The Watchers – Loro ti guardano, la recensione

Papà Shyamalan sta decisamente lavorando sodo per dare un futuro degno del nome di famiglia alle sue figlie. Se la cantautrice e perfromer Saleka reciterà nel prossimo film del padre, Trap, la più giovane Ishana Night Shyamalan esordisce alla regia di un lungometraggio, The Watchers – Loro ti guardano, che ricorda davvero molto i film per i quali il genitore è diventato famoso. Strutturato attorno a un fitto mistero, avvalorato da una tensione e un’inquietudine costante e pronto a deflagrare in una serie di colpi di scena, The Watchers ha il perfetto Shyamalan touch, compresi i maggiori difetti degli ultimi film che hanno caratterizzato la carriera del celebre genitore.

Mina è americana, ma vive in Irlanda e lavora in un negozio di animali. Quando le viene chiesto di trasportare un pappagallo in uno zoo fuori città, il navigatore porta la ragazza in una foresta nei pressi di Galway dove rimane misteriosamente in panne con l’automobile. In cerca di aiuto, Mina si inoltra tra gli alberi perdendosi insieme al pappagallo. Mentre il sole tramonta, si cominciano a sentire strani versi tra la vegetazione finché Mina si rende conto che qualcosa tra gli alberi l’ha puntata e comincia a darle la caccia. In preda al panico, la ragazza viene soccorsa da una donna anziana e condotta in fretta all’interno di un’abitazione dove ci sono altri due ragazzi, Ciara e Daniel. Tutti loro sono prigionieri della foresta, costretti a mettersi in mostra ogni notte davanti a un enorme specchio finestra per assecondare le voglie voyeuristiche dei misteriosi Osservatori. Ma chi sono “loro”?

Già regista e sceneggiatrice per diversi episodi della serie Servant, nonché regista di seconda unità in Old e Bussano alla porta, la ventiduenne Ishana Night Shyamalan pone la sua convintissima firma d’esordio su un film che è in perfetta continuità con il mondo nel quale ha mosso i suoi primi passi con il padre, ovvero quello dell’horror d’atmosfera, del mistery soprannaturale. The Watchers, che è anche scritto da Ishana Night Shyamalan trasponendo l’omonimo romanzo di A.M. Shine, trasporta immediatamente lo spettatore all’interno di una storia intrigante toccando le giuste corde della curiosità e, grazie a un ritmo decisamente ben dosato, sferra quei colpi di scena che ognuno di noi ormai si aspetta quando vede il nome Shyamalan legato a un film.

Dopo un prologo molto canonico per un film horror che presenta la minaccia (senza mostrarla), The Watchers ci introduce la tormentata protagonista interpretata da una Dakota Fanning molto in character: sguardo triste, apparente apatia e un passato tragico che non sembra volerla abbandonare. Bastano davvero pochi minuti e Mina è già persa nella foresta, in balia di una presenza tanto minacciosa quanto letale, da come abbiamo potuto evincere dal prologo.

Una serie di dettagli e immagini ben piazzate ci fanno subito capire che uno dei temi trattati da The Watchers è l’emulazione, nel senso di sdoppiamento dell’esperienza. Mina ha una sorella gemella (con la quale ha rotto ogni rapporto), il pappagallo che deve consegnare ripete le frasi che sente (cerca di rimanere vivo!, dice a più riprese), la baita nella foresta – il Covo – ha un’intera parete a specchio, dove le immagini degli abitanti si fondono idealmente con gli abitanti stessi in abili giochi d’inquadrature. Poi c’è il voyeurismo, strettamente legato alla stessa emulazione perché, proprio come il pappagallo che accompagna Mina, per emulare bisogna prima osservare e imparare. E così come gli abitanti del Covo passano le giornate guardando annoiati i DVD di un reality show, loro stessi sono protagonisti involontari di un Grande Fratello, sotto stretto monitoraggio notturno di qualcuno che vuole forse imparare da loro qualcosa.

Ishana Night Shyamalan dona così al suo film una lettura molto intrigante che ci porta direttamente a uno dei più grandi e subdoli timori della contemporaneità: l’Intelligenza Artificiale. Non è infatti difficile leggere tra le righe di questa fiaba horror una metafora di quei programmi di AI creati per imparare dagli uomini a diventare autonomi nel replicare il loro operato, AI che tentativo dietro tentativo, con le imperfezioni fatte da troppe dita in una mano e occhi innaturalmente grandi, giungono alla perfezione, all’esperienza emulativa definitiva.

Ci tengo a chiarire a chi non ha ancora visto il film che The Watchers non parla di Intelligenza Artificiale esplicitamente, tranquilli, nessuno spoiler, questa è solo una delle possibili letture metaforiche.

Ma allora, quale è la minaccia che risiede dietro The Watchers? Beh, rivelarla qui sarebbe un delitto perché la giovane Shyamalan gioca proprio col mistero, costruendo gradualmente la narrazione per servire uno (o più) colpi di scena. E il film, che funziona a meraviglia nella sua prima metà quando lo spettatore, come la protagonista, non ha ancora la più pallida idea di cosa stia davvero accadendo, inizia a vacillare pericolosamente a mano a mano che le carte vengono svelate e le spiegazioni si accumulano per dare allo spettatore un prospetto finale a prova di scemo. Ecco, questa tendenza a dire tutto e nel modo più chiaro possibile è in perfetta antitesi con quello che The Watchers sembra essere nei primi 40 minuti, quell’inquietudine e quel mistero lasciano ben presto il passo a un’ordinarietà che forse avremmo preferito in questo caso evitare.

Col senno di poi, il mistero di The Watchers – Loro ti guardano è in perfetta coerenza con il cinema di Casa Shyamalan e questo film sembra incastrarsi efficacemente all’interno di quel pantheon fanta-horror che cerca nella mitologia e nel folklore una connessione con le radici dell’umanità. Ishana Night Shyamalan affronta il suo ingresso nel mondo fantastico proprio come farebbe un figlio cresciuto con le storie della buonanotte raccontate dal proprio genitore e, ci auguriamo, possa proseguire su questa linea, anche perfezionandosi, alimentando così l’immaginario cinematografico fantastico sostenuto fortemente dal padre… magari con qualche ‘spiegone’ in meno.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La prima metà del film è davvero molto inquietante.
  • Un buon world building che sa affrontare e rielaborare il folklore nord-europeo.
  • In continuità con temi e atmosfere dei film di M. Night Shyamalan.
  • Troppe spiegazioni incanalano la fantasia dello spettatore verso una direzione non eccezionale.
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