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Gli orsi non esistono, la recensione del film di Jafar Panhai

Jafar Panahi è uno dei più famosi registi iraniani, che per il contenuto dei suoi film si è spesso trovato in contrasto con l’autoritario governo iraniano, fino alla sentenza del 2010 che lo ha condannato a 6 anni di prigione e il divieto di girare o prendere parte a produzioni cinematografiche per 20 anni.

Al momento il regista Jafar Panahi è in prigione.

L’11 luglio 2022 è arrestato, mentre si era presentato alla procura per chiedere informazioni su un altro regista arrestato, trovandosi quindi a scontare quei 6 anni di condanna prescritti 12 anni fa.

Dal 2010 fino all’arresto di pochi mesi fa, Jafar Panahi ha continuato a fare film di nascosto. Nel 2015 ha diretto Taxi Teheran, vincitore dell’Orso d’Oro al festival del cinema di Berlino, un mix tra film e documentario dove il regista iraniano si finge l’autista di un taxi attraversando la città e riprendendo con una telecamera i suoi passeggeri.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia79. Siccità, la recensione del disaster-movie di Paolo Virzì

L’ultimo film di Paolo VirzìSiccità, è in parte profetico ed in parte escatologico. Ed è il film più metafisico ed attuale del prolifico regista toscano. Per di più contiene un intero universo di storie, di trame e temi.

C’è tutto, forse troppo in una summa non teologica ma socio-esistenziale che raccoglie le paure, ansie e frustrazioni di una popolazione messa alle corde dalla mancanza di quell’elemento tanto semplice quanto essenziale che è l’acqua.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia79. Blonde, la recensione. Un lungo incubo a occhi aperti

Non sono una star, sono solo una bionda

Ma sei davvero bionda?

No

Inondata dai riflettori, Ana de Armas interpreta Norma Jean/Marilyn Monroe nel nuovo film di Andrew Dominik (L’assassinio di Jessie James per mano del codardo Robert Ford, Killing Them Softly), tratto dal romanzo dall’omonimo nome scritto da Joyce Carol Oates, bestseller nel 2000, che racconta la storia di Marilyn mischiando realtà e finzione.

Il film più che essere un biopic è infatti un incubo di 165 minuti, un flusso di sogni, ricordi, pensieri, che sembrano provenire dalla mente della stessa Marilyn. Il montaggio e la struttura narrativa del film rendono l’opera un continuo flusso di eventi, in cui sogni e realtà si confondono e l’azione sembra non fermarsi mai, trascinandoti nella vorticosa e tragica vita della diva statunitense e della donna dietro di lei.

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Valutazione: 8.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Don’t Worry Darling, la recensione

Nel 1972 vedeva la luce nelle librerie il romanzo di Ira Levin The Stepford Wives, tradotto da noi in La fabbrica delle mogli, che tre anni più tardi ha generato l’omonimo film diretto da Bryan Forbes e interpretato da Katharine Ross. A distanza di cinquant’anni precisi, possiamo affermare che La fabbrica delle mogli è il più grande classico di fantascienza (letteraria e cinematografica) ad essere quasi completamente ignorato dalle masse. In pochi, oggi, conoscono il romanzo di Levin o hanno visto il film di Forbes nonostante si tratti di una storia che ha ispirato in maniera più o meno diretta dozzine e dozzine di opere. Ultima, in ordine cronologica, il secondo lungometraggio da regista di Olivia Wilde, Don’t Worry Darling, presentato fuori concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia e in arrivo nei cinema italiani il 22 settembre con Warner Bros. Pictures.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Margini, la recensione

Grosseto, 2008. Un capoluogo di regione che sembra una provincia. Una piccolissima provincia addormentata in cui non succede mai nulla. Un luogo piccolo, in ogni senso, in cui tutti si conoscono e nessuno sembra avere reali ambizioni. Nessuno tranne Michele, Edoardo e Iacopo, tre ragazzi neanche trentenni che vivono intrappolati nel mito della musica punk. Hanno messo insieme una band, i Waiting for Nothing (che è tutto un programma!), e sognano tutti insieme di poter sfondare nel mondo della musica. Ma se si hanno questi sogni di gloria, Grosseto non può che essere un paesotto che sta stretto poiché le uniche occasioni che offre per esibirsi sono le deprimenti feste dell’Unità e qualche locale scalcagnato privo di pubblico. Persa quella che sembrava essere l’occasione della loro vita, aprire a Bologna il concerto di una band hardcore straniera, Michele, Edoardo e Iacopo vengono assaliti da un discutibile colpo di genio: portare la band straniera – i Defense – a Grosseto e organizzare a spese loro il concerto più ribelle che sia mai arrivato in città. Una buonissima idea, peccato che i tre amici non hanno né le possibilità economiche né le capacità per organizzare un concerto del genere.

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Venezia79. Dreamin’ Wild, la recensione del biopic sugli Emerson Bros

I fratelli Donnie e Joe Emerson erano poco più che ragazzini negli anni Settanta e abitavano in campagna dove il padre lavorava coltivando la terra. Donnie era il più talentuoso; prima di compiere diciotto anni era già in grado di comporre canzoni e capace di suonare molti strumenti mentre Joe – minorenne pure lui – era alla batteria. Il grande entusiasmo ed amore per la musica di Donnie trascinò anche il fratello nell’avventura del pop-rock-soul. Un mix di stili fusi insieme da un “sound” casalingo ma accattivante. Il padre Don assecondò la loro passione costruendo nel loro terreno uno studio di registrazione in piena regola. I fratelli riuscirono ad incidere un intero album e trovarono anche un’etichetta disposta a trasformare il loro nastro in un disco vero e proprio che venne poi distribuito.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia79. Il Signore delle formiche, la recensione del film di Gianni Amelio

Il Signore delle formiche verrà etichettato come il film del caso Braibanti ma è di più. È una grandissima storia d’amore tra un uomo e un ragazzo. Una storia autobiografica; molto autobiografica“. Queste sono le precise parole pronunciate, con emozione, dal regista Gianni Amelio durante la conferenza stampa di presentazione del suo ultimo film alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia. Ed è un film di cui, siamo sicuri, si parlerà a lungo per mille motivi.

Siamo a metà degli anni Sessanta. Nella civile Europa esistevano paesi, come l’Inghilterra, in cui l’omosessualità era ancora un reato penale mentre in Italia era considerata “solo” una malattia da curare con metodi brutali come l’elettroshock. La società evitava con cura di pronunciare anche la parola “omosessuale” perchè ritenuta talmente scandalosa da dover essere cancellata completamente dal parlato comune. 

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia79. Dead For a Dollar – Morto per un dollaro, la recensione del western di Walter Hill

Dead For a Dollar – Morto per un dollaro di Walter Hill non è il classico film western ma un film western classico.

È un gioco di parole sottile ma più significativo di quanto sembri.

È classico in tutti gli aspetti, dalla trama fino alle singole inquadrature.

Alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia è fuori concorso ma non ancora fuori moda nonostante il genere abbia ormai attraversato quasi tutte le epoche della ultracentenaria storia cinematografica.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia79. Love Life, la recensione

Presentato in concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia, Love Life di Kōji Fukada, è un racconto familiare quotidiano e drammatico in cui il regista giapponese ci porta in una giovane famiglia sconvolta da un trauma.

Taeko (Fumino Kimura) e Jiro (Kento Nagayama) sono da poco sposati, ma la relazione non è vista di buon occhio dal padre di Jiro in quanto Taeko aveva avuto già un figlio da una precedente relazione. Il piccolo, Takei, è particolarmente intelligente, tanto da essere un campione di Othello a soli 6 anni.

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Venezia79. L’immensità, recensione del film con Penelope Cruz

Tanti applausi dalla critica per L’immensità, l’ultimo film di Emanuele Crialese, già autore degli apprezzati Nuovo Mondo e Respiro, proiettato in Sala Darsena alla Biennale di Cinema.

Un film che si basa molto sull’interpretazione della Coppa Volpi 2021 Penelope Cruz, e il suo rapporto con la figlia di undici anni (molto brava la giovane attrice Luana Giuliani), all’interno di un contesto familiare romano, dove però la città è quasi distopica.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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