Natale al Sud, la recensione
Da ormai quasi quarant’anni in Italia il Natale non è Natale se mancano i tradizionali presepi, alberi addobbati, tavole imbandite di pietanze di ogni tipo, i regali, le luci e soprattutto… il cinepanettone. Un filone cinematografico, iniziato negli anni ottanta, che ha sfornato tanti successi di pubblico ma non di critica, che anzi ne ha spesso parlato in termini ostili e denigratori. Nell’ultimo decennio, il cinepanettone ha visto una netta e decisa evoluzione produttiva e tematica dettata dalla necessità di rimanere al passo con i tempi. L’ultimo esempio, in tal senso, è Un Natale al Sud dell’esordiente Federico Marsicano, nuovo film con Massimo Boldi e il suo gruppo di fedelissimi che tentano così di bissare il successo del fortunato Matrimonio al Sud dello scorso anno. Obiettivo che quest’anno si rivela più che ostico, dal momento che la pellicola si dimostra un film complessivamente mediocre, dalla comicità datata e giocata ormai sugli stessi meccanismi scontati e banali, nonché dalla sceneggiatura totalmente assente.
Peppino, un carabiniere milanese, e Ambrogio, un napoletano che insegue il sogno di diventare un cantante neomelodico, hanno scoperto che i loro figli, Riccardo e Simone, sono fidanzati con due ragazze conosciute su internet grazie alla famosa app di dating Cupido 2.0, ma con l’unica anomalia che i quattro giovani non si sono mai incontrati dal vivo. L’occasione del primo contatto, però, arriva nel momento in cui l’applicazione organizza una vacanza a cui sono invitati tutti i suoi utenti e nella quale si imbucano anche i genitori dei due ragazzi. L’incantevole isola del sud diventa così il teatro di tradimenti, scambi di persona e tanti guai.
Scorrendo la trama, ci si accorge di come il processo di rinnovamento del filone, a cui si faceva riferimento sopra, venga portato avanti a grandi falcate. I protagonisti della storia, infatti, sono youtubers, influencer, fashion blogger e tutte quelle figure attualmente più in voga nel mondo del web. Le buone intenzioni, tuttavia, vanno a scontarsi con una storia del tutto carente di sceneggiatura, priva di un filo logico e ridotta ad una sgangherata serie di gag trite e ritrite che non fanno altro che evidenziare l’acclarato invecchiamento di un tipo di comicità non più efficace come un tempo, poco capace di rimanere al passo dei gusti del pubblico contemporaneo.
Abbondano, come da buona tradizione del genere, scambi di persone, fraintendimenti e tutti quei meccanismi da farsetta rovinati ulteriormente da qualche volgarità di troppo, rappresentata non dalle canoniche parolacce (quasi assenti), ma da peti e, in particolare, da una sequenza in cui Enzo Salvi defeca dietro un cespuglio. Insomma, niente di nuovo sotto il sole.
Un canovaccio che penalizza un cast che ha qualche picco d’eccellenza soprattutto per quanto riguarda le figure femminili, dal momento che Debora Villa e Barbara Tabita sono due interpreti davvero molto brave che meriterebbero parti e film migliori.
Per quanto riguarda il resto degli attori, oltre al volenteroso Biagio Izzo che funge da spalla a Boldi, abbiamo una Anna Tatangelo che oltre al fisico mozzafiato non aggiunge molto al suo personaggio, e Paolo Conticini per il quale vale lo stesso discorso fatto per la bella cantante. Le vere note dolenti provengono dai giovani youtubers Simone Paciello e Riccardo Dose per i quali la strada da fare è ancora molto lunga.
Un Natale al Sud è un film sgangherato e poco divertente, ma non ci stupiremmo se ancora una volta questa formula riuscisse a riscuotere successo al botteghino.
Vincenzo de Divitiis
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