RomaFF11 – The Last Laugh
L’umorismo è l’arma dei deboli.
Le battute dei dipendenti sul loro capo, la satira politica e le risposte dell’adolescente ribelle ai genitori sono solo alcuni esempi che confermano l’affermazione precedente. Ma dove inizia e dove finisce la liceità di una risata? C’è un limite che separa l’umorismo dal cattivo gusto? O, ancora, esistono dei confini per la comicità?
Questi sono alcuni dei quesiti che pone The Last Laugh, documentario diretto dalla regista Ferne Pearlstein presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. L’”ultima risata” del titolo fa riferimento a un tipo di comicità ben precisa, ovvero quella che prende di mira eventi e argomenti drammatici. L’Olocausto è il principale tabù sul quale si focalizza questo film sfaccettato e multiforme, che alterna commenti di importanti volti del cinema (Mel Brooks, Carl Reiner, Rob Reiner) alle storie delle vittime dei campi di concentramento. Questa volta, però, l’anziana superstite di turno non descrive le procedure o le atmosfere del periodo nazista (di cui il cinema e la letteratura sono ormai saturi), ma spiega con un’umanità emozionante quanto l’umorismo sia stato fondamentale per poter sopravvivere psicologicamente nei campi.
Accanto all’aspetto tradizionalmente documentaristico, s’incastra armoniosamente una sezione impegnata in riflessioni di stampo teorico, in cui il “ridere” e “l’essere corretti” appaiono un’accoppiata non così semplice da coniugare. Grazie ad un ritmo divertente e scattante, il documentario risulta godibile e profondo.
“Non c’è niente da ridere sull’Olocausto”, ammonirebbero in molti, eppure gli stessi sopravvissuti raccontano che ridere è stata la loro ancora di salvezza. Un paradosso comico, si direbbe.
Qualcuno teorizza l’equazione “tristezza + tempo = comicità”, ma le ottime considerazioni portate avanti dalla pellicola si concentrano sulla risata intesa come catarsi: una purificazione della memoria in cui il sacrificio prevede tanto la presa di coscienza quanto l’accettazione del potere curativo della comicità. Il riso si scaglia contro il silenzio – troppe volte imposto dalla società su argomenti considerati intoccabili (11 settembre, AIDS) – che porterebbe, con il passare del tempo, all’oblio.
Spesso si tende a credere che un documentario debba consegnare una verità al suo pubblico, mentre The Last Laugh compie un’operazione artistica più onesta e articolata: non porta avanti un’unica corrente di pensiero, ma concede spazio a posizioni differenti (opposte, talvolta).
Uscendo dalla sala, riuscirete a ridere del tragico, riflettendo sulla vostra risata.
Matteo Illiano
PRO | CONTRO |
|
|
Lascia un commento