Brutti e Cattivi, la recensione

Presentato in concorso Orizzonti alla 74esima Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia, Brutti e cattivi, opera prima del regista italiano Cosimo Gomez, è un tripudio di eccessi senza filtri, ma di quelli che ci piacciono.

Papero (Claudio Santamaria) figlio di circensi e nato senza gambe (con un fratello siamese, Pollo, da cui è stato separato in tenera età), è sposato con la Ballerina (Sara Serraiocco) bellissima ragazza senza braccia ma con i piedini “magici” con cui fa tutto (ma proprio tutto…).

Deciso a dare una svolta alla sua vita, Papero organizza il colpo perfetto che gli frutterà un sacco di soldi e la possibilità di farsi (finalmente!) un bel paio di gambe nuove. Insieme all’amico Merda (Marco D’Amore), un rasta strafatto, e al nano rapper Plissé (Simoncino Martucci) riesce a rapinare la banca come da piani. Ad aspettarlo sulla strada del ritorno troverà però un’amara verità, che lo costringerà a una travagliata avventura per riacquistare il controllo della sua vita e soprattutto dei “suoi” soldi.

Brutti e cattivi è di un bello quasi commovente, soprattutto se pensi che viene da noi italiani, è figlio nostro (e un po’ di Cosimo Gomez… ma senza esagerare)!

Una storia con protagonisti un gruppo di disabili ma che non parla di disabilità. Parla di persone più o meno orribili, mettendo un forte accento su come alla fine poco conta il modo in cui appariamo ma piuttosto ciò che siamo realmente. Se siamo brutta gente, lo saremo con o senza gambe.

Non c’è spazio per falsi buonismi e luoghi comuni, per quell’eccesso di rappresentazione “politicamente corretta” a cui il cinema contemporaneo, soprattutto americano, ci ha abituato. “Le persone sono persone” commenta il regista “mi interessava mostrare questo”.

Non ci si può fidare di nessuno. Non della bellissima Ballerina, con i suoi grandi occhi da cerbiatta e i piedi ultraversatili con i quali scrive, guida, mangia e spara (egregio il lavoro compiuto dalla bravissima Serraiocco). Non di Plissé, ossessionato dalle donne e con una mente brillante asservita alla criminalità. Non del “tontolone” Merda, che con il suo occhio vacuo alla fine prende in giro tutti.

Persone pericolose, intelligenti e spietate, che hanno fatto delle loro apparenti debolezze punti di forza da sfruttare per abbindolare il prossimo.

Forza anche propria del film, che si inserisce con altri come Ammore e Malavita, all’interno di quella tipologia di storie che traggono la propria energia dalle fragilità di un cinema (italiano) che è codardo ormai da troppo tempo. Dobbiamo ricominciare a ridere di noi stessi e degli altri, a ironizzare sulle nostre debolezze e tramutarle in qualcosa di forte e selvaggio, che valga la pena ricordare.

Viviamo in un’epoca che per essere raccontata al meglio (o non essere raccontata affatto) richiede più che mai di tornare a essere cinici, irriverenti, di mescolare violenza e commedia, azione e sentimenti, con quel fare sfrontato e apparentemente incurante di un cinema, di genere ma non solo, che non conosceva rimorsi e che (con un po’ d’impegno) stiamo pian piano recuperando.

Un cinema, in mancanza di altri termini, coraggioso. Com’è Brutti e cattivi, impertinente e sgangherato, non privo d’ingenuità visive e strutturali, ma pieno di voglia di mettersi in gioco e di dimostrare il suo valore.

Sono tanti i momenti indimenticabili di questa storia, a partire dal ballo (tra persone senza gambe, braccia, testa…?) della festa di Halloween, una coreografia di grandissimo impatto visivo, alla scena in cui vediamo Ballerina e il Reverendo (in realtà ex guerrigliero arrivato qui in clandestinità) alle prese con un’arrabbiatissima mafia cinese. Per finire con l’incontro tra un moribondo Papero e la bellissima Perla (prostituta scappata dalla Nigeria dove ha lasciato due figli) che lo aiuterà e della quale il nostro “eroe” finirà per innamorarsi.

Tra momenti d’infinita dolcezza e improprie (splatterosissime) amputazioni di arti assolutamente non in eccesso, Brutti e cattivi è un bomba che va presa al volo senza paura di farsi troppo male.

Susanna Norbiato

PRO CONTRO
  • Una bellissima idea di soggetto ottimamente sviluppato in sceneggiatura.
  • Personaggi forti e ben interpretati.
  • Ti diverti, tanto, che non è mai cosa da poco.
  • Sequenze d’azione e coreografie interessanti e quasi sempre ben gestite.
  • Come detto, dimostra a tratti alcune ingenuità strutturali, ma è talmente bello che ci stanno bene anche quelle… quindi perché perdere tempo a parlarne?

 

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