Luigi Proietti detto Gigi, la recensione del documentario di Edoardo Leo

Il 2 novembre 2020 ci lasciava il grande Gigi Proietti, proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Edoardo Leo ha deciso di dirigere un documentario in suo nome dal titolo Luigi Proietti detto Gigi. L’attore romano aveva lavorato in passato con Proietti e aveva iniziato a pensare al documentario già nel 2018. L’opera è stata presentata in anteprima alla 16° edizione del Festa del Cinema di Roma dove ha riscosso un grande consenso da parte del pubblico.

Riassumere in un’ora e mezza l’intera carriera di un gigante come Gigi Proietti non è facile, ma Edoardo Leo si concentra prevalentemente su alcuni momenti importanti della carriera del grande attore romano, avvalendosi di preziose testimonianze di alcune persone che hanno avuto la fortuna di amarlo e conoscerlo (la sorella Annamaria, le figlie Carlotta e Susanna, la moglie Sagitta Alter, Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Renzo Arbore, Paola Cortellesi, Fiorello e Loretta Goggi). È un ritratto intimo di un uomo che ha dedicato cinquant’anni della sua vita al teatro, al cinema e alla televisione.

Luigi Proietti detto Gigi

A distanza di pochi mesi dall’uscita di Lasciarsi un giorno a Roma, il suo quinto lungometraggio come regista, Edoardo Leo sceglie di raccontare Proietti sin dai suoi esordi come attore, attraverso alcune immagini di repertorio, mostrando allo spettatore alcuni dei suoi cavalli di battaglia indimenticabili. A me gli occhi please, messo in scena nel 1976 al Teatro Tenda di Piazza Mancini a Roma, è considerato uno dei suoi spettacoli più importanti con all’attivo numerose repliche. Proietti era un grande mattatore, un’artista poliedrico e dotato di un talento a dir poco indescrivibile, capace di calarsi in qualsiasi ruolo.

Luigi Proietti detto Gigi intende mostrarci gli aspetti più rilevanti di un grande artista come Proietti, conosciuto come attore teatrale, cinematografico (48 lungometraggi all’attivo), televisivo, con un’esperienza musicale alle spalle (suonava da giovane con il gruppo The Viscounts e suonava jazz nei locali romani). Il suo lavoro come doppiatore ha dato la voce a Dustin Hoffman, Marlon Brando e a Sylvester Stallone nel primo Rocky, oltre a essere stato la voce del genio della lampada in Aladdin (1992).

Luigi Proietti detto Gigi

Gigi Proietti aveva un grande rapporto con il teatro. Il suo esordio come attore teatrale avvenne nel 1963 con lo spettacolo Can Can degli italiani, la regia era di Giancarlo Cobelli. Una carriera in ascesa che lo ha visto calcare i palcoscenici italiani e che lo portò nel 1978 ad assumere, insieme a Sandro Merlì, la direzione artistica del Teatro Branaccio di Roma, creando il suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per giovani attori, che si prefiggeva di portare in scena con i suoi allievi alcuni spettacoli. Paola Tiziana Cruciani, Massimo Wertmuller, Giorgio Tirabassi, Sandro Vannucci, Francesca Reggiani, Nadia Rinaldi, Giampiero Ingrassia e Flavio Insinna, sono solo alcuni degli allievi che si sono diplomati presso il suo Laboratorio. Il 2003 segna la nascita del celebre teatro shakespeariano Silvano Toti Globe Theatre, situato nel cuore di Villa Borghese a Roma, di cui è stato direttore artistico fino alla sua morte.

Luigi Proietti detto Gigi

Luigi Proietti detto Gigi è un’opera che ci regala attraverso testimonianze e immagini di repertorio il ritratto di un’artista che ha dedicato tutta la sua vita all’arte, fornendoci ulteriori aneddoti su un uomo sensibile e dotato di un talento indescrivibile. La visione del documentario è il riassunto delle tappe più importanti di un’artista che resterà nel cuore di chi lo ha amato.

Luigi Proietti detto Gigi sarà proiettato nelle sale italiane dal 3 al 9 marzo, distribuito da Nexo Digital.

Giovanna Asia Savino

PRO CONTRO
  • L’idea di raccontare le tappe più importanti di Gigi Proietti, mettendo in luce alcuni aspetti poco noti.
  • Il documentario mostra il grande affetto che Edoardo Leo aveva con Gigi Proietti.
  • La scelta di inserire preziose immagini di repertorio di alcuni dei suoi lavori più importanti.
  • Potrebbe non piacere a chi non ama i documentari, ma la scelta in cui viene raccontata la figura di Proietti ci fa dimenticare che lo sia.
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