TSplusF21. The Pink Cloud, la recensione

Una nube rosa improvvisamente invade i cieli in tutto il mondo. Si hanno solo dieci secondi dopo essere entrati in contatto con quella massa gassosa, poi si cade morti. I governi proclamano lo stato di emergenza globale e gli esseri umani non possono più uscire all’aria aperta, intrappolati di quei luoghi in cui si trovano, in convivenza forzata con le persone con le quali sono in quel momento. Passano giorni, mesi, anni e la nube rosa non sembra voler andare via. Noi seguiamo la vicenda dal punto di vista di Giovana e Yago, una giovane coppia che vedrà mettere a dura prova l’affetto che l’uno prova per l’altra.

Questa storia, oggi nel 2021, ha quasi del familiare, sicuramente non sembra così fantascientifica come quando la regista e sceneggiatrice Iuli Gerbase nel 2017 la ideò e nel 2019 la filmò. La nube rosa e il covid-19 hanno portato gli esseri umani di tutto il mondo all’isolamento forzato, al lockdown, che nella realtà fortunatamente non ha ancora abbracciato un lasso di tempo così consistente come quello mostrato nel film. Un isolamento, che a volte si traduce in convivenza forzata, che mette a dura prova la sanità mentale delle persone e a volte fa emergere il lato peggiore di se stessi, l’inadeguatezza alla socialità.

the pink cloud

The Pink Cloud ci racconta, in fin dei conti, non una pandemia, non un lockdown, non una nube rosa killer, ma un rapporto di coppia che si sviluppa tra alti e bassi e fa il suo corso come lo farebbe nella vita di tutti i giorni, solo amplificato e forse accelerato dalla situazione straordinaria in cui si alimenta.

All’inizio tutto sembra andare a meraviglia, forse anche troppo bene considerando che fuori ci sono le prime avvisaglie dell’apocalisse, tra sessioni di yoga, cene romantiche casalinghe e grande intesa sessuale. Poi le prime avvisaglie della crisi, la volontà di lui di avere un figlio e la contrarietà di lei, la voglia di uscire, i litigi, l’arrivo improvviso di un figlio che rinsalda i due giovani fino alla crisi vera e propria, la separazione (in casa), l’allaccio di rapporti (virtuali) con altre persone e così via.

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The Pink Cloud descrive l’iter completo di una relazione di coppia, con fare anche melodrammatico, lucido e realistico. A non essere realistico, invece, e lo possiamo dire col senno di poi visto che in questa situazione ci siamo passati davvero, è il contesto in cui va a svilupparsi la storia. Il mondo fuori sembra procedere come se nulla fosse, ma non è così perché le persone non possono uscire: dunque, senza lavoro come gira l’economia? Cosa sta accadendo all’esterno? Perché vanno in onda telegiornali? Come diavolo funziona il sistema di tubi e droni che porta i beni di prima necessità nelle abitazioni? Chi lo ha costruito? E questi beni, chi li produce? E ancora, possibile che nell’arco di anni, durante i quali si sviluppa il film, nessuno abbia pensato a uscire di casa bardato con maschera antigas e tuta anticontaminazione?

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Capiamo (anche se possiamo non condividere) che non è questo che interessa alla regista e la fantascienza è un mezzo per arrivare ad altro, ma c’è un’accettazione degli eventi in corso che non risulta affatto credibile e crea distacco nello spettatore non riuscendo a innescare il meccanismo della sospensione dell’incredulità.

Nel complesso, The Pink Cloud non è originale, anzi somiglia davvero tantissimo a un piccolo film italiano del 2011, Tempo di reazione di Antonio Micciulli, svuotato però dell’aspetto thriller e arricchito dal discorso sulla coppia. A risultare originale e suggestivo è però il rosa che avvolge ogni immagine, come se la nube – che non vediamo quasi mai – è di fatto uno dei protagonisti della vicenda, sempre in scena. Molto convincenti i due protagonisti Renata de Lélis ed Eduardo Mendonça, soprattutto lei visto che il personaggio di Giovana presenta una crescita caratteriale maggiore e più netta.

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The Pink Cloud è senza dubbio un film di valore che mostra il talento della brasiliana Iuli Gerbase, nonostante sia al suo primo lungometraggio, nel raccontare la quotidianità tra quattro mura sfruttando benissimo gli spazi; allo stesso tempo presenta molte ingenuità nella tenuta del contesto fanta-realistico, cose che magari fino a due anni fa neanche avremmo notato ma che oggi saltano immediatamente all’occhio palesandoci come la regista/sceneggiatrice sia interessata quasi esclusivamente a raccontarci la coppia e non tutto quello che accade attorno a loro. Si poteva decisamente trovare un equilibrio maggiore senza snaturare il prodotto.

The Pink Cloud è stato presentato in anteprima italiana nel concorso del Trieste Science+Fiction Festival 2021.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Racconta con realismo il processo di nascita e fine di una relazione di coppia.
  • Renata de Lélis è molto brava.
  • Intrigante la scelta del rosa per colorare ogni inquadratura.
  • Il contesto fantascientifico viene subito tralasciato.
  • Col senno di poi, le dinamiche che descrivono il lockdown sono molto poco realistiche.
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