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TSplusF21. Gaia, la recensione
La lunga tradizione del filone cinematografico dell’eco-vengeance ci ha insegnato che la Natura trova sempre un modo per rimediare ai soprusi e alle violenze perpetrate dall’essere umano, così da ristabilire quell’equilibro da cui ogni cosa ha origine. In fin dei conti l’uomo è un ospite sulla Terra e per la stessa salvaguardia del suo essere non dovrebbe mai e poi mai maltrattare il pianeta che gli offre una casa e il sostentamento. Sappiamo che le cose, poi, non vanno esattamente così e sappiamo anche che la finzione cinematografica e letteraria ha spesso cercato di ristabilire quell’ordine naturale trovando drastici rimedi alla scellerata azione umana. Che siano gli elementi naturali a “punire” l’arroganza dell’uomo o le bestie della terra, dell’aria e dell’acqua, come emissari della Natura stessa, la sostanza non cambia e segue la stessa logica anche Gaia, l’eco-vengeance di nazionalità sudafricana che porta la firma di Jaco Bouwer, al suo secondo lungometraggio dopo una lunga gavetta in tv.
TSplusF21. Let the Wrong One In, la recensione
Il caro vecchio vampiro, forse il mostro dell’immaginario popolare a non essere mai passato realmente di moda, costante protagonista al cinema, in tv, su romanzi e fumetti. La grande popolarità ha fatto del succhiasangue per antonomasia anche l’oggetto più gettonato di scherni, barzellette e opere d’ironia, soprattutto al cinema, fin dai tempi di Gianni e Pinotto che incontravano Dracula, o il vampiro omosessuale raccontato da Polanski nel capolavoro Per favore non mordermi sul collo, fino al Dracula morto e contento di Mel Brooks e il grottesco mockumentary di Taika Waititi What We Do in the Shadows. Vampiri comici si, ma sempre con una innegabile dignità. La stessa dignità che caratterizza il nuovo horror di Conor McMahon, Let the Wrong One In, che proprio di vampiri parla ma estremizzandone il lato più cialtrone e parossistico.
TSplusF21. Rose: A Love Story, la recensione
Un uomo, una donna, una baita sperduta tra le montagne britanniche e immersa nella neve, una malattia misteriosa che è necessario contenere. Questi sono i semplicissimi ingredienti che stanno alla base di Rose: A Love Story, opera prima dell’inglese Jennifer Sheridan che arriva dal montaggio (soprattutto televisivo) ed esordisce nel lungometraggio con un anomalo horror minimalista che parla d’amore estremo.
Presentato in anteprima italiana nella selezione del Trieste Science-Fiction Festival 2021, Rose: A Love Story ci immerge nella dimensione intima della vita di coppia: Rose e Sam vivono in isolamento a causa di una misteriosa patologia di cui la ragazza soffre.
Tutti i vincitori del Trieste Science+Fiction Festival 2021
Nonostante sia ancora in corso il Trieste Science+Fiction Festival, ieri 1° novembre al Politeama Rossetti di Trieste si è tenuta la cerimonia di premiazione della 21ª edizione, contestualmente alla consegna del premio Asteroide alla carriera ad Abel Ferrara. Dopo la premiazione, è stato proiettato in anteprima il nuovo film di Ferrara Zeros and Ones, un thriller dai toni noir con protagonista l’attore Ethan Hawke.
Di seguito potete leggere la lista completa dei premi e dei premiati con tanto di motivazione.
TSplusF21. The Pink Cloud, la recensione
Una nube rosa improvvisamente invade i cieli in tutto il mondo. Si hanno solo dieci secondi dopo essere entrati in contatto con quella massa gassosa, poi si cade morti. I governi proclamano lo stato di emergenza globale e gli esseri umani non possono più uscire all’aria aperta, intrappolati di quei luoghi in cui si trovano, in convivenza forzata con le persone con le quali sono in quel momento. Passano giorni, mesi, anni e la nube rosa non sembra voler andare via. Noi seguiamo la vicenda dal punto di vista di Giovana e Yago, una giovane coppia che vedrà mettere a dura prova l’affetto che l’uno prova per l’altra.
TSplusF21. Settlers, la recensione
Uno dei più noti tòpoi del cinema western è l’assedio, quella situazione che prende luogo in quelle fattorie o ranch nel mezzo di una prateria desolata e ha per protagoniste famiglie che hanno un ingiusto conto da regolare con un criminale o signorotto locale che ha assoldato mercenari o, spesso, una semplice resa di conti tra bande rivali. Quell’elemento distintivo di molto cinema americano classico è stato ripreso dal regista e sceneggiatore britannico Wyatt Rockefeller e adattato per un racconto fantascienza che prende il nome di Settlers.
TSplusF21. Flashback, la recensione
Secondo la teoria dell’Universo dei Blocchi, il nostro Universo può essere visto come un gigantesco blocco spaziale a quattro dimensioni che contiene tutte le cose che accadono. Secondo questa teoria il “presente” non esiste ma è solo la percezione individuale in base al punto dell’universo dei blocchi in cui ci si trova, allo stesso tempo il “passato” e solo una posizione precedente dell’universo e il “futuro”, quindi, una posizione successiva. Una teoria che va dunque a scardinare il concetto stesso di tempo, ammettendo la possibilità che passato, presente e futuro possano convivere simultaneamente.
Non è dichiaratamente ispirato a questa teoria il fanta-thriller canadese Flashback, ma nel film di Christopher MacBride possiamo senza dubbio scorgere echi dell’Universo dei Blocchi per spiegare il trip fantascientifico che compie Fred Fitzell, il protagonista interpretato da Dylan O’Brien.