Santocielo, la recensione del film con Ficarra e Picone

Se facciamo mente locale, tra i team comici emersi negli anni ’90 in televisione, ad eccezione di Aldo, Giovanni e Giacomo, gli unici che hanno saputo gestire l’incursione al cinema e alzare l’asticella qualitativa di film in film sono stati Ficarra e Picone. Il duo siciliano, infatti, è riuscito a trovare una personale cifra tematica nell’esplorazione di tematiche di rilevanza sociale, spaziando dalla denuncia alla criminalità organizzata al malcostume dilagante periodicamente in Italia. Una scelta consapevole e vincente che ha fatto sì che quella di Ficarra e Picone fosse una commedia sicuramente adatta a divertirsi, ma anche utile, una satira di costume e un cinema di denuncia. Questa cifra ha fatto la differenza e il cinema di Ficarra e Picone si è contraddistinto nel tempo come uno degli spaccati più intelligenti e interessanti sulla commedia italiana contemporanea.

Gli ultimi anni, però, hanno mostrato degli anomali alti e bassi nella filmografia del duo che, fino al lungimirante L’ora legale, era rimasta particolarmente costante. Il primo Natale, infatti, mancava di originalità e di brillantezza, la serie per Netflix Incastrati alternava una prima stagione godibile a una seconda narrativamente svogliata, fino a La Stranezza di Roberto Andò che ci ha mostrato un lato inedito dei due attori e assolutamente prezioso. Ora, con Santocielo, Ficarra e Picone tornano in un film completamente loro (anche se lasciano la regia nelle mani esperte del buon Francesco Amato) e con una storia che apparentemente si discosta molto dalle commedie sociali del passato accogliendo uno spunto fantasy, proprio come era accaduto con Il primo Natale. Il risultato è sorprendentemente maturo perché non solo Santocielo le tematiche sociali le accoglie con foga, ma si torna a ridere – a tratti a denti stretti – con grande intelligenza.

Aristide è un angelo frustrato che lavora all’ufficio smistamento preghiere, ma vorrebbe andare a cantare nel coro dell’Altissimo. Quando si presenta l’occasione di farsi notare dal Padre Eterno con la speranza di chiedere una “raccomandazione”, Aristide accetta di scendere sulla Terra per ingravidare la donna che darà alla luce il Secondo Messia. Le cose, però, non vanno secondo il previsto e invece di toccare il ventre della bella barista di un pub siciliano, l’angelo sfiora inavvertitamente l’addome di Nicola, il vicepreside di una scuola cattolica che si trovava nel pub per affogare nell’alcool i dispiaceri coniugali. Sarà un uomo, dunque, ad affrontare la gestazione per dare all’umanità una seconda occasione… nonostante quello che “dirà la gente”!

Ficarra e Picone, Francesco Amato insieme a Davide Lantieri e Fabrizio Testini firmano una sceneggiatura che fonde con armonia serio e faceto, elementi fantastici e tematiche di rilevanza sociale, sacro e profano in un film abbastanza imprevedibile che risulta molto meno edificante di quello che ci saremmo potuti aspettare.

Il prologo in Paradiso è pura commedia dell’assurdo che unisce il surreale con il farsesco portando in scena angeli rancorosi, santi apatici e un Padre Eterno – interpretato da un magnifico Giovanni Storti – poco lucido e palesemente disinteressato a quello che accade all’umanità, del resto pregare è inutile e come dice lo stesso Aristide “ti pare che quello lassù ti sta a sentire?”. Un inizio folgorante che cambia pelle pochi minuti dopo, quando l’Aristide di Valentino Picone scende sulla Terra e fallisce miseramente il suo unico obiettivo. Pur tenendo toni brillanti, quasi da pochade quando Nicola deve nascondere alla Preside della scuola la sua rottura coniugale e quando Aristide tenta di raccogliere un campione di urina del gestante per il test di gravidanza, il film sceglie di seguire anche un approccio quasi-serio mettendo il personaggio interpretato da Salvo Ficarra alle prese con le problematiche della gestazione.

Si affronta il tema dell’interruzione di gravidanza ma soprattutto ci si getta a capofitto nella problematica delle aspettative sociali, del chiacchiericcio di paese che fornisce un giudizio perentorio sulla reputazione e il futuro degli abitanti. Nicola è molto condizionato dal “che dirà la gente” e vive molto male la sua rottura con Giovanna – interpretata da una sempre brava Barbara Ronchi – soprattutto perché questa cosa potrebbe compromettere la sua carriera. In un contesto del genere, in cui i vicini di casa impiccioni sanno ogni cosa accade in casa sua, Nicola deve affrontare una gravidanza, evento impensabile per chiunque, nascondendola con molta difficoltà alla comunità. E questa diventa la metafora del giudizio negativo che nei piccoli centri può avere un nascituro di cui non si conosce l’identità del padre, della cattiva fama che inevitabilmente si attirerà addosso la “madre”, per non parlare dell’ipotesi in cui a veder nascere e crescere il bambino sono due uomini, affrontando a più riprese anche la questione delle coppie omosessuali con figli.

“Ma che penserà la gente?” è il leitmotiv di Santocielo, che sottolinea costantemente come la nostra società, anche se nel 2023, è ancora condizionata dal giudizio altrui e l’apparenza è più importante dell’evidenza. E così il film con Ficarra e Picone tocca ancora più argomenti e ai già citati si aggiungono anche la scarsa natalità in Italia e la scomparsa dei piccoli centri, popolati solo da persone in là con l’età che, con la morte, porteranno anche alla dipartita della comunità di cui fanno parte.

Senza dimenticare frecciatine ai no-vax (“quello si era vaccinato”, dice una signora riferendosi alla condizione in cui si trova Nicola) e ai commenti improvvisati della cronaca nera televisiva (“salutava sempre”, afferma un tizio sul conto di Nicola dopo che è emersa la notizia), Santocielo torna più e più volte a parlare di religione promuovendo un cristianesimo progressista che probabilmente infastidirà qualche bacchettone; non lo fa mai in maniera davvero seria ma quando ipotizza una relazione tra una suora (Maria Chiara Giannetta, molto brava anche lei) e un angelo (il prototipo della fluidità sessuale) palesa quell’audacia che avevamo già intuito da tutta una serie di avvisaglie che manifestano una proto-profanità a pugno duro.

Francesco Amato, che conosciamo per la regia di Cosimo e Nicole, Lasciati andare e 18 regali, porta a casa il lavoro con ordine e professionalità, così come i due attori protagonisti che stavolta lasciano (quasi) da parte il loro personaggi caratteristici per confermare una crescita attoriale vera, cosa già dimostrata nel film di Andò.

Con una sceneggiatura anche troppo piena di spunti, capace di toccare divertimento e riflessione, Santocielo si lascia apprezzare come uno dei film più riusciti di Ficarra e Picone.

Roberto Giacomelli 

PRO CONTRO
  • Diverte alla solita maniera di Ficarra e Picone ma tocca anche molti temi di attualità sociale.
  • Mostra un’audacia, soprattutto nell’affrontare tematiche religiose, che non ci saremmo aspettati.
  • Gli attori sono tutti bravi, dal duo protagonista ai personaggi comprimari e secondari.
  • La sceneggiatura è talmente affollata di temi, alcuni anche importanti, che inevitabilmente più di qualcosa si va a perdere.
  • Se non vi piace lo stile di Ficarra e Picone di certo non sarà questo film a farvi cambiare idea.
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Santocielo, la recensione del film con Ficarra e Picone, 7.0 out of 10 based on 1 rating

12 Responses to Santocielo, la recensione del film con Ficarra e Picone

  1. Enzo Ruggeri ha detto:

    Concordo pienamente

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  2. Enzo ha detto:

    Noli miscere sacra prophanis”.

    Scherza con i fanti e lascia stare i santi

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    • Francesca ha detto:

      Ho sempre avuto stima per questi attori ma questa volta però sono
      caduti in basso

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  3. Maria Addolorata ha detto:

    Ci sono cose più scandalose è nessuno dice nulla per un film satirico nasce lo scandalo, ma per favore.

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  4. Casarosa Alessandra ha detto:

    In un mondo dove l’amore sta scomparendo,e al suo posto vive l’apparenza. Dove il cristianesimo sta
    tornando alla santa inquisizione. Benvenuti Ficarra e Picone a farci riflettere. Grazie

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  5. Laura ha detto:

    Divertente ma troppo surreale

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  6. Giuseppe ha detto:

    Ho visto il film è mi Sono divertito, tocca tantissimi argomenti. Bravissimi tutti ovviamente bravo al regista Francesco Amato

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  7. Irene gesualdo ha detto:

    Amo Ficarra e Picone . Ma purtroppo questo film mi è sembrato deludente e noioso .Io con loro vorrei ridere non riflettere. . . . .

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    • Giuseppe ha detto:

      Ormai si nomina il nome di Dio come se fosse una persona come tante,dimenticando che Dio sta in cielo e noi in terra.
      Lui il tre volte Santo nella quale bisogna avvicinarsi con timore e tremore,per adorarlo e lodarlo per quello che Egle È.
      La preghiera del Padre nostro lo spiega in maniera chiara nei primi versetti:
      PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI SIA SANTIFICATO IL TUO NOME COME IN CIELO COSI IN TERRA.
      E ancora in ESODO 20:7 è scritto:
      “NON PRONUNCIARE il nome del SIGNORE, Dio tuo, INVANO; perché il SIGNORE NON RITERRÀ INNOCENTE chi PRONUNCIA il SUO NOME INVANO.”
      La Bibbia è chiara in una nazione poi definita “cristiana”, ma di cristianità non ha proprio nulla, vivendo solamente una religione fatta da uomini e piena di precetti e tradizioni…

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  8. Giuseppe ha detto:

    Ormai ci si prende in giro Dio,come una persona normale dimenticando che bisogna avere timore e tremore davanti al Dio tre volte Santo,e il Padre Nostro lo spiega nei primi versetti:
    “PADRE nostro che sei nei cieli sia SANTIFICATO IL TUO NOME COME IN CIELO COSI IN TERRA…
    ESODO 20:7
    “NON PRONUNCIARE il nome del SIGNORE, Dio tuo, INVANO; perché il SIGNORE NON RITERRÀ INNOCENTE chi PRONUNCIA il suo NOME INVANO.”
    La Bibbia parla chiaro e mi fermo qui…

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  9. Anastasia ha detto:

    @RobertoGiacomelli,grazie per questa recensione, mi ha aiutato a capire tutte le fasi del film e me lo ha fatto apprezzare ancora di più a distanza di giorni. Bella recensione, Che condivido pienamente!

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  10. Sandor ha detto:

    Pessimo film. Poco divertente, incredibilmente superficiale, incapace di approfondire qualsiasi cosa, pieno di storielle di contorno noiose e inutili. Un livello di cinema veramente modestissimo incredibile che qualcuno ne parli bene

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