Quel che sapeva Maisie, la recensione

Quel che sapeva Maisie, trasposizione del romanzo di Henry James pubblicato a fine Ottocento, appena due anni fa si distingueva al Toronto International Film Festival. Oggi, arriva finalmente anche nei cinema italiani, pronto a commuovere e colpire il pubblico in virtù della sua drammatica eleganza e della sua incisiva narrazione. La pellicola indipendente, diretta da Scott McGehee e David Siegel, è ambientata ai giorni nostri e racconta la difficile vicenda di una adorabile bimba, ottimamente interpretata dalla giovanissima esordiente Onata Aprile, contesa dai genitori più per dispetto che per amore.

La piccola ha solo cinque anni, due grandi occhi curiosi e un’infinita sete di amore. Inoltre, stravede per il papà e la mamma, che hanno il volto di Steve Coogan e Julianne Moore, troppo impegnati a litigare e darsi addosso per prendersi davvero cura di lei. Susanna, rocker egocentrica e nervosa, e Beale, uomo d’affari di successo incline a fare promesse che non manterrà, decidono di lasciarsi, dando inizio a una serie di diatribe e ripicche inconcludenti per ottenere l’affidamento di Maisie. Come se la piccola non avesse già le idee sufficientemente confuse, entrambi decidono di risposarsi quasi subito: Susanna con l’affascinante barista Lincoln (Alexander Skarsgård) e Beale con la giovane tata di Maisie Margo (Joanna Vanderham).

Beale (Steve Coogan) e la tata di Maisie, Margo (Joanna Vanderham), in una scena del film.

Beale (Steve Coogan) e la tata di. Maisie, Margo (Joanna Vanderham), in una scena del film.

Il grande schermo non è nuovo a raccontare difficili storie di disgregazioni familiari adottando il delicato e complesso punto di vista dei figli piccoli, spesso uniche e silenziose vittime. Archetipo di questo genere di narrazione è probabilmente lo struggente capolavoro di Vittorio de Sica, I Bambini ci Guardano, dal quale McGehee e Siegel mutuano la scelta di posizionare la cinepresa ad ‘altezza di bambino’ e di concentrare la portata emotiva della vicenda negli occhioni tristi e sopraffatti della piccola protagonista. È proprio Maisie, con il suo silenzioso dolore e la sua ubbidiente pazienza, a guidare lo spettatore, che non potrà non innamorarsi istantaneamente di lei, nel cinico e noncurante mondo degli adulti: sedicenti genitori che, in nome di un presunto affetto, non fanno che sballottare la bambina da un taxi a una casa a un bar… Ammesso che ricordino di andarla a prendere a scuola! Un punto di riferimento più moderno, può essere facilmente rintracciato nel film Premio Oscar Kramer vs. Kramer, dove, seppur con dinamiche assolutamente differenti, era il figlio di Dustin Hoffman e Meryl Streep a far le spese delle beghe genitoriali.

Quel che sapeva Maisie è un film emotivamente coinvolgente, duro e drammatico; metterà a dura prova la sensibilità del pubblico, combattuto tra un incondizionato moto d’affetto per la protagonista, vessata, suo malgrado, dall’immaturità e l’indifferenza dei genitori, e una cieca rabbia verso questi ultimi, assolutamente inadatti a far parte di una famiglia. Tutto ciò viene trasmesso con grande delicatezza e senza pietismi, grazie a una regia pulita, a un sapiente uso dei primi piani e un moderato sfruttamento della colonna sonora. Tuttavia, non si può negare che spesso il ritmo narrativo tenda verso la lentezza e questo, nonostante la buona sceneggiatura, potrebbe pesare sul coinvolgimento spettatoriale.

Maisie (Onata Aprile) fa compagnia a Lincoln (Alexander Skarsgård) nel bar in cui lavora.

Maisie (Onata Aprile) fa compagnia a Lincoln (Alexander Skarsgård) nel bar in cui lavora.

Ottima la scrittura dei personaggi, verosimili e coerenti, e la morbida fotografia di una New York tutta da scoprire, che riflette la tenerezza che permea l’intero lungometraggio. Si distinguono, in particolare, un inedito Alexander Skarsgård e l’inattaccabile Julianne Moore, efficace e coinvolgente in qualunque ruolo.
L’aggiornamento di un classico di un altro secolo, dunque, funziona, toccando sapientemente temi spiacevoli ma estremamente attuali come la condizione dei figli contesi da genitori separati. I registi non edulcorano nulla, mostrando coraggiosamente fino in fondo i gesti pazzeschi di cui Susanna e Beale saranno capaci, ma regalano anche un barlume di ottimismo e speranza nella toccante ma, al tempo stesso, dirompente sequenza finale.

L’instabilità affettiva della protagonista, alla costante ricerca di punti di riferimento che, immancabilmente, le vengono sottratti con nonchalance, segue un percorso emotivo in crescendo, che insegnerà tanto ai protagonisti che al pubblico che il concetto di famiglia, spesso, ha molto poco a che fare con il sangue o la genetica, e che è il cuore a indicare dove si trova la nostra casa: accanto alle persone che amiamo e che tengono a noi.

Quel che sapeva Maisie è distribuito da Teodora Film, ed è nelle nostre sale dal 26 giugno.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Una vicenda che colpisce direttamente al cuore.
  • Emotivamente coinvolgente pur senza ricorrere a facili pietismi.
  • È un piccolo gioiello indipendente.
  • Pecca di lentezza in alcune sequenze.
  • Si tratta di un argomento delicato, trattato, a ragione, con drammaticità e, pertanto, non adatto a tutti i palati.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Quel che sapeva Maisie, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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