Black or White, la recensione

La delicata questione del problema razziale negli USA è, da sempre, tema conduttore di importanti film che hanno segnato la cinematografia mondiale, dai toni freddi e severi delle aule giudiziarie del magnifico Il buio oltre la siepe, a quelli, più leggeri e scanzonati, del classico Indovina chi viene a cena?. Persino oggi, la diatriba tra bianchi e neri appare come il perpetuo fardello culturale per il quale un paese come L’America sta ancora pagando caro il prezzo di pregiudizi e ipocrisia. In occasione della nona edizione del Festival Internazionale del film di Roma, l’argomento interrazziale è stato riportato in auge dall’ultimo film prodotto e interpretato da Kevin Costner, Black or White, presentato nella sezione Alice nella Città. La regia affidata a Mike Binder, già autore di film, più o meno riusciti, tesi ad analizzare i fragili rapporti interpersonali, qui confeziona una storia che attinge a piene mani dalle commediole hollywoodiane più zuccherine e dai buoni sentimenti, con un pizzico di drama qua e là, e un contorno giudiziario traballante.

Elliot Anderson (Kevin Costner) è un avvocato che vive in un quartiere benestante di Los Angeles con la nipotina Eloise (Jillian Estell), frutto dell’amore interrazziale tra lo scapestrato Reggie (Andre Holland) e la figlia di Elliot, morta durante il parto. Quando l’uomo perde anche la moglie a seguito di un incidente stradale, si troverà costretto a tenere a bada le richieste sempre più pressanti di affidamento congiunto della nonna paterna di Eloise, Rowena (Octavia Spencer), nonché del suo vizietto con l’alcol.

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Black or White è un film che, nella sua semplicità, si carica sulle spalle il difficile peso di veicolare un messaggio forte e preponderante, attraverso una storiella dalle fondamenta incerte e traballanti in più di un momento. A cominciare dalla netta divisione che il regista traccia nel descrivere il modo di vivere dei due protagonisti: Elliot è ricco, vive in una bella casa e dalla vita ha ottenuto tutto quello che un uomo può prefiggersi di avere. Di contro, la nonna Rowena è una donna che si è fatta da sola, gestisce una famiglia ingombrante e vuole averla sempre vinta.

La distinzione è netta e, se Costner riesce a convincere con la sua aria da alcolista benestante, il difetto principale si riscontra propria nella sua controparte femminile. Octavia Spencer è la summa di tutti gli stereotipi che hanno caratterizzato anni e anni di cinematografia sugli afroamericani. La sua interpretazione risulta fin troppo esagerata e caricaturale per essere presa seriamente. Stesso difetto si riscontra anche in un altro comprimario, ossia Duvan (Mpho Koaho), il nerd tuttofare che impartisce ripetizioni di matematica a Eloise. Il suo non è nemmeno un ruolo, bensì un pretesto per strappare qualche risata facile al pubblico, grazie ai suoi modi impacciati e goffi.

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Un altro passo falso avviene nel momento in cui il film si sposta sul territorio drammatico, portando in scena i difficili rapporti tra Rowena e suo figlio Reggie, e quello tra Eloise ed Elliot. La caratterizzazione psicologica è praticamente inesistente, e tutto si risolve nella superficialità più sconcertante. Si ha come l’impressione che le interessanti ripercussioni personali e sociali che potevano sfociare da una sceneggiatura simile, siano state standardizzate e compromesse dalla volontà di offrire allo spettatore un prodotto formalmente ben costruito, ma privo di un’anima.

Si sente la mancanza, in conclusione, di un occhio critico in grado di sviscerare con cognizione di causa non soltanto la questione razziale, bensì il disagio di un infante costretto a vivere i lunghi ed estenuanti percorsi giudiziari. Black or White è una pellicola che si guarda con leggerezza, ma senza lasciare la benché minima parvenza di un’opera che abbia effettivamente cercato di oltrepassarlo quel famoso buio oltre la siepe. La pellicola arriverà nelle nostre sale a marzo, distribuita da Good Films.

Noemi Macellari

PRO CONTRO
  • E’ un film leggero, adatto per passare una serata senza pensieri.

 

  • Non approfondisce nessuno dei temi che affronta.
  • Tende ad un perbenismo già visto.
  • La cultura afroamericana è ritratta con superficialità e facendo largo ricorso a stereotipi.

 

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Black or White, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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