TSplusF21. Settlers, la recensione

Uno dei più noti tòpoi del cinema western è l’assedio, quella situazione che prende luogo in quelle fattorie o ranch nel mezzo di una prateria desolata e ha per protagoniste famiglie che hanno un ingiusto conto da regolare con un criminale o signorotto locale che ha assoldato mercenari o, spesso, una semplice resa di conti tra bande rivali. Quell’elemento distintivo di molto cinema americano classico è stato ripreso dal regista e sceneggiatore britannico Wyatt Rockefeller e adattato per un racconto fantascienza che prende il nome di Settlers.

Presentato in anteprima mondiale all’ultimo Tribeca Film Festival e in competizione per il Premio Asteroide al 21° Trieste Science+Fiction Festival, Settlers prende una delle più tipiche situazioni del cinema western, l’assedio appunto, e lo inserisce in un contesto fantascientifico. Non più le praterie ingiallite del Nord America, ma il suolo polveroso di Marte, dove in una fattoria ad allevare maiali e galline vive una famigliola di coloni terrestri. La vita tranquilla di Reza (Jonny Lee Miller), Ilsa (Sofia Boutella) e la figlioletta Remmy (Brooklynn Prince) viene improvvisamente stravolta dall’arrivo di alcuni misteriosi intrusi che assaltano la fattoria: prima intimano i coloni a lasciare il luogo con metodi minacciosi, poi utilizzano la violenza a cui Reza e Ilsa rispondono prontamente. Quello che segue cambierà per sempre la vita di entrambi i gruppi.

Settlers

Se il buongiorno si vede dal mattino, l’esordiente Wyatt Rockefeller sicuramente avrà modo di stupirci in futuro perché questo suo primo lungometraggio mostra tante ottime idee e uno stile già definito che peccano solo nello sviluppo del racconto. Settlers è chiaramente un film western, nell’impianto e nell’ambientazione mascherata da set fantascientifico, ma è anche un film che parla di crescita di personale e di perdita dell’innocenza. Il punto di vista, che inizialmente appare come corale, pian piano diventa esclusivo di Remmy, una bambina cresciuta nell’affetto famigliare e, letteralmente, in una campana di vetro lontano da qualsiasi pericolo che si trova a dovere gestire una situazione imprevista e imprevedibile come quella che la coinvolge.

Settlers

Inizialmente il film si sviluppa come un home invasion, ma Rockefeller abbandona presto le dinamiche di questo filone del thriller per mostrarci l’inusuale situazione di invasi e invasori costretti a convivere sotto un unico tetto. Possiamo pensare alle dinamiche di un rapimento, ma Settlers non ci mostra neanche davvero questo, più che altro una convivenza forzata in un luogo circoscritto, visto che la fattoria si trova sotto una cupola “ossigenata”. La convivenza assume molte sfumature differenti, ma i sentimenti che la accompagnano con costanza sono la rabbia e il rancore che sfociano inevitabilmente in violenza, così come nella violenza questa convivenza nasce.

Se la stupenda Sofia Boutella (La Mummia, Climax), nel ruolo della coraggiosa mamma di Remmy lascia il segno per intensità da action-woman, è proprio il personaggio della figlia a colpire più di tutti, sia nella sua versione bambina interpretata da Brooklynn Prince (Un sogno chiamato Florida, The Turning – La casa del male), sia nella sua versione adolescente interpretata dalla Nell Tiger Free della serie horror Servant.

Settlers

C’è perfino un robottino a far da unico e migliore amico di Remmy, tanto per sottolineare, se non si fosse capito fin dall’inizio, che tra i materiali d’ispirazione per Settlers Rockefeller ha attinto non poco anche dalla mitica serie-tv Lost in Space, rifatta recentemente anche da Netflix.

Quello che però non convince in questo esordio è il lungo secondo atto, un massiccio blocco narrativo centrale eccessivamente dilatato e statico che se da una parte è utile a far crescere caratterialmente il personaggio di Remmy, dall’altro è colpevole di far sprofondare il racconto nella noia.

Settlers sarà distribuito nel 2022 da Koch Media.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il mix tra western e fantascienza funziona.
  • Sofia Boutella, Brooklynn Prince e Nell Tiger Free, un quartetto di attrici davvero ottime!
  • Una parte centrale eccessivamente statica e dilatata narrativamente.
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