Mother’s Instinct, la recensione

Siamo in un idilliaco quartiere di provincia nello stato del New Jersey, negli anni ’60 del Novecento. Alice e Celine sono vicine di casa, ma anche inseparabili amiche che hanno cresciuto i propri figli Theo e Max fianco a fianco. Quando Max precipita inavvertitamente dal terrazzo di casa morendo sul colpo, nonostante Alice abbia cercato invano di salvarlo, sua madre Celine fatica a elaborare il lutto. Ma con il passare del tempo, Alice nota nell’amica un comportamento sospetto, come se cercasse subdolamente di danneggiare la sua famiglia, e si convince che nella testa di Celine si sia innescato un meccanismo che la ritiene responsabile della morte del figlio. La paranoia della donna porterà a conseguenze inquietanti…

All’origine di tutto c’è un bellissimo romanzo di Barbara Abel, Oltre la siepe (Derrière la haine), scritto nel 2012 da cui il belga Olivier Masset-Depasse ha tratto il film del 2018 Doppio sospetto (Duelles), che ha vinto ben 9 premi Magritte su 10 candidature nel 2020, raggiungendo il record storico di questo premio. Leggenda metropolitana vuole che l’attrice statunitense Jessica Chastain abbia apprezzato a tal punto il film di Olivier Masset-Depasse da chiedergli la possibilità di adattarlo per il mercato statunitense con un remake. Da qui nasce Mother’s Instinct che vede proprio la Chastain nel ruolo di una delle due protagoniste, insieme alla collega (e amica nella vita) Anne Hathaway, insieme alla quale ha deciso anche di produrre il film.

Diciamo che se avete già visto il film del 2018, la versione statunitense firmata dall’esordiente Benoît Delhomme non riserva troppe sorprese, anche se qualche modifica qua e là e il personalissimo cambio di contesto geografico assicurano un certo interesse nella rilettura a stelle e strisce.

Benoît Delhomme viene dalla fotografia cinematografica e infatti Mother’s Instinct ripone molta enfasi sull’estetica ricostruendo quel contesto idealizzato dall’immaginario popolare della provincia americana di metà ‘900. Colori pastello, fotografia sempre luminosa, look cartolina e una cura per le due protagoniste che le rende volutamente “finte”, sempre impeccabili, truccate e pettinate, anche nelle situazioni casalinghe. Insomma, un ambiente così “di plastica” che inevitabilmente ha qualche cosa di marcio da nascondere. E quel marcio emerge nel rapporto umano, un rapporto che sembrava inscalfibile; eppure, crolla come un castello di carte sotto una folata di vento quando viene attaccata la dimensione più intima di ognuna di loro.

Se Celine, magnificamente interpretata da Anne Hathaway, vede la sua psiche frantumarsi repentinamente sotto il peso di un lutto terrificante per una madre, Alice, che è interpretata dalla sempre straordinaria Jessica Chastain, porta avanti una costruzione psicologica ben più complessa e fondata sulla crescente paranoia. Pensare che la propria migliore amica possa escogitare un piano diabolico come quello che sospetta Alice è forse la più grande delle sconfitte umane, ma le prove che la donna accumula minuto dopo minuto sembrano inequivocabili.

L’abilità nella sceneggiatura di Mother’s Instinct, firmata da Sarah Conradt, risiede proprio nella gestione del sospetto: lo spettatore, che ha il punto di vista totale di Alice, viene costantemente avvolto dal dubbio che il personaggio stia letteralmente ingigantendo ogni sua presa di posizione contro l’amica, alimentando la paranoia in maniera dannosa per la sua famiglia. Nella lezione del miglior cinema hitchcockiano, la tensione viene alimentata proprio dall’intricata rete di sospetti che si autogenerano uno dietro l’altro in un subdolo gioco psicologico, ma Delhomme non rinuncia anche a un ultimo atto più vicino al thriller canonico, quasi anni ’90 potremmo dire, in un crescendo decisamente inquietante molto vicino all’horror.

Una lettura molto suggestiva di questa storia ce la suggerisce però il titolo, perché il focus che Delhomme predilige è proprio sull’istinto materno, in particolare quello creato dalle aspettative sociali. Si punta molto, soprattutto nel primo atto, sul fatto che Celine sia diventata sterile dopo la prima maternità e che la perdita di Max per lei significa la negazione della realizzazione di una donna. Non dimentichiamo che il film è ambientato negli anni ’60 e una donna è molto imbrigliata in paletti sociali che la qualificano innanzitutto come madre. All’opposto, Alice è fertile e pronta a dare un fratellino a Theo, aumentando così l’ipotetico odio della sua amica e vicina per quello che le è stato negato.

Mother’s Instinct, quindi, riflette sull’universo femminile come plasmato dalla società di un’epoca riversandolo sul presente, sui cambiamenti che si sono attuanti in 70 anni di conquiste sociali e di genere.

Un’importanza attribuita all’analisi dei personaggi femminili che va però a tralasciare quasi totalmente la presenza e la caratterizzazione di quelli maschili che nel film di Olivier Masset-Depasse avevano una certa pregnanza, invece qui sono poco più che semplici comparse.

Mother’s Instinct arriva nei cinema italiani il 9 maggio 2024 distribuito da Vertice 360.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una cura estetica che ha anche una funzione narrativa.
  • Interessante lettura della condizione femminile dell’epoca.
  • Il duetto Chastain/Hathaway è perfetto.
  • I personaggi di contorno sono estremamente sacrificati.
  • Se si è già visto il film belga del 2018 le sorprese saranno ben poche.
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Mother's Instinct, la recensione, 7.0 out of 10 based on 2 ratings

One Response to Mother’s Instinct, la recensione

  1. Fabio ha detto:

    Il film francese originale è molto valido, questo non l’ho visto ma dal trailer pare un copia/incolla, cioè manco i vestiti delle protagoniste hanno cambiato, boh ste operazioni non le comprendo

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