Nostalgia, la recensione

La coscienza sta nella nostalgia. E chi non si è perso non ne possiede”. Con questa frase di Pierpaolo Pasolini inizia Nostalgia, l’undicesimo lungometraggio di Mario Martone, che dopo lo straordinario e monumentale Qui rido io, ritorna al cinema con un’opera intrisa di malinconia e perennemente legata ai ricordi, tratta dall’omonimo romanzo di Ermanno Rea, presentata a Cannes, dove ha ricevuto nove minuti di applausi. Il film, prodotto da Picomedia, Mad Entertainment e Rosebud Pictures, distribuito da Medusa Film è nelle sale cinematografiche dal 25 maggio.

Napoli e il quartiere della Sanità fanno da sfondo alla storia che ruota attorno a Felice Lasco (Pierfrancesco Favino), che ritorna nella sua città natale dopo quarant’anni all’estero, ritrovando la madre Teresa (Aurora Quattrocchi), oramai invecchiata e il suo quartiere, luogo di tanti ricordi che gli hanno lasciato un segno indelebile. Infatti, il suo ritorno non è legato solo alla voglia di poter riabbracciare la madre, ma anche alla nostalgia di alcuni ricordi di infanzia e da una serie di vicende, lasciate in sospeso, che da adolescente lo costrinsero a lasciare la città per non farvi più ritorno.

Fa riflettere quest’ultima opera di Mario Martone, si parla dei ricordi che difficilmente si riescono a dimenticare, che neppure lo scorrere del tempo e la lontananza riescono a scalfire. Si parla del tempo che passa e di un passato da cui è difficile riuscire a scappare. Il protagonista, Felice Lasco, cammina per i vicoli del quartiere Sanità alla ricerca dei luoghi della sua adolescenza, cercando di ricordare alcuni dettagli, ritrovando un quartiere che è rimasto sempre uguale. Martone si è dimostrato fin dal suo folgorante esordio con Morte di un matematico napoletano (1992), un regista in grado di saper raccontare le diverse facce di Napoli, come non ricordare il personaggio di Delia (Anna Bonaiuto) in L’amore molesto (1995) che cammina per le strade del capoluogo partenopeo, tra il traffico e la folla di una città in continua evoluzione, oppure Rasoi (1993), tratto da un testo teatrale scritto da Enzo Moscato.

La macchina da presa segue Felice passo dopo passo e introduce lo spettatore in una città che viene vista dal protagonista con gli occhi di un bambino che ne contempla il fascino e lo splendore. Pierfrancesco Favino ci regala una delle sue più belle interpretazioni, sfoderando dapprima un accento di un italiano che vive da anni all’estero e in seguito un dialetto napoletano che ci mostra l’evoluzione del suo personaggio e l’appropriazione del suo dialetto di origine.

Tommaso Ragno (Il cattivo poeta, Tre piani, Una relazione) veste i panni di Oreste Spasiano, il miglior amico di Felice, nonché boss del quartiere Sanità. L’attore pugliese, seppur compare in poche scene, conferisce al suo personaggio quella dose di meschinità e cinismo, utili a mostrare allo spettatore cosa è disposto a fare pur di non essere calpestato e tutto il suo squallore umano.

Nostalgia è un’opera capace di condurre lo spettatore nei meandri più nascosti, mostrandogli come i ricordi possono essere una parte importante, belli o brutti che siano, descrivendo con cruda realtà lo scandire del tempo che passa e l’impossibilità di potersi riscattare, regalandoci un finale che lascia l’amaro in bocca.

Giovanna Asia Savino

PRO CONTRO
  • Pierfrancesco Favino ci regala, ancora una volta, una delle sue più belle interpretazioni, sfoderando il suo incommensurabile talento.
  • Una regia calibrata e un’ottima sceneggiatura ci permettono di godere di un’opera intrisa di malinconia in cui viene messa in scena l’impossibilità di potersi riscattare da un passato da cui è difficile dimenticare.
  • Il finale, che può non piacere a chi desidera un lieto fine.
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Nostalgia, la recensione, 9.0 out of 10 based on 1 rating

2 Responses to Nostalgia, la recensione

  1. Lolita ha detto:

    Nostalgia ti tira dentro il suo vortice di ricordi
    In una Napoli scalfita nella pietra
    Ti accompagna con i personaggi nella realtà di vite contaminate dalla malavita del rione sanità e ne Rimani completamente avvolto
    Un po come se tu stesso fossi lì dietro a loro e con i loro pensieri e sensazioni in testa.
    Il finale me lo aspettavo, in quanto io non sono una cinefila buonista ma,nonostante tutto mi ha devastata perché ha distrutto la speranza
    FAVINO splendido

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  2. Cantarini Bruna ha detto:

    Un film potente ed angosciante. Favino grande interprete, ha trasmesso tante emozioni dalla tenerezza nell’accudire la madre anziana alla nosralgia ed alla difficoltà
    nel dimenticare il passato.

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    Valutazione: 4.0/5 (su un totale di 1 voto)
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