Archivio tag: torture porn
TFF38. Breeder, la recensione
Quando il cinema (di genere) mette i suoi affilati artigli su tematiche (fanta)scientifiche che riguardano l’ingegneria generica, la manipolazione cellulare o il biohacking e promette prodigi sfidando Dio non c’è mai da star tranquilli perché si sa, c’è sempre un prezzo molto caro da pagare per raggiungere un obiettivo così alto. Non fa eccezione Breeder, durissimo thriller/horror di nazionalità danese che parte da uno spunto pseudo-scientifico come il perseguimento dell’eterna giovinezza per sconfinare nelle maglie del torture porn più cruento.
Train, la recensione
Un gruppo di studenti americani si trova nell’Europa dell’Est per gareggiare in un torneo internazionale di wrestling. La mattina in cui devono spostarsi a Odessa, in Ucraina, i cinque atleti della squadra arrivano in ritardo alla stazione a causa di una notte brava, perdendo il treno. Il loro allenatore, allora, accetta il consiglio di un’attraente passeggera incontrata in stazione di seguirla sul suo treno, che farà tappa proprio a Odessa. In realtà il treno nasconde un segreto e per i passeggeri americani sarà l’inizio di un terribile incubo a base di torture mortali.
Urban Explorer, la recensione
Denis e Lucia sono due giovani turisti americani in vacanza a Berlino. Vogliosi di qualche emozione proibita, i due entrano in contatto con Kris, un ragazzo del posto che dovrebbe condurli come “urban explorers” nei sotterranei della città. Oltre ai due americani, fanno parte della squadra anche la francese Marie e la coreana Juna. L’esplorazione non comincia nel migliore dei modi: tra neonazisti con cane feroce al seguito e una moltitudine di vicoli ciechi, i ragazzi finiranno per cacciarsi nei guai. Inoltre, nei cunicoli su cui è costruita la città si aggira qualche cosa di molto pericoloso.
Martyrs, la recensione
1971. Lucie, una ragazzina scomparsa da oltre un anno e rimasta segregata in un mattatoio abbandonato, viene ritrovata in stato confusionale mentre vaga lungo la strada. Lucie è riuscita a fuggire dalla sua prigionia, ma si è rinchiusa in se stessa e non intende raccontare a nessuno ciò che le è accaduto durante quel lungo periodo di sofferenza…nessuno a parte Anna, una sua coetanea che diventa presto la sua migliore amica all’interno dell’ospedale in cui viene ricoverata.
Quindici anni dopo Lucie è ancora sconvolta da quell’accaduto che le ha cambiato per sempre la vita, ma un giorno riconosce in una fotografia su un quotidiano locale i volti dei suoi carcerieri e, insieme alla fedele Anna, si reca a casa loro imbracciando un fucile da caccia.
Sarà l’inizio di una spirale di orrori e sofferenze.
Saw: Legacy, la recensione
Nel 2004 un giovane James Wan esordiva alla regia con un thriller indipendente che era destinato a cambiare per sempre la sua carriera e il mondo del cinema di genere. Di fatto Saw – L’enigmista ha il merito (o la colpa, dipende dai punti di vista!) di aver lanciato un filone che le testate specializzate avrebbero chiamato con fare audace “torture porn”, ovvero quel genere di film che si contraddistinguono per l’esibizione compiaciuta della tortura. Ma il paradosso è che il primo capitolo di quella che sarebbe poi diventata una delle saghe più fortunate e influenti del genere non mostrava chiaramente le torture di Jigsaw, il gore e lo splatter che sarebbero diventati fondamentali nei film successivi erano elargiti con una tale parsimonia che si fatica a inserire Saw nel macrogenere horror. Eppure oggi conosciamo Saw come uno dei più rappresentativi horror del 21°secolo e il carismatico Jigsaw interpretato da Tobin Bell alla pari di veri boogeymen come Freddy Krueger, Jason Voorhees e Michael Myers.
JigSaw (SAW)
JIGSAW
Jigsaw (conosciuto in Italia anche come l’Enigmista), ossia John Kramer, è un ingegnere civile con una vita tranquilla e felice con un buon lavoro e una bella moglie che è in attesa del loro primogenito. La sua vita però viene stravolta quando, un drogato in fuga dopo una rapina in una farmacia, travolge la moglie uccidendo così il bambino che portava in grembo. Dopo il divorzio gli venne diagnosticato un tumore incurabile al cervello e, dopo aver tentato il suicidio senza riuscire nell’intento, decide di mettere alla prova le persone che, a suo parere, non hanno capito quali sono i veri valori della vita. Pervaso dalla sua mentalità malata e, aiutato da vari personaggi, nei diversi “episodi” decide di rapire uno svariato numero di persone proponendo loro difficili enigmi che portano alla morte nel caso non vengano risolti. Col passare del tempo la sua sete di sangue e di vendetta prevale sul desiderio di far rinsavire le sue vittime che vengono così torturate grazie a marchingegni ideati dal suo cervello sublime.