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Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri: la recensione della steelbook 4K + blu-ray

Nonostante l’apprezzamento unanime della critica, Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri non ha sfondato al botteghino confermando quanto la saga GdR più famosa del mondo non riesca a conquistare il pubblico cinematografico. Il bel film fanta-avventuroso diretto a quattro mani da Jonathan Goldstein e John Francis Daley arriva ora in home video, distribuito da Plaion Pictures Italia in collaborazione con Paramount Pictures, e lo fa con una grande varietà di formati ed edizioni adatte proprio a tutti i palati: semplice DVD, Blu-ray, Steelbook 4K UHD + Blu-ray e perfino una Collector’s Edition che contiene l’edizione Steelbook e 6 card da collezione.

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Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri, la recensione

Nel 1974, due giovanotti americani di nome Gary Gygax e Dave Arneson, precisamente di Chicago il primo e di una contea del Minnesota il secondo, fecero la storia dell’intrattenimento nerd dando vita a Dungeons & Dragons e, con esso, al concetto contemporaneo di gioco di ruolo. Il primo set-up arrivava direttamente da un generico wargame, di cui ne ha rappresentato praticamente un’evoluzione, funzionalmente mescolato all’immaginario fantasy di quegli anni, che fondamentalmente coincideva con quello sdoganato da Tolkien con Il Signore degli Anelli, anche se nel world-build di D&D possiamo notare influenze da parte di molti altri autori del panorama letterario fantastico, come Vance, Moorcock, Howard, Leiber, Merritt e Vogt. Fatto sta che quei due ragazzotti con tanta passione e uno spiccato senso per gli affari avevano dato il via a un vero e proprio fenomeno popolare che oggi stima circa 20 milioni di giocatori, traduzioni in molte lingue e oltre 1 miliardo di dollari di vendite di manuali e accessori.

Come spesso accade con ogni prodotto di successo, lo sviluppo multimediale è presto all’orizzonte e Dungeons & Dragons diventa un brand da sviluppare in romanzi, fumetti, videogames, serie d’animazione e film. Quest’ultimo campo è quello che, in questa sede, ci interessa maggiormente.

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Gretel e Hansel, la recensione

Sappiamo che l’opera omnia dei fratelli Grimm è ricca di macabro e crudeltà, favole più adatte a far accapponare la pelle che a lanciare moniti verso i più piccoli, spesso addolcite e rimaneggiate dalla tradizione scritta e orale per adattarsi più naturalmente alla sensibilità dei più piccoli. Tra tutte, quella che forse rimane la più spaventosa ancora oggi è Hänsel e Gretel, pubblicata per la prima volta a inizio ‘800 e ricavata dai due fratelli, con ogni probabilità, da un testo risalente all’epoca medievale. Non è un caso, infatti, se proprio Hänsel e Gretel ha dato il là ad adattamenti cinematografici che abbracciassero, in via preferenziale, il genere horror, linguaggio che maggiormente e più naturalmente si adatta alla storia dei fratellini vittima della strega cannibale.

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I’m Not Okay With This: i super problemi dei super-eroi

Dopo il discreto successo di The End of the F***ing World, Netflix ha ripescato dall’opera omnia del fumettista Charles Foreman e ha ri-assegnato la creazione della trasposizione della graphic novel I’m Not Okay With This al regista Jonathan Entwistle (The End of the F***ing World, Vanity Fair, Human Beings). Il 26 febbraio 2020 dunque è stato pubblicato questo nuovo prodotto young adult: appurata per tutti sia la bravura di Foreman che di Entwistle nel riportare le problematiche giovanili, le aspettative su questa nuova serie erano molto alte, ma qualcosa è andato storto.

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IT – Capitolo Uno, la recensione

Il prossimo 19 ottobre 2017, 27 anni dopo la prima trasposizione di uno dei romanzi più belli di Stephen King, IT ritorna, e questa volta sul grande schermo. 27 anni, guarda caso, proprio il tempo che Pennywise ci mette a risvegliarsi dal suo letargo nel sottosuolo di Derry.

IT, come moltissimi romanzi del Re dell’horror, è talmente complicato e stratificato di diversi significati che risulta quasi impossibile da adattare al cinema. Non a caso, abbiamo notato negli anni che il modo più funzionale di portare King al cinema sia quello di tradirlo come è successo, ad esempio, con Shining di Kubrick. Sono pochi, quindi, gli adattamenti fedeli che hanno avuto successo sul grande schermo, come Carrie e Misery, ma per quanto riguarda IT, possiamo dire che il regista Andy Muschietti sia riuscito a trovare un giusto compromesso.

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