Piggy e Rheingold: le ultime uscite Mustang Entertainment, tra cinema horror e gangster-movie
Vi abbiamo parlato qualche giorno fa del DVD del capolavoro di Michelangelo Antonioni La Notte, una succulenta ristampa a marchio Mustang Entertainment utile a ricordarci quanto questa label abbia a cuore il nostro cinema italiano del passato. Ma come spesso ci capita di fare – praticamente ogni mese – è impossibile non apprezzare la grande varietà del listo Mustang, un catalogo assolutamente variegato che sa spaziare dal cinema italiano ritrovato alle più recenti e prelibate offerte che ci giungono dall’Europa (e non solo!). Tra le ultimissime novità presenti nel listino Mustang, infatti, possiamo trovare anche Piggy di Carlota Pereda e Rheingold di Fatih Akin. Due film usciti in sala lo scorso luglio sotto il pregiato marchio I Wonder Pictures, due opere tutte europee capaci di giocare con il genere mettendolo al servizio di narrazioni inconsuete. Da una parte, infatti, si utilizza l’horror per fare un interessantissimo discorso sul bullismo; dall’altra viene utilizzata la parabola del gangster-movie per portare sullo schermo la biografia del celebre rapper tedesco Giwar Hajabi, noto con il nome d’arte Xatar. Vi parliamo delle edizioni home video dei due titoli.
Piggy.
Poco più che adolescente, Sara è una ragazza che soffre di obesità. Vive in un piccolo paese della Spagna e, insieme alla sua famiglia, gestisce la macelleria locale. Sara vive male la sua condizione fisica soprattutto perché, a causa dei chili di troppo, è spesso oggetto di scherno da parte dei suoi coetanei. Non sono solo i maschietti a denigrare le sue forme, soprattutto le ragazze più in voga della scuola si divertono a deriderla chiamandola – appunto – “Piggy” con riferimento sia alla sua stazza che all’attività di famiglia. In una giornata come tante, sotto l’arsura di un sole che sembra rendere tutto più faticoso, Sara si reca in piscina e qui deve sottostare all’ennesimo atto di bullismo da parte dei suoi coetanei. I vestiti di Sara vengono rubati, così come lo zainetto con tutti i suoi averi, e la ragazza è costretta a tornare a casa seminuda, piangendo, umiliata sotto gli occhi di tutta la comunità. Ma le cose stanno per cambiare per Sara. Si, perché in paese è appena arrivato uno straniero, un uomo cupo e silenzioso, che si invaghisce proprio di Sara e decide di punire quelle ragazze che si sono sempre prese gioco di lei.
Tratto da un cortometraggio della stessa regista, che ha fatto incetta di premi fino ad aggiudicarsi nel 2019 il premio Goya come miglior cortometraggio di finzione (potete vederlo qui), Piggy è diventato in breve tempo un piccolo fenomeno cinematografico capace di riaccendere l’attenzione nei confronti del cinema spagnolo di genere. Il film, che è stato ampiamente applaudito dalla critica, ha esordito nel 2022 sui prestigiosi schermi del Sundance Film Festival, a cui è seguito il Festival del Cinema di San Sebastiàn fino ad arrivare anche nei nostri circuiti della Festa del Cinema di Roma (nella sezione indipendente e collaterale Alice nella Città).
Opera prima di Carlota Pereda, Piggy è un selvaggio bully movie che sa accendere un interessante focus sul tema – il bullismo – senza cadere mai nel banale, anzi, cercando di omaggiare un cinema del passato che oggi sembra quasi “passato di moda”. E questa tendenza in favore del nostalgico, infatti, la si può individuare già solo nella tipologia di bullismo che la regista decide di raccontare.
Cyber-stalking, Shitstorm, Cyber-flashing, Body-shaming, Stalkeware e Revenge-porn, queste sono solo alcune delle più moderne forme di bullismo nate nell’era digitale, a seguito di un uso sconsiderato del mezzo informatico. Perciò, in un periodo storico come questo, stupisce non poco ritrovarsi fra le mani un bully movie come Piggy, perché nonostante l’imbarazzo della scelta sulla forma di bullismo da condannare, la regista Carlota Pereda pensa bene di scegliere quella più classica. Quella più fisica. E se non fosse per una cattiveria inscenata nei primi minuti di film (che riguarda l’utilizzo di un social network ma che comunque non costituisce l’evento scatenante), Piggy decide di parlare di bullismo nella sua forma più storica, quella che riguarda la denigrazione fisica con cattiverie fatte dal vivo per un’umiliazione immediata, diretta, da cui non ci si può nascondere.
Per tutto il primo atto del film, che risulta senza dubbio anche quello più riuscito, Piggy sembra quasi voler essere il tentativo di proporre una versione iberica del celebre Carrie – Lo sguardo di Satana (senza l’aspetto soprannaturale, ovviamente). E quindi Piggy si presenta con un primo atto davvero mozzafiato, perché non si preoccupa minimamente di dover piacere allo spettatore moderno. Carlota Pereda ci trascina sin dalle prime immagini in un film sporco, selvaggio, respingente nella messa in scena e che non ha bisogno di nessun vezzo artistico modaiolo per rendere lo spettacolo accattivante. E quindi i primi minuti del film riescono davvero nell’intento di mettere a disagio chi guarda, facendo toccare con mano la frustrazione fisica e psicologica della protagonista (interpretata da un’eccezionale Laura Galán).
Ma l’incanto è destinato a finire nel momento in cui il film raggiunge il suo punto più alto, il plot twist. Un colpo di scena che arriva poco prima della metà, quando la regista si spinge oltre nel giocare con la grammatica cinematografica e distrugge tutte le aspettative degli spettatori. Si, perché quando ormai si ha la certezza che si sta assistendo ad un bully movie nudo e crudo, Piggy cambia completamente linguaggio e persino genere. Tutto muta con l’ingresso di un nuovo personaggio, un forestiero fuori di testa che si invaghisce della protagonista e le risolve in un batter d’occhio tutti i problemi. E così Piggy si trasforma in una grottesca e respingente love story fra due personaggi posti ai margini della società, due individui sbagliati che combattono il male con il male stesso.
Dal momento in cui narrativamente tutto cambia, Piggy subisce una brusca battuta d’arresto. La narrazione si inceppa, tutto inizia ad incartarsi su sé stesso, e il film paga pegno per aver voluto sorprendere troppo presto con un plot twist utile a sbaragliare le carte in tavola. Chiusa la parentesi bullismo, purtroppo, il film inizia a girare a vuoto, non sa più cosa deve essere o dove andare a parare.
Mustang Entertainment e I Wonder Pictures uniscono le forze e portano Piggy sul mercato home video sia in edizione standard DVD che in alta definizione blu-ray disc. Noi vi parliamo proprio di quest’ultima soluzione che riesce ad essere davvero soddisfacente sul piano tecnico ma un (bel) po’ carente sotto il profilo contenutistico. Ci riferiamo ai contenuti extra che, purtroppo, si traducono molto pigramente solo nel trailer del film. Ecco, avere qualche intervista (visto il grande successo del film) e magari l’inserimento del cortometraggio che ha dato origine a tutto sarebbe stata una cosa assolutamente utile e gradita. Ma non è andata così.
Tecnicamente, invece, il prodotto soddisfa molto le aspettative e il blu-ray sfoggia un quadro video (nel formato originale 1.33:1) molto nitido, contrastato benissimo e sempre attento alla qualità del dettaglio visivo. L’ottimo lavoro sull’immagine viene supportato da un altrettanto valido lavoro sul sonoro che si affida ad uno squillante 5.1 DTS-HD Master Audio sia per la versione originale (spagnolo) che per quella doppiata in italiano.
Rheingold.
Voltiamo pagina e cambiamo completamente registro.
Passiamo perciò al secondo titolo di questo lotto che, proprio come si diceva in apertura, pur essendo completamente differente dal film diretto da Carlota Pereda ne condivide in parte l’intento, ovvero quello di fare un uso piuttosto innovativo del genere. Se in Piggy, infatti, viene utilizzata la grammatica del cinema horror per parlare di bullismo e amore disfunzionale, in Rheingold si fa ricorso al cinema gangsteristico per portare sul grande schermo la reale biografia del noto rapper tedesco Xatar (all’anagrafe, Giwar Hajabi).
Un po’ Quei bravi ragazzi e un po’ Nemico pubblico N°1, un po’ la nostrana serie tv Gomorra ma anche qualche fresco eco del cinema di Guy Ritchie, Rheingold racconta l’ascesa nel mondo criminale – ancor prima che quello musicale – di Giwar Hajabi, un giovane ragazzo tedesco di origini curde che eredita dal padre compositore la passione per la musica ma che, suo malgrado, si ritrova invischiato nel mondo criminale sin da giovanissimo. Nel giro di pochissimi anni si vede protagonista di una vera e propria scalata al potere, passando da piccolo criminale a grande spacciatore, sfidando la legge in Germania, in Olanda e in Francia. Quando accidentalmente perde un importante carico di droga, Giwar si vede costretto ad organizzare un improbabile furto d’oro per salvare la reputazione ma anche la propria pelle. Entra ed esce di prigione, si macchia di qualsiasi tipo di crimine, eppure il suo sogno da raggiungere resta sempre e solo uno: diventare un musicista e sfondare sulla scena del rap.
Presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma 2022 e tratto dalla reale biografia di Xatar (che, ci racconta il regista, ha seguito la lavorazione del film passo dopo passo) Rheingold è un’operazione assolutamente singolare nonché il ritorno dietro la macchina da presa dell’acclamato regista tedesco Fatih Akin (La sposa turca, Oltre la notte, Il mostro di St. Pauli). Singolare, si, perché vedendo Rheingold mai e poi mai si direbbe che il film sia tratto da fatti realmente accaduti ad una vera “star” del panorama musicale contemporaneo.
Merito della riuscita del film è tutto di Fatih Akin che, oltre a dirigere, si occupa anche dell’adattamento del soggetto e dalla sceneggiatura del film. Akin approccia la biografia di Xatar in modo squisitamente cinematografico, persino originale, raccontando l’intero film quasi come fosse la genesi di un super-eroe (o di un super-villain, se si preferisce).
A tal proposito, infatti, risulta esemplare il momento della nascita di Giwar, partorito selvaggiamente da sua madre all’interno di una grotta, durante i bombardamenti tra Iran e Iraq, avvolta da centinaia di pipistrelli che le svolazzano attorno. Così come sembra di assistere alla genesi di un personaggio estrapolato dai fumetti nel momento in cui Giwar decide di sposare il vero mondo della malavita, come violenta reazione ad alcuni atti di bullismo a cui è dovuto sottostare nel cortile della scuola.
Insomma, Rheingold è un biopic scorretto e cattivo così come lo è stato il percorso di vita del suo protagonista (interpretato da un convincente Emilio Sakraya).
Faith Akin porta in scena un biopic assolutamente moderno che non si preoccupa di risultare credibile e plausibile. La verità è data per assodato, quindi ciò che interessa al regista è la messa in scena e l’agilità narrativa, il coinvolgimento spettatoriale e l’assetto puramente cinematografico. E quindi a tal proposito, quell’onirico finale che restituisce fieramente una nota fantasy al racconto, non può che essere applaudito come eccezionale valore aggiunto all’interno di un genere (il biopic) che ha finalmente spezzato quelle catene che lo tenevano costretto al noioso mondo reale.
Nel caso di Rheingold, purtroppo, Mustang Entertainment e I Wonder Pictures optano per l’uscita home video solamente in edizione DVD. Ed è un peccato, perché il film di Fatih Akin avrebbe senz’altro meritato il supporto ad alta definizione (come tutti i film, tra l’altro). Il Digital Versatile Disc in questione, tuttavia, si difende abbastanza bene e cerca di sfruttare le limitate potenzialità del supporto il più possibile. Per quanto nitido e corretto nella gestione dei contrasti, il video risulta abbastanza debole di dettaglio, mentre il reparto sonoro lavora meglio grazie ad uno squillante Dolby Digital 5.1 sia per la versione originale che per quella doppiata in italiano. Tra i contenuti speciali, oltre al trailer del film, troviamo un’intervista al regista segmentata in quattro domande chiave: Come è nata l’idea di questo film? L’arte può salvare la vita delle persone? Come si esprime il rapporto tra arte e violenza? Xatar ha visto e apprezzato il film? A queste quattro domande corrispondono quattro risposte che hanno però il sapore della pillola (ogni risposta di Fatih Akin, infatti, non supera il minuto di minutaggio).
Giuliano Giacomelli
PIGGY di Carlota Pereda
Label: Mustang Entertainment e I Wonder Pictures
Formato: Blu-ray disc (disponibile anche in DVD)
Video: 1.33:1 – 1080p@24
Audio: Italiano 5.1 DTS-HD Master Audio, Spagnolo 5.1 DTS-HD Master Audio
Sottotitoli: Italiano
Extra: Trailer
RHEINGOLD di Fatih Akin
Label: Mustang Entertainment e I Wonder Pictures
Formato: DVD
Video: 16/9 – 2.35:1 Anamorfico
Audio: Italiano 5.1 Dolby Digital, Originale 5.1 Dolby Digital
Sottotitoli: Italiano
Extra: Trailer, Intervista a Fatih Akin
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