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A Tor Bella Monaca non piove mai, la recensione
Roma. Tra i “casermoni” di Tor Bella Monaca vive Mauro, trentacinquenne, un uomo dal carattere mite e con un futuro che sembra offrirgli ben poche possibilità. Si barcamena come può tra lavoretti saltuari, portafoglio sempre vuoto e da qualche tempo anche senza l’amore, dal momento che Samantha, la sua fiamma di tutta una vita, ha deciso di lasciarlo per un uomo che potesse offrirle ben altre prospettive. Mauro vive con la sua famiglia e tutti i giorni, tra le difficoltà, deve cercare di sedare il carattere irruento di suo padre che sta per sfiorare l’esaurimento nervoso a causa di Ciro, un furbo commerciante che non gli paga l’affitto del locale da oltre un anno. In casa con Mauro c’è anche Romolo, il fratello maggiore, ex delinquente pentito e adesso determinato a mettere la testa a posto e farsi una famiglia. In uno scenario come questo, tra mille ingiustizie e situazioni precarie, tutto può cambiare quando alcuni amici di Mauro esternano la volontà di rapinare la mafia cinese. Ma il dilemma è solo uno: cattivi si nasce o ci si diventa?
Brutti e Cattivi, la recensione
Presentato in concorso Orizzonti alla 74esima Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia, Brutti e cattivi, opera prima del regista italiano Cosimo Gomez, è un tripudio di eccessi senza filtri, ma di quelli che ci piacciono.
Papero (Claudio Santamaria) figlio di circensi e nato senza gambe (con un fratello siamese, Pollo, da cui è stato separato in tenera età), è sposato con la Ballerina (Sara Serraiocco) bellissima ragazza senza braccia ma con i piedini “magici” con cui fa tutto (ma proprio tutto…).
Deciso a dare una svolta alla sua vita, Papero organizza il colpo perfetto che gli frutterà un sacco di soldi e la possibilità di farsi (finalmente!) un bel paio di gambe nuove. Insieme all’amico Merda (Marco D’Amore), un rasta strafatto, e al nano rapper Plissé (Simoncino Martucci) riesce a rapinare la banca come da piani. Ad aspettarlo sulla strada del ritorno troverà però un’amara verità, che lo costringerà a una travagliata avventura per riacquistare il controllo della sua vita e soprattutto dei “suoi” soldi.
Come saltano i pesci, la recensione
Matteo è poco più che ventenne, vive in una famiglia come tante, lavora come meccanico nell’officina del padre e ha il grande sogno di andare a lavorare a Maranello, nella scuderia della Ferrari. Un giorno il suo sogno sembra potersi realizzare, ma allo stesso tempo una telefonata distrugge ogni sua certezza sulle persone che gli sono vicino.
Questo è solo l’incipit di Come saltano i pesci, terzo lungometraggio del maceratese Alessandro Valori che dopo Radio West (2004) e Chi nasce tondo… (2008), torna al cinema per raccontare una storia incentrata sulla ricerca delle radici.