Morbius, la recensione

Morbius è uno dei film più travagliati della storia recente del cinecomic americano. Previsto per un’uscita al cinema il 31 luglio 2020 come terzo tassello dell’Universo Marvel della Sony, il film diretto da Daniel Espinosa si è visto posticipato di un anno a causa della pandemia nel frattempo esplosa, data destinata a un ulteriore rinvio, e ancora uno, e ancora e ancora fino al 31 marzo 2022, quando il film stand-alone sul celebre avversario dell’Uomo Ragno arriva nelle sale italiane con una fama poco lusinghiera montata in seguito a fallimentari screening statunitensi che non hanno offerto un buon biglietto da visita al film con Jared Leto.

Nel frattempo, è successo anche che sono usciti Venom – La furia di Carnage e Spider-Man: No Way Home che hanno avuto un successo fuori da qualsivoglia rosea aspettativa influenzando inevitabilmente – soprattutto il secondo – il futuro di ogni cinecomic targato Sony. Questo vuol dire reshoot di qualche sequenza, rientro in sala montaggio e aspettative dei fan decisamente ridimensionate con il fardello del terzo film su Spider-Man a metterci un peso da 90.

Ma Morbius è così “tremendo” come vorrebbero farci credere? Assolutamente no. Però non siamo di fronte a un cinecomic memorabile come, nello stesso disegno generale, potrebbe essere il già citato Spider-Man: No Way Home, ma semplicemente un onesto b-movie action/horror che sembra essere stato pensato e realizzato qualche anno fa.

Creato da Roy Thomas (ai testi) e Gil Kane (ai disegni) per contrastare l’Uomo Ragno in una celebre storia di The Amazing Spider-Man del 1971 (il n.101), il dott. Michael Morbius è diventato in breve tempo un amatissimo villain del mondo Marvel Comics, spesso inserito anche nelle storie di Ghost Rider e Blade con i quali si spalleggerà entrando a far parte della formazione dei Figli della Mezzanotte.

Il film è la più classica delle origin story che ci mostra Michael Morbius ancora bambino ospite di un istituto per pazienti fragili, infatti Michael è affetto da una rara malattia del sangue che lo rende debole e con problemi degenerativi di locomozione. Un salto avanti nel tempo ci presenta Michael nelle vesti di uno stimato biochimico, inventore di un sangue sintetico utile per le frequenti trasfusioni che le persone nelle sue stesse condizioni necessitano. Michael, però, sta anche conducendo lo studio di un siero ricavato dalla fusione del DNA umano con quello dei pipistrelli vampiro che potrebbe portare alla completa guarigione della malattia da cui è affetto. Sempre più vicino al successo, Michael decide di sperimentare il siero su se stesso ma, visto che sarebbe una pratica illegale, conclude la sperimentazione su una nave cargo sita in acque internazionali, assistito dalla sua fida collaboratrice Martine Bancroft. L’esperimento, però, non va come sperato e Michael si trasforma in un essere mostruoso a metà tra un uomo e un vampiro, fa strage di chiunque sia sulla nave risparmiando solo Martine e poi si dà alla fuga. Ora Michael Morbius è ricercato dalla polizia di New York e la sua nuova natura di vampiro lo spinge a nutrirsi di sangue, preferibilmente umano.

Morbius è il prodotto targato Marvel post MCU che più di ogni altro utilizza il genere horror per trovare una sua dimensione specifica. In parte ci stava provando Venom, alzando anche il tiro con il secondo capitolo, ma il costante compromesso con la comicità grottesca ne ha sempre compromesso un’identificazione di genere. Daniel Espinosa, che viene dall’horror fantascientifico Life – Non oltrepassare il limite, rinuncia fortunatamente a qualsiasi contaminazione con la commedia e realizza un film serio, drammatico, che parla di malattia, di amicizia e di smanie di potere.

Il fumetto che Morbius traspone è sicuramente il terreno più adatto per avventurarsi in questo territorio oscuro fatto di mostri assetati di sangue e tutto il team che sta dietro questo film sembra avere le idee fin troppo chiare tanto che Morbius è stato criticato oltreoceano paradossalmente perché “poco divertente” e perché “si prende troppo sul serio”. Ma chi conosce anche solo un minimo il materiale d’origine sa che Morbius è e deve essere così, onde evitare di inciampare in imbarazzanti ‘frankenstein’ come appunto i due film ispirati a Venom.

Allo stesso tempo, Morbius appare come un film vecchio, tanto nell’impostazione narrativa quanto nella messa in scena. Gli effetti speciali, localizzati nelle sequenze di combattimento e nei morphing facciali, non sono di primissima qualità e i personaggi sono caratterizzati in maniera molto standard con un villain – interpretato da Matt Smith – poco carismatico e molto fuori fuoco per come è presentato all’inizio e poi nel procedere degli eventi.

Jared Leto se la cava alla grande però e riesce a rendere con efficacia sia il Michael Morbius fragile e malato, sia la sua versione energica da “Vampiro vivente”, per di più senza cedere eccessivamente nel patetismo del villian convertito ad eroe, rimanendo sempre fedele alla sua vocazione oscura. Inoltre, c’è un’aderenza al look del personaggio originale che comunque conferma quanto i film Marvel della Sony rimangano fedeli nella fisionomia dei personaggi a cui si ispirano.

Morbius non avrebbe sfigurato affatto come spin-off della saga dedicata a Blade con Westley Snipes perché si porta dietro quell’alone da action/horror tardo anni ’90 che oggi non riesce ancora ad essere visto con piglio nostalgico e appare solo come datato.

Sembra ormai scontato dirlo, ma un personaggio come Morbius in mano alla Disney e inserito nell’MCU avrebbe potuto dare maggiore soddisfazione, forse perdendo in carica orrorifica ma guadagnando in scrittura e cura produttiva. Comunque c’è di molto peggio in giro.

Doppia scena post credits chiaramente inserita in corsa dopo il successo di Spider-Man: No Way Home.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Fortunatamente rimane fino all’ultimo un film serio e dark dai connotati fortemente orrorifici.
  • Jared Leto funziona molto bene come Morbius e soprattutto la sua ambiguità da cattivo è rispettata.
  • Gli effetti speciali digitali.
  • La caratterizzazione dei personaggi di contorno.
  • Ha un look vecchio ma non sufficientemente da essere vintage.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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