Kong: Skull Island, la recensione

è stata la bellezza che ha sconfitto la bestia”, affermava Carl Denham, interpretato da Robert Armstrong, contemplando il cadavere dello scimmione ai piedi dell’Empire State Building nella chiusura di King Kong, nel lontanissimo 1933. La civiltà aveva abbattuto la brutalità della Natura, l’uomo la scimmia, la bella la bestia, appunto. Ma la Natura non si può sconfiggere e la Bestia è destinata a tornare, più e più volte, in un loop che l’ha resa immortale; così come è immortale King Kong, vera icona del cinema fantastico nonché capostipite del monster movie.

Realizzato nel 1933 dai registi Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack e consacrato giustamente a capolavoro della settima arte, King Kong ha vissuto una vita lunghissima fatta di sequel, remake, omaggi e saccheggi. Se non si contano ormai i film che in qualche modo si sono ispirati alla storia dello scimmione, molti dei quali arrivati dall’estremo Oriente, il sequel ufficiale ha esordito nei cinema solo otto mesi dopo l’esordio del prototipo e si intitolava Il figlio di King Kong, diretto sempre da Ernest B. Schoedsack. Del 1976 è il primo remake, firmato da John Guillermin e vincitore di un Oscar per gli effetti speciali, del 2005 il secondo, diretto da Peter Jackson, che ha il sapore dell’affettuoso omaggio. Oggi invece arriva Kong: Skull Island, una singolare operazione targata Warner Bros. e Legendary Pictures che si pone come prequel alla storia che tutti conosciamo.

Kong: Skull Island nasce però da un’esigenza particolare, ovvero quella di creare un universo espanso di mostri, un po’ nell’ottica dell’attuale cinema fantastico dei supereroi.

Due anni fa, sugli schermi di tutto il mondo è arrivato Godzilla, reboot e allo stesso tempo sequel della mitica saga iniziata nel 1954 da Ishiro Honda. Il Godzilla di Gareth Edwards era stato creato con l’idea di essere il pezzo di un mosaico, tassello di un progetto più grande di cui oggi anche Kong fa parte. Un universo multi-film in cui i due mostri vedranno la nascita di altre creature giganti e sono destinati a incontrarsi e scontrarsi, come già era accaduto nel 1962 nel mitico Il trionfo di King Kong.

Ma se il reboot di Godzilla era ambientato ai giorni nostri, Kong: Skull Island ci fa compiere un salto indietro nel tempo, precisamente nel 1973, mentre gli Stati Uniti sanguinavano dalla freschissima ferita della Guerra in Vietnam. Grazie alle prime tecnologie satellitari, la società governativa Monarch ha individuato nel Sud del Pacifico un’isola sconosciuta e inesplorata, costantemente avvolta da agenti atmosferici ostili. Viene allora organizzata una spedizione promossa dal Prof. William Randa e composta da un gruppo di soldati, capitanati dal Sergente Preston Packard, dall’ex militare e guida James Conrand e dalla reporter di guerra Mason Weaver. Una volta giunti sull’isola con gli elicotteri militari, gli avventurieri vengono decimati da un gorilla gigantesco che tenta di proteggere il suo territorio. Rimasti in pochi, i membri della spedizione devono ora sopravvivere tre giorni prima che giunga il gruppo di recupero, facendo attenzione all’ostilità dell’isola, che presenta un ecosistema unico al mondo e rappresentato da enormi creature, alcune letali.

E così comincia l’avventura di Kong, un’avventura verace che fa respirare a pieni polmoni il sognante cinema fantastico di una volta, il monster movie puro in cui per due ore il “sense of wonder” è costantemente stimolato. Assistiamo a scontri tra uomini e mostri, tra mostri e mostri, un bombardamento sensoriale per lo spettatore-bambino insito in ciascuno di noi, ed è impossibile non esaltarsi dinnanzi a tale maestosità visiva ed emozionale, partecipare all’avventura sull’Isola del Teschio e parteggiare per il Re Kong. Insomma, il regista Jordan Charles Vogt-Roberts sa toccare le corde giuste e confeziona un giocattolone che funziona a meraviglia e rievoca il passato glorioso del B-movie. Certo, parliamo di un B-movie costosissimo ma lo spirito infantile e gioioso delle produzioni fantasy degli anni ’50 e ’60 è perfettamente riproposto, tirato a lucido e adattato ai ritmi e ai gusti dello spettatore moderno.

Criticare Kong: Skull Island per la costruzione semplicistica e la preponderanza dell’azione su tutto il resto vuol dire non aver capito cosa si sta guardando: Vogt-Roberts ha scelto un approccio diverso in confronto a Edwards. Se quest’ultimo ha dato un taglio più maturo e realistico al suo Godzilla, il regista di Kong ha scelto la strada del blockbuster votato al puro intrattenimento, in cui la mano dell’autore è subordinata allo spettacolo. Il solo fatto che King Kong venga palesato nei primi minuti del film, con la scena madre a circa 20 minuti dall’inizio è una precisa dichiarazione d’intenti: da quel momento in poi il film è una lunga corsa sulla strada della meraviglia, spesso cosparsa anche da una massiccia dose d’ironia.

La critica che però possiamo muovere a Kong: Skull Island è il sovraffollamento di personaggi, tra i quali molti di un certo peso anche per gli interpreti chiamati a prestar loro corpo. La conseguenza è che, giunti a un certo punto, c’è l’esigenza di sfoltire il troppo nutrito gruppo di avventurieri e la sceneggiatura prevede che escano di scena in maniera a volte brusca, altre gratuita, con uno strano effetto bodycount che mal di addice a questo tipo di film. Allo stesso tempo, qualcuno è costretto a ricoprire alcuni ruoli-stereotipo anche in maniera forzata e così si percepisce un’approssimazione nella gestione dei protagonisti che li fa apparire del tutto subordinati alle creature che popolano l’isola.

Il nutritissimo cast vede in prima linea le star del momento Tom Hiddleston e Brie Larson, nei ruoli rispettivamente dell’avventuriero Conrad e la fotografa Weaver, al loro fianco ci sono John Goodman, Samuel L. Jackson, Toby Kebbell e John C. Reily, che interpreta il simpatico Hank Marlow, ex aviatore della Seconda Guerra Mondiale, caduto sull’isola con l’aereo 28 anni prima e a cui è affidata la cifra comica del film. Ma il vero protagonista è Kong, realizzato magnificamente con una CGI di qualità davvero eccellente.

Al termine del film non uscite dalla sala, mi raccomando! Dopo i titoli di coda c’è una scena bonus che farà andare su tutte le gioie i veri fan del monster movie!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Contiene lo spirito del monster movie, giocoso e dedito al senso della meraviglia.
  • Ottimi effetti speciali e creature dal design accattivante.
  • Ha un ritmo incalzante.
  • Troppi personaggi e alcuni intrappolati in stereotipi che non riescono a trovare la giusta contestualizzazione.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Kong: Skull Island, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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