Rush, la recensione

Rivali già ai tempi della Formula 3, l’austriaco Niki Lauda e l’inglese James Hunt si ritrovano e si sfidano anche in Formula 1, dove Lauda è arrivato dopo una gavetta come consulente tecnico. Dedito al divertimento e alle belle donne Hunt e metodico nonché freddo e calcolatore Lauda, seguiamo le due carriere dei due piloti tra la loro vita privata e i successi in pista nel Grand Prix.

Il cinema e l’automobilismo sportivo non hanno dato troppi frutti e di quelli offerti decisamente pochi sono davvero memorabili. Se escludiamo, infatti, Grand Prix del 1966 e Giorni di tuono con Tom Cruise, che viaggiano su livelli di notorietà piuttosto alti, ci rimangono l’exploitativo Troppo rischio per un uomo solo, film del 1973 con Giuliano Gemma, il deludente Driven con Sylvester Stallone, il modesto Adrenalina Blu dal fumetto francese Michel Vaillant, il docu-film Senna, la splatterosa scena d’apertura di Final Destination 4… e poco altro. Ma a recuperare terreno in un colpo solo ci pensa lo yes man del cinema americano Ron Howard, che con Rush racconta la storica rivalità tra i campioni del mondo di F1 Niki Lauda e James Hunt e confeziona uno dei suoi migliori lavori.

Howard ha una carriera registica che procede da anni tra alti e bassi, alternando bio-pic (o comunque storie vere) di qualità come Apollo 13, A Beautiful Mind e Frost/Nixon a “cose” magari di successo ma dal dubbio valore qualitativo (Il Grinch, Il Codice Da Vinci, Angeli e Demoni). Visto l’ennesimo centro fatto sempre con un bio-pic si può tranquillamente giungere a conclusione che l’ex Ritchie Cunningham di Happy Days è a suo agio soprattutto con un determinato tipo di storie, ancor meglio se ha un buon sceneggiatore come Peter Morgan, che oltre a Rush ha scritto Frost/Nixon, appunto, oltre che The Queen e Hereafter.

Gran parte della bontà di Rush va infatti trovata nello script che riesce a percorrere una fetta della vita dei due piloti (di Lauda in particolare) senza risultare mai approssimativo ne prolisso. Rush tocca le corde giuste per far emergere Hunt e Lauda, i loro caratteri contrapposti, le loro fissazioni e punti deboli, portandoci molto vicini ai personaggi, fino ad empatizzare con loro. Si prova antipatia per Lauda, pur riconoscendo il suo buon senso e la sua intelligenza, così come non si può che tifare per il dongiovanni Hunt, malgrado la sua vita dedita alla sregolatezza.

Un film calibratissimo, in cui bei dialoghi (da ricordare la riflessione di Lauda sulla felicità durante la prima notte di nozze e il confronto finale tra lui e Hunt all’aeroporto) vanno a completare scene mirate all’approfondimento dei personaggi, che a loro volta si alternano perfettamente con le scene d’azione, rappresentate per lo più dalle corse automobilistiche. Da antologia, a tal proposito, la corsa finale in Giappone dove, malgrado si conosca già l’esito della gara, c’è un pathos e una bravura nella costruzione del climax che si riesce a provare una grande partecipazione emotiva.

RUSH

Lodevole anche la ricostruzione degli anni ’70 che – una volta tanto – non punta ad elementi facilmente riconoscibili per contestualizzare il periodo storico ma utilizza un più approfondito studio scenografico, dei costumi e fotografico per inquadrare la vicenda in una data temporalità.

Ovviamente di fondamentale apporto alla riuscita del film ci sono le interpretazioni degli attori, in primis un Daniel Bruhl da Oscar che impersona Niki Lauda in maniera molto partecipata, oltre che mostrando un’impressionante somiglianza nell’aspetto e nei gesti con il pilota austriaco. Bravo anche il noto Thor Chris Hemsworth che è un James Hunt credibile e anche lui fisicamente somigliante. Nei ruoli femminili si fanno notare la Olivia Wilde di Tron: Legacy e Cowboys vs Aliens e Alexandra Maria Lara di Miracolo a Sant’Anna e Un’altra giovinezza. In un ruolo secondario anche il nostro Pierfrancesco Favino (che con Howard aveva già lavorato in Angeli e Demoni), che interpreta il pilota della Ferrari Clay Regazzoni.

Insomma Ron Howard fa centro e realizza con Rush uno dei più riusciti e appassionanti film sul mondo della Formula 1 mostrandosi ben al di sopra di qualunque aspettativa, pur confezionando un film molto classico nella costruzione e nei messaggi che vuole trasmettere… e scommettiamo che agli Oscar 2014 Rush farà parlare di se.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Storia ben raccontata e ritmo sempre alto.
  • Daniel Bruhl da Oscar.
  • Ottima ricostruzione storica.
  • Il film si affida a un’idea fin troppo classica di cinema.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 2 voti)
Rush, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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