questa saga ampliandone la tavolozza di sfumature. Grazie al Marchese diamo uno sguardo alle alte sfere della congrega, a chi agisce “al di sopra della Tavola”, scoprendo che c’è un’articolata gerarchia in cui è possibile far carriera e il Marchese è solo l’ultimo arrivato, un rampante esponente della futura generazione di “nobili” pronti a tenere le redini della società.

Però diamo uno sguardo anche alla vita di chi si è ormai ritirato e, in teoria, dovrebbe vivere nel ricordo di quella violenza che ha praticato. In fin dei conti lo stesso John Wick era un “ex sicario”, ma abbiamo imparato che se si è legati alla Grande Tavola il passato può sempre tornare a bussare alla porta, come accade a Caine, e che la famiglia può essere il vero punto debole di ogni assassino, proprio come accade ai super-eroi, categoria alla quale John Wick sembra essere sempre più prossimo viste le sue particolari doti rigenerative.

Il personaggio interpretato da Donnie Yen è forse il miglior comprimario mai comparso nella saga di John Wick, con la sua personalità sfaccettata, il suo passato appena accennato eppure perfettamente chiaro allo spettatore, ma soprattutto il magnetico carisma di questo personaggio tanto canonico nell’immaginario popolare (soprattutto del cinema di Hong Kong) quanto complesso.

John Wick incontra altre new entries, come il misterioso Tracker (Shamier Anderson) e il suo letale pastore tedesco, Killa l’inarrestabile capo della Grande Tavola a Berlino (interpretato da un irriconoscibile Scott Adlkins), il rigoroso controllore Harbinger (Clancy Brown), Katia la spietata esponente degli zingari russi (Natalia Tena), il leale direttore d’hotel Shimazu (Hiroyuki Sanada) e la sua tenace figlia Akira (Rina Sawayama). Un parco di personaggi molto ricco, affascinante e pittoresco che sembra uscito direttamente da un videogame di Hideo Kojima.

Così come Parabellum, anche John Wick 4 vede il suo protagonista spostarsi in più zone del mondo, dal Marocco al Giappone, fino alla Francia, passando per la Germania, in un susseguirsi di prove sempre più difficili e mortali.

L’articolazione delle scene d’azione è di una complessità impressionante e se pensate che in John Wick 3 avete assistito all’apice coreografico preparatevi a ricredervi: la prima lunghissima sequenza a Osaka metterà al centro dei combattimenti l’arco e i nunchaku, c’è poi un triplice scontro in un night club a Berlino con abbondati cascate d’acqua, ma il massimo viene raggiunto a Parigi, con uno scontro nel traffico della  piazza Charles de Gaulle che si sposta poi sulla imponente scalinata che porta alla Basilica Sacré-Cœur e comprende anche un incredibile piano sequenza dall’alto. Chad Stahelski si impone così a miglior regista action attualmente sulla piazza, capace di infondere una vera e propria autorialità al suo stile.

Con un ritmo sempre altissimo e un senso della spettacolarità davvero massiccio, John Wick 4 è un vero e proprio manuale su come confezionare il perfetto film d’azione, un’opera d’arte che potremmo definire action-porn, capace di sublimare il ruolo dell’azione all’interno della narrazione filmica facendone il vero e proprio centro nevralgico. Probabilmente un film così estremo -dal punto di vista dell’azione- può trovare anche delle resistenze da parte di certo pubblico di massa, ma siamo dinnanzi a un’opera così spudoratamente pop che riesce a fare il giro fino a diventare sperimentazione d’autore, avanguardia.

Non alzatevi subito dalle poltrone perché, per la prima volta nella saga di John Wick, c’è una scena dopo tutti i titoli di coda.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La spettacolarità e l’elaborazione delle scene d’azione.
  • Se di solito un film di due ore ha una scena action madre, John Wick 4 in 2 ore e 45 minuti ne ha almeno quattro!
  • Donnie Yen e il suo personaggio. Lo amerete!
  • Chad Stahelski è un grande regista action, il migliore.
  • Keanu Reeves si conferma un volto da cinema pazzesco.
  • Il film è la perfetta conclusione della storia innescata nel secondo capitolo.
  • Lo status di action-porn a cui ambisce con prepotenza John Wick 4 lo pone in una posizione estrema che potrebbe non essere adatta a tutti i palati: sono quasi tre ore di mazzate, in pratica.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: -1 (da 1 voto)
John Wick 4, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.