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Sola al mio matrimonio, la recensione

Pamela, giovane Rom insolente e piena di ironia, non assomiglia a nessun’altra ragazza della sua comunità. Vive con la nonna e la figlioletta, Bebè, in un villaggio innevato e poverissimo alle porte di Bucarest, ma sogna la libertà e mondi da esplorare. Rompendo con le tradizioni soffocanti del suo mondo scappa nottetempo alla volta dell’ignoto, per conoscere Bruno, uomo “incontrato” su un sito per matrimoni combinati, con il quale spera di sposarsi in Belgio, per cambiare il suo destino e quello della figlia.
Presentato alla 72ª edizione Festival di Cannes nella sezione ACID, Sola al mio matrimonio, primo lungometraggio di Marta Bergman, è stato acclamato a numerosi festival internazionali, tra cui il Rome Independent Film Festival, dove ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria ed il premio come miglior attrice, alla protagonista Alina Serbam.
Un mostro dalle mille teste, la recensione

Grande ritorno in laguna per l’ispano-americano Rodrigo Plá, dopo il Premio Opera Prima vinto con La zona nel 2007. Accolto da buoni applausi al termine della proiezione, Un mostro dalle mille teste, però, non convince. Il tema trattato è quello della crisi economica e delle sue conseguenze sulla vita della gente comune. Malato di cancro e in via di peggioramento, un uomo ha bisogno di cure costosissime. La moglie, disperata e pressata da una compagnia di assicurazioni, finirà per compiere un gesto estremo.
Qui e là, la recensione

Qualcuno condanni in esilio chiunque continui a riproporre il cosiddetto cinema-verità, soprattutto quando racconta una verità di cui, sinceramente, non ce ne frega assolutamente niente. Basta scenari poveri e desolati che trasudano squallore, basta attori presi dalla strada che riescono ad apparire così visivamente poco interessanti, basta con silenzi assordanti e inquadrature in cui il regista si è scordato di gridare lo stop, basta con la fotografia documentarista , basta con scorci di realtà. Vogliamo il cinema, la narrazione, l’affabulazione, o anche l’astrazione o il surrealismo, vogliamo immagini, simboli, sublimazioni, musiche, regia, attori, sceneggiatura, ritmo (RITMO!). Vogliamo il cinema come macchina produttrice di sogni, linguaggi e di sensi e non sterile riproposizioni di vite in qualche parte del globo (per questo esistono già i documentari).